Erich Fromm: differenze tra le versioni

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*L'uomo moderno, se osasse parlare del suo concetto di paradiso, descriverebbe una visione ove il paradiso sarebbe simile al più grande emporio del mondo, con esposti nuovi articoli ed elettrodomestici. Quanto a lui, fornito dei quattrini necessari per l'acquisto, se ne andrebbe su e giù con la borsa aperta, in mezzo a questo paradiso di elettrodomestici e di merci, purché, beninteso, vi fossero da comprare cose sempre più nuove e in maggior quantità, e, forse, purché i suoi vicini fossero un tantino meno privilegiati di lui.<ref name=cont>Da ''Psicanalisi della società contemporanea''</ref>
*La passione di distruggere la vita è l'attrazione per tutto quanto è morto, in disfacimento o puramente meccanico.<ref>Citato in Mario Lettieri, ''Il libro delle citazioni'', De Agostini, p. 465.</ref>
*La vita ha un dinamismo interno tutto suo; tende a crescere, a essere espressa e vissuta.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della psicologia'', traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 129. ISBN 9788858015018</ref>
*Nel diciannovesimo secolo il problema era: Dio è morto; nel ventesimo secolo è questo: è morto l'uomo.<ref name=cont/>
*Niente appare più difficile per l'uomo medio che sopportare la sensazione di non essere identificato con un gruppo più vasto.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della psicologia'', traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 126. ISBN 9788858015018</ref>
*Non è sorprendente che la visione profetica di un'umanità unita e pacifica, di giustizia per i poveri e gli indifesi, trovasse un suolo fertile tra gli [[ebrei]] e che non fosse mai dimenticata? Che quando le mura dei ghetti caddero al suolo, gli ebrei, in numero sproporzionatamente grande, fossero tra coloro che proclamavano gli ideali di internazionalismo, pace e giustizia? Quella che da un punto di vista umano è stata la loro tragedia — la perdita della loro terra e del loro stato — dal punto di vista umanistico fu la più grande benedizione: essendo fra chi soffre ed è disprezzato, furono capaci di svilupparsi e di mantenere una tradizione di umanesimo.<ref>Da ''Voi sarete come dèi'', traduzione di Stefania Gana, Ubaldini Editore.</ref>
 
