Federico De Roberto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+incipit
Riga 1:
{{PDA}}
[[Immagine:De Roberto.jpg|thumb|Federico De Roberto]]
{{indicedx}}
'''Federico De Roberto''' (1861 – 1927), scrittore italiano.
 
==''Documenti umani''==
===[[Incipit]]===
"Quando voi leggerete queste pagine, io sarò morto. Non voglio, non voglio andarmene nel silenzio e nell'ombra, senza dirvi tutto quello che ho in cuore, senza mostrarvi tutta l'opera spaventevole compita da voi, senza lasciarvi – ultimo ricordo della nostra tenera amicizia – l'eterno rimorso del male che voi avete commesso.<br /> "Io non sono generoso?... Ah! bisognava che apprendessi alla vostra scuola la generosità!... Sentite: la mamma mia dorme di là, nella camera attigua; ella riposa un istante dopo una giornata d'inquietudine, passata a spiare ogni mio movimento, quasi presaga della sciagura che le pende sul capo. Domani, a quest'ora, ella non riposerà.
 
===Citazioni===
*Andammo soli, fuori Grotta, a [[Pozzuoli]], a [[Baia|Baja]].... Che cielo! che mare!... Conosci tu il boschetto che sta dietro il lago Lucrino, sulla via della grotta della Sibilla? Il terreno è in pendenza; si procede a caso, scostando i rami che vi sfiorano il viso. Attraverso il fogliame del castagneto filtra una luce verde, fantastica, da féerie; par di nuotare in mezzo allo smeraldo fluido.... Il 20 maggio!...<br /> ''Era de maggio e te cadeano 'nzino<br /> A schiocche a schiocche le cerase rosse....''.<br /> Le rosse, le dolci, le fresche ciriegie erano le sue labbra....
*Ella aveva avuto ragione accusandomi di non esser geloso; la [[gelosia]] è una prova d'amore. Io ero stato geloso in silenzio, dentro di me, per timore di increscerle; avevo sbagliato. Le donne, alle volte, vogliono essere dominate.
*Le [[Lettera|lettere]] anonime sono una provvidenza. Data la fondamentale vigliaccheria umana, è provvidenziale che si possa far risapere una cosa o dare un consiglio senza arrischiar nulla.
*Non sapete di quale amore io amo? Io amo come il [[mare]] ama la riva: dolcemente e furiosamente!
*Pensa che l'amore, l'odio, l'ambizione, l'invidia, tutte le più forti [[Passione|passioni]] finiscono prima di noi, e che, quando tutto è finito, una cosa resta: la soddisfazione del [[Dovere|dovere]] compiuto....
*Quando vedevo molte [[Donna|donne]] riunite in qualche posto, a teatro, per esempio, od alla passeggiata, io mi domandavo; «Chi ameresti tu fra queste?» – E con una mano sulla coscienza, mi rispondevo: «Tutte, meno le vecchie, le gobbe e le troppo brutte.»
*Se volete riuscire con le donne, non le fate [[Risata|ridere]].
 
==''I Viceré''==
Line 21 ⟶ 35:
*Questi Viceré sono a uno a uno scolpiti e colpiti: sono arroganti ed ignoranti, in passato sapevano al massimo fare la firma, donna Ferdinanda tiene come un vangelo la prosa bolsa del ''Teatro genologico di Sicilia'' del Mugnòs, don Eugenio concepisce un ''Araldo Sicolo'' con ridicole innovazioni di ortografia e di fonetica, Ferdinando poi – figuriamoci, il Babbeo! – è fulminato dalla lettura di ''Robinson Crusoe'', che gli ha regalato il retorico don Cono Canalà, e il neodeputato duca d' Oragua non è in grado di articolare motto affacciandosi al balcone davanti alla folla che lo acclama. Una sola cosa resiste, nella caduta di ogni valore e nel conflitto universale degli interessi: la passione comune per la roba, l'orgoglio di appartenere a una casta e a un clan. ([[Sergio Campailla]])
 
