Saverio Raimondo: differenze tra le versioni

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{{Int2|''[https://www.rivistastudio.com/intervista-saverio-raimondo/ L'importanza di essere ridicoli]''|Intervista di Davide Piacenza, ''Rivistastudio.com'', 8 giugno 2015}}
*In generale la comicità italiana ha preso una sorta di deriva, quella dell'animazione da villaggio — cosa nobilissima, intendiamoci, all'interno di un villaggio vacanze. Ma la comicità è un'altra cosa. Si è creato questo equivoco perché in questi anni in contenitori come ''[[Zelig (programma televisivo)|Zelig]]'' la comedy ha sempre dovuto cercare il minimo comune denominatore per fare in modo di essere per tutti — ma proprio tutti tutti tutti, dal nonno al bambino — e non ha mai potuto perseguire la follia, la sorpresa, che dovrebbero essere le caratteristiche di base del comico. Di conseguenza si è finiti per riparare nel villaggio vacanze [...] proprio per non sperimentare, per non cercare forme che potessero creare qualche brivido in più.
*Pensa a quei comici che quando viene data loro una una vetrina importante — che so, [[Festival di Sanremo|Sanremo]] — fanno il loro pezzo più o meno buono e poi cercano la chiusa [[Poesia|poetica]]. È una cosa terribile, mostruosa: questo paese è stato rovinato dalla poesia. Un comico deve far ridere, non deve né essere poetico né istituzionale.
*{{NDR|Sulla sua definizione di «battutismo compulsivo da [[social network]]»}}. Prima esisteva soltanto qualche community [...], oggi uno la battuta la scrive direttamente su [[Facebook]]. Questo battutismo, però, non è satira, proprio perché è compulsivo, è come [[Dustin Hoffman]] in ''[[Rain Man - L'uomo della pioggia|Rain Man]]''. Il più delle volte è mero esercizio, è come fare le parole crociate o il sudoku. Una battuta satirica presuppone che ci sia comunque un'esigenza, un pensiero. E voglio dire: di esigenze di pensieri, nel corso dell'anno, quante ne abbiamo in tutto? Sei? Sette? È lecito fare battute tutti i giorni, ma io penso che sia una ginnastica mentale e non un'operazione artistica e critica come in teoria dovrebbe essere la satira. È il motivo per cui trovo poco interessante per un comico satirico di oggi affrontare l'attualità, intesa come la notizia del giorno: la battuta sul fatto del giorno la facciamo tutti, a tutte le ore e su tutti i social network. Da un prodotto televisivo mi aspetto qualcosa di più.
 
{{Int2|''[https://www.vice.com/it/article/59qqwn/intervista-saverio-raimondo Saverio Raimondo è il nerd totale della comicità italiana]''|Intervista di Giacomo Stefanini, ''Vice.com'', 20 giugno 2018}}
*{{NDR|«Come hai scoperto di voler far ridere?»}} Fin da ragazzino ho sempre avuto un certo estro e una grande passione per la comicità. Da bambino amavo i [[film]] di [[Ugo Fantozzi|Fantozzi]], di [[Charlie Chaplin]]... Poi a 13 anni sono stato folgorato dai [[libri]] di [[Woody Allen]], le sue raccolte di racconti, poi dai suoi film. Quella è un'età in cui si ha molto bisogno di riferimenti, e il mio era Woody Allen.
*In Italia si è creato un equivoco molto provinciale, cioè che stand-up comedy voglia dire fare comicità scorretta su temi scorretti. Ma attenzione: ci sono casi come quello di Jerry Seinfeld, forse lo stand-up comedian con più successo della storia, che non è certo un comico scorretto. Bill Cosby, che è stato un bravissimo [[stupratore]] ma anche un ottimo comico, sul palco era molto corretto e pulito, mai una parolaccia. Carlin, nei suoi spettacoli, passava da un pezzo sulla [[morte]] a uno sulle [[Flatulenza|scoregge]], dall'estremamente reale al gioco di parole astratto.
*La stand-up comedy esiste solo live. Cioè, certo, puoi filmare una serata e trasmetterla in televisione, ma per il pubblico a casa non è più stand-up comedy. Il bello è proprio la promiscuità che c'è tra il comico e la platea, siete insieme lì, in quel posto, spesso e volentieri talmente vicini che con un passo potresti trovarti sul palco e menare il comico, cosa che ogni tanto succede.
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{{Int2|''[https://www.domanipress.it/intervista-saverio-raimondo-su-netflix-cosi-come-in-tour-combatto-lansia-e-diffondo-il-movimento-pessimista/ «Su Netflix così come in tour combatto l'ansia e diffondo il Movimento Pessimista»]''|Intervista di Simone Intermite, ''Domanipress.it'', 14 marzo 2019}}
*Per essere se stessi sul palco bisogna saper [[Ironia|ironizzare]] sui propri difetti, per poterli superare e comprendere.
*L'[[ansia]] può essere una [[qualità]] e che in alcune scelte di vita può anche essere d'aiuto, infatti dico spesso che solo chi vede l'aspetto negativo in tutte le cose continua a lottare per un mondo migliore.
*Sono più ansioso nella vita che sulla scena, contrariamente a molti altri miei colleghi non sono [[Superstizione|scaramantico]] e non ho riti da seguire prima di uno spettacolo. Semplicemente mi limito ad annullare la sala, intesa come spazio fisico, concentrandomi sul pubblico ed entrando in [[empatia]] con chi mi ascolta ma anche con l'ambiente stesso. Certe volte, anche inconsapevolmente, osservo le luci, le pareti e gli arredi e faccio mio quel luogo che per un ora e mezza diventa il mio universo. Spesso c'è qualcosa che mi colpisce, o solo una [[suggestione]] sensoriale che mi attraversa e solitamente tendo a concentrarmi sul qui ed ora. Salgo sul palco e sono semplicemente me stesso senza costumi e maschere come un cantautore acustico che non utilizza l'amplificatore.