==''Avere o essere?''==
===[[Incipit]]===
L'aut-aut tra avere ed essere non è un'alternativa che si imponga al comune buon senso. Sembrerebbe che l'''avere'' costituisca una normale funzione della nostra esistenza, nel senso che, per vivere, dobbiamo avere oggetti. Inoltre, dobbiamo avere cose per poterne godere. In una cultura nella quale la meta suprema sia l'avere – e anzi l'avere sempre più – e in cui sia possibile parlare di qualcuno come una persona che «vale un milione di dollari», come può esserci un'alternativa tra avere ed essere? Si direbbe, al contrario, che l'essenza vera dell'essere sia l'avere; che, se uno ''non ha'' nulla, ''non è'' nulla.
===Citazioni===
*Si possono scrivere pagine e pagine di descrizione del sorriso della [[Gioconda]], ma il sorriso stesso quale è stato dipinto da Leonardo non potrà mai essere tradotto in parole, e ciò non perché il [[sorriso]] della Gioconda sia così «misterioso». In realtà, il sorriso di chiunque è misterioso (a meno che non si tratti del sorriso frutto di apprendimento, per così dire sintetico, che serve agli scambi commerciali).
*La nostra è una società composta da individui notoriamente infelici: isolati, ansiosi, in preda a stati depressivi e a impulsi distruttivi, incapaci di indipendenza, in una parola esseri umani ben lieti di poter ammazzare il tempo che con tanto accanimento cercano di risparmiare.
*Il vivere bene non rappresenta ormai più da un pezzo la soddisfazione semplicemente di un'esigenza di carattere etico o religioso: per la prima volta nella storia, "la sopravvivenza fisica della specie umana dipende dalla radicale trasformazione del cuore umano". D'altro canto, una trasformazione del cuore umano è possibile solo a patto che si verifichino mutamenti economici e sociali di drastica entità, tali da offrire al cuore umano l'occasione per mutare e il coraggio e l'ampiezza di prospettive necessari per farlo. (p. 32)
*..ben pochi sforzi sono stati compiuti per sondare la possibilità di elaborare modelli sociali completamente nuovi e per metterli alla prova dell'esperienza. In realtà, finché i problemi della ricostruzione sociale non prenderanno, almeno in parte, il posto dell'interesse per la scienza e per la tecnica che occupano attualmente le migliori menti, la [[fantasia]] umana non sarà in grado di dar corpo a nuove e realistiche alternative. (p. 35)
*Marx affermava che il lusso è un vizio esattamente come la povertà e che dovremmo proporci come meta quella di "essere" molto, non già di "avere" molto. (Mi riferisco qui al vero Marx, all'umanista radicale, non alla sua volgare contraffazione costituita dal «comunismo» sovietico.) (p. 40)
*La differenza tra essere e avere non è essenzialmente quella tra Oriente e Occidente, ma piuttosto tra una società imperniata sulle persone e una società imperniata sulle cose. L'atteggiamento dell'avere è caratteristico della società industriale occidentale, in cui la sete di denaro, fama e potere, è divenuta la tematica dominante della vita. (p. 45)
*Naturalmente, si potrà ribattere che l'insonnia è un sintomo fisico al pari di un'infiammazione alla gola o di un mal di denti, e che pertanto è altrettanto legittimo dire che si "ha" l'insonnia quanto dire che si ha la gola infiammata. C'è però una differenza: una infiammazione alla gola o un mal di denti è una sensazione fisica che può essere più o meno intensa, ma che ha scarse connotazioni psichiche. Si può avere la gola infiammata perché si ha una gola, o un mal di denti perché si hanno i denti. L'insonnia, al contrario, non è una sensazione fisica ma una condizione mentale, quella della incapacità a dormire. Se parlo di «"avere" l'insonnia» invece di dire «non posso dormire», tradisco il mio desiderio di rimuovere l'esperienza di ansia, inquietudine, tensione, che mi impedisce di dormire, e di affrontare la manifestazione mentale come se si trattasse di un sintomo somatico. (p. 49)
*Le strutture viventi possono essere soltanto se divengono; possono esistere soltanto se mutano. Trasformazione e crescita sono qualità inerenti al processo vitale. (p. 54)
*Nulla è reale all'infuori del divenire. (p. 54)
*Un'autorità, un'istituzione, un'idea, un'immagine, possono essere introiettate allo stesso modo: io le ho, per sempre protette e difese, per così dire, nelle mie viscere. (p. 56)
*Per riassumere: consumare è una forma dell'avere, forse quella di maggior momento per l'odierna società industriale opulenta. Il consumo ha caratteristiche ambivalenti: placa l'ansia, perché ciò che uno ha non può essergli ripreso; ma impone anche che il consumatore consumi sempre di più, dal momento che il consumo precedente ben presto perde il proprio carattere gratificante. I consumatori moderni possono etichettare se stessi con questa formula: io sono = ciò che ho e ciò che consumo. (p. 57)
*Gli [[studente|studenti]] e quanto viene loro insegnato rimangono estranei tra loro, a parte il fatto che ognuno degli studenti è divenuto il proprietario di un insieme di affermazioni fatte da qualcun altro (il quale a sua volta o le ha coniate di suo o le ha riprese da un'altra fonte). (p. 60)
*Gli [[studente|studenti]] che fanno propria la modalità dell'avere si prefiggono un'unica meta: conservare ciò che hanno appreso», registrandolo esattamente nella propria memoria oppure conservando accuratamente le annotazioni. Non devono né produrre né creare qualcosa di nuovo. In effetti, gli individui del tipo «avere» mostrano la tendenza a sentirsi turbati da nuovi pensieri o idee su questo o quell'argomento, e ciò perché il nuovo mette in questione l'insieme cristallizzato di informazioni che già possiedono. In effetti, per una persona agli occhi della quale l'avere costituisce la forma principale di relazione con il mondo, idee che non possano venire facilmente incamerate (o registrate per iscritto) sono preoccupanti, al pari di qualsiasi altra cosa cresca e si trasformi, e che pertanto sia incontrollabile. (p. 60)
*Il mio centro è dentro di me. (traduzione di Francesco Saba Sardi, Mondadori, 2006)
 