==''DocumentiIl umanicolore del tempo''==
===''Il secolo agonizzante''===
===[[Incipit]]===
====[[Incipit]]====
"Quando voi leggerete queste pagine, io sarò morto. Non voglio, non voglio andarmene nel silenzio e nell'ombra, senza dirvi tutto quello che ho in cuore, senza mostrarvi tutta l'opera spaventevole compita da voi, senza lasciarvi – ultimo ricordo della nostra tenera amicizia – l'eterno rimorso del male che voi avete commesso.<br /> "Io non sono generoso?... Ah! bisognava che apprendessi alla vostra scuola la generosità!... Sentite: la mamma mia dorme di là, nella camera attigua; ella riposa un istante dopo una giornata d'inquietudine, passata a spiare ogni mio movimento, quasi presaga della sciagura che le pende sul capo. Domani, a quest'ora, ella non riposerà.
I [[giornali]] vivono quanto le rose: l'''espace d'un matin''. Non è facile paragonare altrimenti che per la loro caducità un foglio stampato e il più bel fiore della creazione; ma, se il fiore ha vantaggi innumerevoli sul giornale, – e non agli occhi delle donne soltanto, o dei poeti, o degli innamorati, – il giornale anch'esso ne ha qualcuno sul fiore. E questo mi pare evidente: chè, morti gli emerocallidi, i petali secchi vanno a finire nella spazzatura; mentre coi vecchi fogli si possono fare tante cose: anche libri.
====Citazioni====
*L'[[artista]] si sente solo. Singolare ed aristocratico, vive a disagio in mezzo alla società democratica ed uniforme. Si sente da essa odiato come inutile, come superbo; e la disprezza. Pertanto le opere sue non si rivolgono ai più, ma ai pochi iniziati.
*Ma consoliamoci nel frattempo pensando che gli uomini sani continuano a credere e ad amare, semplicemente. E, a chi ben guardi, il [[XIX secolo|secolo decimonono]] non è poi tanto singolare quanto sembra; si può dimostrare che somiglia non poco al diciottesimo, e si può scommettere che il ventesimo gli somiglierà.
 
===Citazioni''Il tolstoismo''===
Il signor [[Ossip Lourié|Ossip-Lourié]] ha pensato di riunire in un maneggevole libretto tutti i pensieri, le sentenze e i giudizî di [[Leone Tolstoi]], traendoli con molta pazienza dalle sue opere e raggruppandoli in tredici paragrafi, nei quali si ragiona della vita e della morte, della religione e della scienza, del patriottismo e dell'istruzione, e via dicendo.
*Andammo soli, fuori Grotta, a [[Pozzuoli]], a [[Baia|Baja]].... Che cielo! che mare!... Conosci tu il boschetto che sta dietro il lago Lucrino, sulla via della grotta della Sibilla? Il terreno è in pendenza; si procede a caso, scostando i rami che vi sfiorano il viso. Attraverso il fogliame del castagneto filtra una luce verde, fantastica, da féerie; par di nuotare in mezzo allo smeraldo fluido.... Il 20 maggio!...<br /> ''Era de maggio e te cadeano 'nzino<br /> A schiocche a schiocche le cerase rosse....''.<br /> Le rosse, le dolci, le fresche ciriegie erano le sue labbra....
*Ella aveva avuto ragione accusandomi di non esser geloso; la [[gelosia]] è una prova d'amore. Io ero stato geloso in silenzio, dentro di me, per timore di increscerle; avevo sbagliato. Le donne, alle volte, vogliono essere dominate.
*Le [[Lettera|lettere]] anonime sono una provvidenza. Data la fondamentale vigliaccheria umana, è provvidenziale che si possa far risapere una cosa o dare un consiglio senza arrischiar nulla.
*Non sapete di quale amore io amo? Io amo come il [[mare]] ama la riva: dolcemente e furiosamente!
*Pensa che l'amore, l'odio, l'ambizione, l'invidia, tutte le più forti [[Passione|passioni]] finiscono prima di noi, e che, quando tutto è finito, una cosa resta: la soddisfazione del [[Dovere|dovere]] compiuto....
*Quando vedevo molte [[Donna|donne]] riunite in qualche posto, a teatro, per esempio, od alla passeggiata, io mi domandavo; «Chi ameresti tu fra queste?» – E con una mano sulla coscienza, mi rispondevo: «Tutte, meno le vecchie, le gobbe e le troppo brutte.»
*Se volete riuscire con le donne, non le fate [[Risata|ridere]].
 
