Guglielmo Ferrero: differenze tra le versioni

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===''L'Europa giovane''===
Nel castello di Varzin una sera dell'autunno del 1877 – è un amico, il signor Moritz Busch, che racconta – il principe [[Otto von Bismarck|Ottone di Bismarck]] si era seduto, dopo il pranzo, innanzi al camino e, contrariamente alle sue abitudini, taceva assorto in chi sa quali pensieri, mentre di tempo in tempo, sbadatamente, attizzava con le molle il fuoco. Gli amici intorno rispettavano la sua meditazione, tacendo anch'essi; quando a un tratto, di propria iniziativa, il principe ruppe il silenzio e cominciò un lungo lamento, lagnandosi di aver cavata poca gioia da tutta la sua tempestosa attività di statista e di aver tanto lavorato, senza {{sic|riescire}} a far nessuno felice; non sé stesso, non la sua famiglia, non gli altri! Alcuni dei presenti si prestarono compiacentemente all'ufficio di {{sic|obiettatori}}, e contraddissero che egli aveva invece fatta felice una intera nazione.<br> Ma il principe: "No, no: ho fatto molti infelici. Senza me, tre grandi guerre non sarebbero successe; ottantamila uomini non sarebbero periti; e padri e fratelli e sorelle e vedove non piangerebbero adesso. Di questo – è vero – io avrò a rendere conto dinanzi a Dio; ma ad ogni modo di gioia io ne ho cavata poco o niente da quanto ho fatto; e non ho avuto che disinganni, cure e travagli". <!--(cap. 1, Gli uomini di genio nella storia, pp. 3-4)-->
 
==Bibliografia==