==''Fuga dalla libertà''==
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===[[Incipit]]===
Sono ormai trascorsi vent'anni dal mio colloquio con Erich Fromm, la cui trascrizione fedele è pubblicata nelle pagine che seguono. <br /> Avevo già incontrato Fromm in due altre occasioni. La prima volta gli avevo chiesto un colloquio privato. Alcune sue opere mi avevano colpito: ''L'arte di amare, Fuga dalla libertà, Psicanalisi della società contemporanea.'' Mi recai da Fromm a Muralto, nei pressi di Locarno, dove risiedeva da qualche anno. Mi accolse nella sua abitazione all'ultimo piano di un palazzo, da cui dominava il Lago Maggiore. Al centro del suo studio c'era una grande tavola piena di libri e carte. Mi disse che stava lavorando al tema dell'aggressività umana (pubblicò qualche anno dopo ''Anatomia della distruttività umana''), un tema doloroso, tragico, ineluttabile – aggiunse.
 
===Citazioni===
*Direi piuttosto cosa è [[Karl Marx|Marx]] per me. Non è stato, resta una delle fonti più importanti del mio pensiero e della mia ispirazione. Oggi è molto difficile parlare di Marx, perché pochi pensatori sono stati così manipolati, soprattutto da coloro che si autodefiniscono marxisti, dunque soprattutto i comunisti. In Russia non si conosce quasi Marx. L'ho notato, io stesso. Una volta ho partecipato ad una riunione a cui erano presenti alcuni esperti russi... i corifei: di Marx ne sapevano quanto un prete di campagna sa di teologia medioevale. Del resto non può essere diversamente, perché in un sistema come quello russo Marx deve essere ucciso per poter vivere. (pp. 20-21)
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Oppure l'amore è una piacevole sensazione, qualcosa in cui imbattersi è una questione di fortuna? Questo volumetto contempla la prima ipotesi, mentre è fuor di dubbio che oggi si creda alla seconda.<br>
La gente non pensa che l'amore non conti. Anzi, ne ha bisogno; corre a vedere serie interminabili di film d'amore, felice o infelice, ascolta canzoni d'amore; eppure nessuno crede che ci sia qualcosa da imparare in materia d'amore.
 
=== Citazioni ===
*Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine, unite, questo attimo di unione è una delle emozioni più eccitanti della vita. È ancora più meravigliosa e miracolosa per chi è vissuto solo, isolato, senza affetti. Il miracolo di questa intimità improvvisa è spesso facilitato se coincide, o se inizia, con l'attrazione sessuale. Tuttavia, questo tipo di amore è per la sua stessa natura un amore non duraturo. Via via che due soggetti diventano ben affiatati, la loro intimità perde sempre più il carattere miracoloso, finché il loro antagonismo, i loro screzi, la reciproca sopportazione uccidono ciò che resta dell'eccitamento iniziale. Eppure, all'inizio, essi non lo sanno; scambiano l'intensità dell'infatuazione, il folle amore che li lega, per la prova dell'intensità del loro sentimento, mentre potrebbe solo provare l'intensità della loro solitudine. (p. 16)
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===[[Incipit]]===
L'idea che l'arte di [[vita|vivere]] sia una cosa semplice è relativamente recente. Da sempre sono esistiti individui convinti che per essere felici sarebbe bastato raggiungere il piacere, il potere, la fama e la ricchezza, e che l'unica cosa da imparare non fosse tanto l'arte di vivere quanto il modo per ottenere abbastanza successo da acquisire i mezzi per vivere bene. Eppure, se anche esistevano individui e gruppi che praticavano il principio di un edonismo radicale, tutte le culture avevano maestri di vita e maestri di pensiero. Questi proclamavano che vivere bene è un'arte che va imparata, che imparare quest'arte richiede fatica, dedizione, comprensione, e pazienza, e tuttavia costituisce la cosa più importante da apprendere. <br /> Oggi, invece, coloro che insegnano agli uomini come vivere – gli psicologi, i sociologi, i politici – dichiarano che imparare a vivere è assai semplice, al punto che basterebbe leggere un qualche manualetto della serie "Come fare"! Che cosa ha causato un cambiamento così sorprendente? Come si è giunti a credere che sia facile imparare l'arte di vivere, e che difficile sia solo guadagnarsi i mezzi per vivere?
 