===''Il colore del temposuperuomo''===
====[[Incipit]]====
*Bisogna fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi.
Alla succinta esposizione critica della dottrina tolstoiana non sarà inutile far seguire quella di un'altra modernissima filosofia, molto ammirata o molto derisa, senza che si sappia bene, dai più, in che cosa consiste: voglio dire la filosofia di [[Nietzsche|Federico Nietzsche]], il vangelo di Zarathustra, la profezia del Superuomo. La cosa sarà tanto meno inopportuna, quanto che le idee del Nietzsche sono diametralmente opposte a quelle del Tolstoi, e rappresentano, come si suol dire, l'altra faccia della medaglia.
====Citazioni====
*Bisogna esser duri con sè stessi per creare nuovi valori, per plasmare a proprio talento la realtà. Bisogna esser duri con gli altri, coi fiacchi, con gli impotenti, con gl'incapaci di vivere.
*Ciascuno commisera e lenisce il dolore altrui temendone uno simile per sè, e sperando che altri lo lenisca a lui.
*La pietà è deprimente, perchè ciascun individuo pietoso, oltre ai mali proprî, deve sopportare gli altrui. Di più: essa è pericolosa, perchè tende a far sussistere e perpetuare i deboli, gl'infermi, tutti quegl'individui che, nell'interesse della razza, dovrebbero sparire.
*Le specie sono in continua guerra fra loro, la prosperità dell'una costa il deperimento dell'altra, le deboli soccombono dinanzi alle più forti.
*Non la pace, il riposo, la quiete saranno stimate; ma la lotta e la guerra; la guerra benefica, la guerra indice della forza, della salute, dell'esuberanza.
*Non si sa più comandare; quei pochi che esercitano un timido potere, quasi se ne scusano; si dicono i ''primi servitori'' del paese, gli ''strumenti'' del bene comune. Non si osa castigare; i delinquenti commuovono più delle vittime.
*Poichè l'uomo è più forte della donna, ma la donna è necessaria all'uomo, la conseguenza logica e naturale è che egli adoperi una parte della propria forza a proteggere, a mantenere questa creatura debole della quale ha bisogno, e che a sua volta lavora un poco per lui e moltissimo per la prole comune.
 
===''IlLa secolopoesia agonizzantedi un filosofo''===
====[[Incipit]]====
Che [[Sully Prudhomme]] sia un artista geniale, un poeta delicatissimo, è risaputo da quanti hanno sentito, con accompagnamento di musica o senza, il suo celebre ''Vase brisé''. Che egli sia un pensatore coltissimo, un filosofo acuto, è noto a quanti hanno compulsato il suo ponderoso volume sull<nowiki>'</nowiki>''Espressione nelle Arti belle''. Egli non ha voluto però tener separate le sue diverse facoltà, contentandosi di scrivere ora versi ispirati ed ora ragionamenti rigorosi; ha pure composto i poemi intitolati ''I Destini'', ''La Giustizia'' e ''La Felicità'' con cuore di poeta e mente di filosofo. Questa parte dell'opera sua è la più degna di nota, perchè si riferisce a uno dei più singolari problemi del tempo nostro.
I [[giornali]] vivono quanto le rose: l'''espace d'un matin''. Non è facile paragonare altrimenti che per la loro caducità un foglio stampato e il più bel fiore della creazione; ma, se il fiore ha vantaggi innumerevoli sul giornale, – e non agli occhi delle donne soltanto, o dei poeti, o degli innamorati, – il giornale anch'esso ne ha qualcuno sul fiore. E questo mi pare evidente: chè, morti gli emerocallidi, i petali secchi vanno a finire nella spazzatura; mentre coi vecchi fogli si possono fare tante cose: anche libri.
 
