Gianlorenzo Pacini: differenze tra le versioni

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*Invece, dopo la conversione, l'aspetto che [[Lev Tolstoj|Tolstoj]] aveva prima riconosciuto come tipico dell'atteggiamento artistico, e cioè l'abbandonarsi alla vita, la rinuncia dell'artista a intervenire con i propri schemi e giudizi sulla vita rappresentata, viene totalmente rinnegato e condannato come una forma di «amoralismo» e di «divertimento epicureo».<br />È evidente che questo secondo atteggiamento, abbracciato e fatto proprio da Tolstoj con l'estremismo che gli è caratteristico, finisce per approdare a una condanna dell'arte, e quindi non può stupirci il fatto che il suo famoso saggio ''[[Che cos'è l'arte?]]'' (1897) sia una critica radicale di tutta l'arte passata, e soprattutto della sua. La nuova arte preconizzata da Tolstoj nel suo trattato è in realtà «non-arte», ossia essenzialmente riflessione e giudizio sulla vita, sforzo di scoprire e insegnare il suo significato e le leggi secondo cui l'uomo deve vivere. Non è quindi arte, bensì morale, almeno nella misura in cui è possibile operare una netta distinzione tra queste due categorie dello spirito.<ref>Da ''Postfazione'', in Lev Tolstoj, ''La confessione'', SE, Milano, 2000, p. 105. ISBN 88-7710-465-1</ref>
 
*Mi lusingo che il lettore possa ritrovare, nell’immediatezza della forma epistolare, molti dei motivi da me accennati, e che si trovi sostanzialmente d’accordo con il quadro complessivo che io ne ho offerto. [Fëdor Scemi].<ref>Da “Prefazione”, in Fëdor Dostoevskij, “Lettere sulla creatività”, Feltrinelli editore, Milano, settima edizione 2018, pag. 22. ISBN 978-88-07-90265-9</ref>
 
==Note==