===Citazioni===
*È un dato di fatto che la maggior parte degli [[uomini]] siano oggi impiegati o simili di livello più o meno alto, che fanno ciò che qualcuno dice loro di fare o che è imposto dalle regole, evitando di provare sentimenti, perché i sentimenti disturberebbero il funzionamento armonico della macchina. Il tratto distintivo di ogni società industriale è il suo corretto funzionamento, giacché ogni intoppo, ogni frizione nel meccanismo della macchina è uno spreco di denaro. Così gli uomini devono esercitarsi a provare quante meno emozioni sia possibile, perché le emozioni costano denaro.
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*Nella modalità dell'avere, quella occupata dalla grande maggioranza delle persone, l'idea sottesa all'affermazione "io sono io" è "io sono io perché ho X", intendendo con X tutti gli oggetti naturali e le persone con le quali istituisco un rapporto tramite il mio potere di controllarli, di farli permanentemente miei. Secondo la modalità dell'avere non c'è rapporto vivente tra me e quello che io ho. Questo e l'io sono divenuti cose, e io ho le cose perché ho la forza di farle mie. C'è però anche una relazione inversa: le cose hanno me; perché il mio senso di identità, vale a dire l'equilibrio mentale, si fonda sul mio avere le cose (e quante più possibile). La modalità dell'esistenza secondo l'avere non è stabilita da un processo vivo, produttivo, tra soggetto e oggetto; essa rende cose sia il soggetto che l'oggetto. Il rapporto è di [[morte]], non di [[vita]].
*Tutto è diventato business, ogni cosa deve funzionare ed essere utilizzabile. Non esiste un sentimento di identità, esiste un vuoto interiore. non si hanno convinzioni, né scopi autentici. Il carattere mercantile è l'essere umano completamente alienato, privo di qualunque altro interesse che non sia quello di manipolare e funzionare. È proprio questo il tipo di umano conforme ai bisogni sociali. Si può dire che la maggior parte degli uomini diventano come la società desidera che essi siano per avere successo. La [[società]] fabbrica tipi umani così come fabbrica tipi di scarpe o di vestiti o di automobili: merci di cui esiste una domanda. E già da bambino l'uomo impara quale sia il tipo più richiesto.
 
==''Avere o essere?''==
===[[Incipit]]===
L'aut-aut tra avere ed essere non è un'alternativa che si imponga al comune buon senso. Sembrerebbe che l'''avere'' costituisca una normale funzione della nostra esistenza, nel senso che, per vivere, dobbiamo avere oggetti. Inoltre, dobbiamo avere cose per poterne godere. In una cultura nella quale la meta suprema sia l'avere – e anzi l'avere sempre più – e in cui sia possibile parlare di qualcuno come una persona che «vale un milione di dollari», come può esserci un'alternativa tra avere ed essere? Si direbbe, al contrario, che l'essenza vera dell'essere sia l'avere; che, se uno ''non ha'' nulla, ''non è'' nulla.
 