====Citazioni====
*Le specie sono in continua guerra fra loro, la prosperità dell'una costa il deperimento dell'altra, le deboli soccombono dinanzi alle più forti.
*L'[[artista]] si sente solo. Singolare ed aristocratico, vive a disagio in mezzo alla società democratica ed uniforme. Si sente da essa odiato come inutile, come superbo; e la disprezza. Pertanto le opere sue non si rivolgono ai più, ma ai pochi iniziati.
*Ma consoliamoci nel frattempo pensando che gli uomini sani continuano a credere e ad amare, semplicemente. E, a chi ben guardi, il [[XIX secolo|secolo decimonono]] non è poi tanto singolare quanto sembra; si può dimostrare che somiglia non poco al diciottesimo, e si può scommettere che il ventesimo gli somiglierà.
 
===''La filosofia di un poeta''===
====[[Incipit]]====
Quando l'arte di [[Charles Baudelaire|Carlo Baudelaire]] fu detta, prima ancora che dal [[Max Nordau|Nordau]], oscura ed immorale, una voce potente sorse a difenderla: la voce di [[Victor Hugo|Vittor Hugo]]. Il gran poeta affermò che l'autore dei ''Fleurs du mal'' aveva arricchito il campo delle commozioni artistiche di un ''frisson nouveau''. Indubbiamente altrettanto si può dire di [[Maurice Maeterlinck|Maurizio Maeterlinck]], dei suoi versi e dei suoi drammi. E se i simboli dentro i quali egli ha chiuso il proprio pensiero non sono intelliggibili ai più, se gli ammiratori del poeta vogliono intendere tutta quanta la sua filosofia, eccola per disteso spiegata nel suo nuovo libro: ''La Sagesse et la Destinée''.
====Citazioni====
*Nella ragione non c'è amore, mentre ce n'è molto nella saggezza.
*Per accorgerci dei difetti altrui dobbiamo averli un poco anche noi....
*Senza dubbio anche questa volta il pensatore si contraddice per amore della verità, per stringere quanto più da presso è possibile la verità. Ragionando della perfezione dell'anima, vuole naturalmente che questa perfezione sia divina; ma poi deve rinunziare ad essa e tornare all'umile umanità; perché, tanto è vero che la perfezione più perfetta è la divina; quanto è vero che all'uomo bisogna proporre una [[meta|mèta]] che egli possa raggiungere, cioè umana. Questo è vero principalmente e sciaguratamente: è vero principalmente e sciaguratamente: che la [[verità]] è molteplice e multiforme; e che quando noi crediamo di averla afferrata, allora ci sfugge.
*Soltanto la nostra ignoranza e la nostra indolenza chiamano fatale ciò che la nostra energia e la nostra intelligenza debbono chiamare naturale ed umano.
 
===''Il femminismo''===
====[[Incipit]]====
Tre secoli addietro, nel 1595, a Wittenberg, furono pubblicamente sostenute cinquanta tesi per dimostrare che la donna non è una creatura umana. Oggi cinquantamila fra tesi, dissertazioni, conferenze, volumi e articoli di giornali attribuiscono al sesso femminile non solo le dignità che gli sono proprie, ma anche quelle che non gli convengono. Questa propaganda è uno dei ''segni particolari'' dell'età presente: come tale merita di fermare la nostra attenzione.
====Citazioni====
*Poichè l'uomo è più forte della donna, ma la donna è necessaria all'uomo, la conseguenza logica e naturale è che egli adoperi una parte della propria forza a proteggere, a mantenere questa creatura debole della quale ha bisogno, e che a sua volta lavora un poco per lui e moltissimo per la prole comune.
 
===''Due civiltà''===
====[[Incipit]]====
Fino a pochi anni addietro, quando i sociologhi in vena di profezia si proponevano la quistione della fine della nostra civiltà,—giacchè le civiltà fioriscono e finiscono come tutte le altre cose di questo mondo,—i sociologhi, dico, pensavano che la civiltà nostra soccomberebbe per opera di una nuova grande invasione barbarica, e vedevano nei Cinesi il nemico formidabile.
====Citazioni====
*Bisogna fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi.
 
