Ernst Jünger: differenze tra le versioni

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*Anche la [[vita]] dell'essere più piccolo, il suo destino effimero nel cosmo, ha la misura sufficiente all'assolvimento di un compito. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 215)
*Se ciascuno di noi fosse, alla luce del giorno, altrettanto geniale e inventivo quanto egli è di notte nel [[sogno]] non avremmo bisogno di musei. Nei nostri sogni non siamo né meri individui né soltanto stirpe di esseri viventi. In essi parla la ''species humana'' ma anche tutto ciò che la trascende, anzi, tutto ciò che trascende la vita. Diremo meglio che i sogni sono gradini che conducono alla trascendenza. Le notturne sale di museo sono vestiboli in cui deponiamo la verga e i calzari. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', pp. 218-219)
*[...] la [[vita]] è una e una sola nelle sue varie forme, come il mare con tutte le sue onde che si avvicendano resta sempre uno e uno solo. Là dove la durata è garantita, c'è un prezzo da pagare. Il calice è costoso, il vino è gratuito. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', ppp. 221-222)
*Lo sguardo si fa tanto più libero quanto meno cerchiamo nella natura il rango e il valore. L'ultima risposta ad ogni domanda è: «Questo sei Tu»<ref name=Upanisad/>. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 223)
*Malgrado la loro grevità, gli scarabei sono potenti volatori; in un batter d'occhio si sollevano dal terreno e frullano via attraverso le piste naturali che si aprono nella verde cintura della giuncaia. <br>Ancor più bello è seguire, nel momento in cui spiccano il volo, i loro parenti multicolori, i cetonidi, che qui sulla sponda riposano tra i fiori di cardo. Se anche soltanto lievemente li sfiora l'ombra di una mano che vuole afferrarli, fanno uscire di scatto le ali da fenditure della corazza dorata. Le aprono articolandole e agitandole come se fossero lame d'un bluastro acciaio, delicate come un alito e più fini della seta. Un leggero vibrare, ed ecco, come scoccata dall'arco di Apollo quella {{sic|magìa}} scompare nell'azzurro.<br>Questo rimane un prodigio. Meglio di noi lo videro gli antichi. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', pp. 224-225)
*In [[autunno]] le forme acquistano una plastica maturità – la [[primavera]] è pittrice, l'autunno è scultore. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 227)
*Uno dei grandi connotati della vita esce dagli oceani e approda alla terraferma: la vita assume una forma più netta e stabile, si riversa come colata di metallo che si raffreddi. Ma conserva sempre la memoria della sua origine, flusso e riflusso permangono nella sua essenza, così come la stessa terra nel suo interno è rimasta fluida. Nell'ascesa dello scarabeo spagnolo dall'umido grembo della terra al sole del Sud si ripete l'impresa rischiosa del primo approdo a terra. Se l'acqua sale dalla fontana, può essere versata e contenuta in recipienti. Ma insieme con la forma cresce il pericolo. Perfezione e morte sono vicine di casa – i frutti maturi cadono a terra. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', pp. 227-228)
*Ogni [[forma]] foggiata è soltanto una testimonianza dell'energia formatrice e soltanto un simbolo di ciò cui essa allude. L'opera d'arte è transeunte, ma attesta qualcosa di immortale. Tutte le [[immagine|immagini]] visibili sono olocausti, sono servizio liturgico nell'ambulacro che conduce a un'immagine invisibile.( (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 230)
*Ognuno è re di Thule, è sovrano agli estremi confini, è principe e mendicante ad un tempo. Se egli sacrifica l'aurea [[coppa]] della vita alla profondità blu come la notte, offre testimonianza della pienezza cui la coppa rinvia e che egli incarna senza poterla comprendere. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 233)