===Citazioni===
*Si possono scrivere pagine e pagine di descrizione del sorriso della [[Gioconda]], ma il sorriso stesso quale è stato dipinto da Leonardo non potrà mai essere tradotto in parole, e ciò non perché il [[sorriso]] della Gioconda sia così «misterioso». In realtà, il sorriso di chiunque è misterioso (a meno che non si tratti del sorriso frutto di apprendimento, per così dire sintetico, che serve agli scambi commerciali).
*La nostra è una società composta da individui notoriamente infelici: isolati, ansiosi, in preda a stati depressivi e a impulsi distruttivi, incapaci di indipendenza, in una parola esseri umani ben lieti di poter ammazzare il tempo che con tanto accanimento cercano di risparmiare.
*Il vivere bene non rappresenta ormai più da un pezzo la soddisfazione semplicemente di un'esigenza di carattere etico o religioso: per la prima volta nella storia, "la sopravvivenza fisica della specie umana dipende dalla radicale trasformazione del cuore umano". D'altro canto, una trasformazione del cuore umano è possibile solo a patto che si verifichino mutamenti economici e sociali di drastica entità, tali da offrire al cuore umano l'occasione per mutare e il coraggio e l'ampiezza di prospettive necessari per farlo. (p. 32)
*..ben pochi sforzi sono stati compiuti per sondare la possibilità di elaborare modelli sociali completamente nuovi e per metterli alla prova dell'esperienza. In realtà, finché i problemi della ricostruzione sociale non prenderanno, almeno in parte, il posto dell'interesse per la scienza e per la tecnica che occupano attualmente le migliori menti, la [[fantasia]] umana non sarà in grado di dar corpo a nuove e realistiche alternative. (p. 35)
*Marx affermava che il lusso è un vizio esattamente come la povertà e che dovremmo proporci come meta quella di "essere" molto, non già di "avere" molto. (Mi riferisco qui al vero Marx, all'umanista radicale, non alla sua volgare contraffazione costituita dal «comunismo» sovietico.) (p. 40)
*La differenza tra essere e avere non è essenzialmente quella tra Oriente e Occidente, ma piuttosto tra una società imperniata sulle persone e una società imperniata sulle cose. L'atteggiamento dell'avere è caratteristico della società industriale occidentale, in cui la sete di denaro, fama e potere, è divenuta la tematica dominante della vita. (p. 45)
*Naturalmente, si potrà ribattere che l'insonnia è un sintomo fisico al pari di un'infiammazione alla gola o di un mal di denti, e che pertanto è altrettanto legittimo dire che si "ha" l'insonnia quanto dire che si ha la gola infiammata. C'è però una differenza: una infiammazione alla gola o un mal di denti è una sensazione fisica che può essere più o meno intensa, ma che ha scarse connotazioni psichiche. Si può avere la gola infiammata perché si ha una gola, o un mal di denti perché si hanno i denti. L'insonnia, al contrario, non è una sensazione fisica ma una condizione mentale, quella della incapacità a dormire. Se parlo di «"avere" l'insonnia» invece di dire «non posso dormire», tradisco il mio desiderio di rimuovere l'esperienza di ansia, inquietudine, tensione, che mi impedisce di dormire, e di affrontare la manifestazione mentale come se si trattasse di un sintomo somatico. (p. 49)
*Le strutture viventi possono essere soltanto se divengono; possono esistere soltanto se mutano. Trasformazione e crescita sono qualità inerenti al processo vitale. (p. 54)
*Nulla è reale all'infuori del divenire. (p. 54)
*Un'autorità, un'istituzione, un'idea, un'immagine, possono essere introiettate allo stesso modo: io le ho, per sempre protette e difese, per così dire, nelle mie viscere. (p. 56)
*Per riassumere: consumare è una forma dell'avere, forse quella di maggior momento per l'odierna società industriale opulenta. Il consumo ha caratteristiche ambivalenti: placa l'ansia, perché ciò che uno ha non può essergli ripreso; ma impone anche che il consumatore consumi sempre di più, dal momento che il consumo precedente ben presto perde il proprio carattere gratificante. I consumatori moderni possono etichettare se stessi con questa formula: io sono = ciò che ho e ciò che consumo. (p. 57)
*Gli [[studente|studenti]] e quanto viene loro insegnato rimangono estranei tra loro, a parte il fatto che ognuno degli studenti è divenuto il proprietario di un insieme di affermazioni fatte da qualcun altro (il quale a sua volta o le ha coniate di suo o le ha riprese da un'altra fonte). (p. 60)
*Gli [[studente|studenti]] che fanno propria la modalità dell'avere si prefiggono un'unica meta: conservare ciò che hanno appreso», registrandolo esattamente nella propria memoria oppure conservando accuratamente le annotazioni. Non devono né produrre né creare qualcosa di nuovo. In effetti, gli individui del tipo «avere» mostrano la tendenza a sentirsi turbati da nuovi pensieri o idee su questo o quell'argomento, e ciò perché il nuovo mette in questione l'insieme cristallizzato di informazioni che già possiedono. In effetti, per una persona agli occhi della quale l'avere costituisce la forma principale di relazione con il mondo, idee che non possano venire facilmente incamerate (o registrate per iscritto) sono preoccupanti, al pari di qualsiasi altra cosa cresca e si trasformi, e che pertanto sia incontrollabile. (p. 60)
*Il mio centro è dentro di me. (traduzione di Francesco Saba Sardi, Mondadori, 2006)
 
==Citazioni su Erich Fromm==