===''Vincitori e vinti''===
La guerra tra la Spagna e gli Stati Uniti d'America ha rivelato molte cose che non era difficile prevedere, ma che pure hanno destato qualche stupore in più d'uno.
 
===''Il genio e l'ingegno''===
====[[Incipit]]====
«A quel massimo degli umani intelletti, [[Paolo Sarpi]], ragionevolmente parve lo straordinario ingegno una prontissima passività a ricevere e riprodurre in sè anco le minime impressioni degli oggetti o sensibili o intelligibili, e però non altro che una straordinaria e male invidiata malattia, la quale i moderni fisiologi nel moderno linguaggio chiamerebbero lenta encefalite».<br>
Queste righe di [[Pietro Giordani]] potrebbero trovar posto nei Precursori del [[Cesare Lombroso|Lombroso]] del dottor Antonini. Dove il prosatore piacentino diagnosticava una encefalite lenta, i filosofi contemporanei vedono, con l'autore dell'Uomo di genio, una nevrosi, una psicosi, una forma di epilessia.
====Citazioni====
*Alcuni, tuttavia, combattono la teoria del Lombroso perché temono precisamente che sia diretta, o possa portare a comprimere, a deprimere i sentimenti d'ammirazione che il genio eccita nella mediocre e infima umanità, e a scemarne l'importanza sociale.
*[[Max Nordau]] è stato seguace tanto fervente del Lombroso, che ha esteso la teoria oltre le intenzioni del maestro, sino a considerare la più gran parte degli ingegni artistici universalmente ammirati ai nostri giorni come il prodotto di una degenerazione.
*La lode solletica e la trascuraggine umilia. È questo un sintomo patologico, o non piuttosto il giuoco naturale delle passioni, la legge eterna dell'umana natura?
 
===''Critica e creazione''===
Nemico dell'arte, [[Max Nordau]] non si contenta di fare il critico, il sociologo, il filosofo, il polemista; egli fa anche l'artista. Il caso è ancora più notevole che dapprima non paresse.<br>
Dei suoi romanzi di un tempo non mette conto parlare; bisogna invece leggere l'ultimo, quello che egli ha pubblicato dopo la ''Degenerazione'' e la ''Psico-fisiologia del genio'', cioè dopo i libri dove ha peggio trattato gli artisti e la stessa arte.
 
===''La timidezza''===
Quando si studiano i sinonimi, i primi e quasi direi classici esempî che i maestri ne dànno sono coraggio e temerità, timidezza e paura. Fra questi moti dell'animo passano differenze che ciascuno di noi sa valutare, per averle direttamente provate, dentro di sè. Fanciulli, se non potevamo entrare di notte in una stanza buia, eravamo paurosi; se invece, sapendo benissimo la nostra lezione, la presenza del signor ispettore, in iscuola, ci imbarazzava, eravamo timidi. Con gli anni, se la paura cessa—o per meglio dire cambia d'oggetto; perchè i più bravi ne conoscono, dinanzi a certi spettacoli o a certe idee, i freddi sudori—la timidità inceppa troppe volte chi sembra più sicuro di sè.
 
===''La volontà''===
In verità questo secolo, se non fosse il secolo della scienza, sarebbe quello della critica. L'occupazione prediletta, non solamente dalla folla incapace di far altro, ma anche dalle persone illuminate, è quella di criticare uomini e cose. Certo il fenomeno si spiega con la grande facilità della critica paragonatamente alla difficoltà della creazione; ma poichè esso, quantunque antichissimo, pure si è tanto aggravato ai nostri giorni, conviene vedere se non c'è un'altra ragione, presente, attuale, che spieghi la recrudescenza.
 
==''L'Imperio''==
Line 98 ⟶ 140:
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Al rombo del cannone''===
Il regno d'Italia è dunque in guerra ad oltranza contro l'impero d'Austria: dall'Adige all'Isonzo, dalle vette delle Prealpi tridentine agli anfratti del Carso il bombardamento imperversa, la battaglia infuria.
 
===''Catania''===
L'avvenimento risale, assicurano, ai tempi di Noè, e in prova ne dànno i nomi di due quartieri: la Mecca e Zalisa, che sarebbero quelli di Lamech, padre del gran patriarca enologo, e di Elisa, nipote di quest'ultimo e quindi pronipote del primo. Chi avesse vaghezza di simili ed anche più bislacche interpretazioni etimologiche ne troverebbe, in certi libri, a dovizia; ma ciò che pare credibile è soltanto questo: che i Calcidesi venuti a fondar Nasso sotto Taormina, nel 758 prima di Cristo, ed avanzatisi sei od otto anni dopo, con la guida di Evarco, sino alle falde meridionali dell'Etna, non fondassero Catania, ma semplicemente mettessero una loro colonia nella città, l'origine della quale si perde nella notte dei tempi, leggendosi presso gli antichi scrittori che in un'età remotissima i terremoti dell'Etna fecero crollare «le muraglie boreali con le torri, prima opera dei Ciclopi»
 
===''Ermanno Raeli''===
La discussione, quella sera, come tutte le volte che nessun profano veniva a turbare il libero corso delle nostre grandiose fantasmagorie, aveva finito per aggirarsi intorno al problema del destino, alla misteriosa potenza che regola le azioni umane e che, attirandoci con magnifiche lusinghe, ci precipita nella più profonda ed incurabile miseria. Tutti convenivano nel considerare la felicità come una chimera; però, mentre qualcuno sosteneva che il dolore è condizione fatale dell'esistenza; che, qualunque cosa gli uomini facciano, esso si trova alla fine di tutto, qualche altro affermava che se noi non siamo sodisfatti è quasi sempre perché cerchiamo la nostra sodisfazione dove non possiamo trovarla. Allora, il ricordo di una tragica storia fu evocato in sostegno di quest'ultima tesi, secondo la quale la felicità sarebbe impossibile relativamente, per effetto d'un errore d'indirizzo, e non in un senso disperatamente assoluto. Ma, poiché l'errore è universale ed eterno; poiché, ammessa l'esistenza della felicità, tutti la proseguono per vie che se ne discostano, non potrebbe darsi che le due tesi apparentemente distinte si fondessero in una, e che fosse un assai magro conforto quello derivante dalla fede in qualche cosa che nessuno consegue?...
 
===''Gli amori''===
''Contessa gentilissima e furibonda amica,''<br>
''Mea culpa! Mea culpa! Mea maxima culpa!''... Non basterà picchiarsi il petto, accusarsi umilmente, implorare perdono? Ella dice di no? La colpa mia è proprio irremissibile?... Via, mi lasci almeno sperare.
 
===''L'arte''===
Le persone che meglio potrebbero ragionare intorno all’arte pare che dovrebbero essere gli artisti. Un artista squisito, un poeta delicato come [[Sully Prudhomme]], il quale possiede, con le facoltà artistiche, una solida cultura letteraria e, che più importa, scientifica, ci ha dato il libro dell’''Espressione nelle arti belle'', che è tra i più ponderati e ponderosi apparsi in questi ultimi anni. Quantunque il titolo parli solo dell’espressione, molti altri problemi d’estetica sono compresi in quest’uno che l’autore si propone di risolvere. Il primo di tutti è, senza dubbio, quello che riguarda la natura dell’arte, o per dir meglio il rapporto fra l’arte e la natura.
 
===''L'illusione''===
Line 119 ⟶ 174:
===''La paura''===
Nell'orrore della guerra l'orrore della natura: la desolazione della Valgrebbana, le ferree scaglie del Montemolon, le cuti delle due Grise, la forca del Palalto e del Palbasso, i precipizii della Fòlpola: un paese fantastico, uno scenario da Sabba romantico, la porta dell'Inferno.
 
===''La sorte''===
La principessa di Roccasciano, sprofondata nella grande poltrona di velluto rosso, con uno scialle avvolto sul petto scarno e una coperta sulle gambe, dopo aver rimescolate lentamente le carte, posò sul tavolo dal tappeto verde il mazzo perchè il cavaliere Fornari lo tagliasse, e ricominciò la solita piccola partita con un'esclamazione di profonda sfiducia.
 
===''Leopardi''===
Fanciullo di otto anni, per divertire i suoi fratellini, [[Giacomo Leopardi]] inventava fiabe e novelle, alcune delle quali duravano più giorni come romanzi; una specialmente, piena di strane e fantastiche avventure improvvisate secondo che l'azione si veniva svolgendo, durò più settimane.
 
===''Processi verbali''===
Line 145 ⟶ 206:
- Il figliuolo della Lupa!<br>
Vedendolo passare, i mulattieri raccolti nell'osteria di Mazzaglia, sotto il pergolato, lo chiamavano ad una voce: «Lupetto!... Lupetto!... Vieni un po' qui!» e si mettevano a strapazzarlo, buttandogli giù il berretto con uno scappellotto, fingendo di dargli un pezzo di pane: «To', prendi!...» e ficcandoselo invece in tasca; aizzandogli contro il cane e allungandogli delle pedate, come egli si voltava per difendersi dalla bestia.
 
===''Spasimo''===
Chi passò l'autunno del 1894 sul lago di Ginevra rammenta ancora senza dubbio il tragico caso di Ouchy, che produsse tanta impressione e diede così lungo alimento alla curiosità non solo tra la colonia dei villeggianti sparsi per tutte le stazioni del lago, ma anche nel gran pubblico cosmopolita cui i giornali lo riferirono.
 
==Citazioni su Federico De Roberto==
Line 150 ⟶ 214:
 
==Bibliografia==
*Federico de Roberto, ''[https://www.gutenberg.org/files/48206/48206-h/48206-h.htm Al rombo del cannone]'', Treves, 1919.
*Federico de Roberto, ''[https://www.gutenberg.org/files/41551/41551-h/41551-h.htm Catania]'', Istituto Italiano d'Arti Grafiche, 1907.
*Federico de Roberto, ''Documenti umani'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1888.
*Federico de Roberto, ''[http://www.liberliber.it/online/autori/autori-d/federico-de-roberto/ermanno-raeli/ Ermanno Raeli]'', Libreria ed. Galli, Milano, 1889.
*Federico de Roberto, ''[https://www.gutenberg.org/files/39289/39289-h/39289-h.html Gli amori]'', Galli, 1898.
*Federico de Roberto, ''I Viceré'', Garzanti, Milano, 1959.
*Federico Dede Roberto, ''I Viceré'', prefazione di Sergio Campailla, BEN, 1995.
*Federico Dede Roberto, ''[http://www.liberliber.it/mediateca/libri/d/de_roberto/il_colore_del_tempo/pdf/de_roberto_il_colore_del_tempo.pdf Il colore del tempo]'', R. Sandron, Milano-Palermo, 1900.
*Federico de Roberto, ''[https://www.gutenberg.org/files/48131/48131-h/48131-h.htm L'arte]'', Fratelli Bocca, 1901.
*Federico de Roberto, ''L'Imperio'', Oscar Mondadori, Milano 1981.
*Federico Dede Roberto, ''[http://www.liberliber.it/libri/d/de_roberto/index.htm La morte dell'amore]'', editore Maia, Milano, 1928.
*Federico Dede Roberto, ''La paura'', in ''Romanzi, novelle e saggi'', a cura di Carlo A. Madrignani, Collezione I Meridiani, IV edizione, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1998. ISBN 88-04-21998-2
*Federico Dede Roberto, ''[httphttps://www.liberlibergutenberg.itorg/librifiles/d49807/de_roberto49807-h/index49807-h.htm ProcessiLa verbalisorte]'', SellerioLibreria Editore,editrice PalermoGalli, 19901891.
*Federico de Roberto, ''[https://www.gutenberg.org/files/53223/53223-h/53223-h.htm Leopardi]'', Treves, 1921.
*Federico de Roberto, ''[http://www.liberliber.it/libri/d/de_roberto/index.htm Processi verbali]'', Sellerio Editore, Palermo, 1990.
*Federico de Roberto, ''[http://www.gutenberg.org/cache/epub/27369/pg27369-images.html Spasimo]'', Casa editrice Galli, 1897.
 
==Altri progetti==