Arnaldo Cipolla: differenze tra le versioni

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*Sembra felicissimo di potere dire quello che pensa. Ha una voce squillante ed armoniosa, delle mosse rapide, nervose, degli occhi grandi, straordinariamente grandi ed espressivi che sorridono sempre. (p. 110)
*Mi ero immaginato Yasu di una ingenuità assai diversa di come le sue prime parole me lo facevano apparire. In tutto il mondo etiopico non esiste una figura che contrasti maggiormente con l'ambiente. Simpatia, squisitezza di sentimenti e di modi, leggiadria dell'aspetto esteriore, tutte le qualità insomma che formano la seduzione dell'adolescenza, Yasu le possiede e le ispira. (p. 110)
*{{NDR|Su [[Gugsà Oliè]]}} È magro, ha rari capelli grigi e pochi peli sul mento. Il colorito della pelle è molto chiaro. Parla piano lentamente socchiudendo gli occhi e come cercando le frasi. Io non ho molta voglia di fargli dei complimenti. (p. 126)
*Gli abissini non possegono nulla di quello che forma la ''joie de vivre''. Non sembrano mai lieti, sono dilaniati e decimati da una quantità di malattie che i selvaggi ignorano, hanno soppresso l'amore sopprimendo nella donna la sorgente della sensualità, hanno soppresso la danza, hanno delle chiese misteriose ed impenetrabili al volgo. [...] Io credo fermamente che questa condizione di cose, questo immenso velo di tristezza che si estende in tutta l'Etiopia e ne fa la vita priva di ogni bellezza, sia opera di quella specie di cristianesimo rozzo, crudele, impenetrabile che ha preso a prestito una folla di credenze dalle religioni feroci degli avi antichissimi e che è rimasto giudaico nel fondo, con tutta l'ineffabile melanconia che ha caratterizzato le forme e la vita del popolo ebreo. Del resto, quella povera gente è la più pacifica del mondo. Fra di essa non deve mai succedere un delitto, sembra un paese rassegnato sotto il peso di un doloro che tolga alle anime degli uomini ogni motivo per amare la vita. (p. 152-153)
*Gli abissini hanno ricevuto dall'Europa il dono delle sue armi perfezionate ma non quello di sapervi adattare il loro costume guerriero. (p. 174)
*Dal punto di vista abissino Ras Oliè non era un cattivo amministratore, proteggeva anzi i contadini (gli abissini benintesi non i suoi sudditi di altre razze) ed aveva come pregio una certa rude sincerità che lo rendeva abbastanza amato. Era anche favorito dal fatto di comandare il più bel paese di Abissinia ed il più fertile. (p. 192)
*Oliè dunque non era un cattivo capo, ma aveva delle crisi veramente pazzesche per cui più di una volta i sudditi medesimi furono costretti ad imbavagliarlo ed a legarlo. (p. 192)
*I giudizi abissini sono condotti con sottigliezza ed acume. L'amministrazione della giustizia forma del resto l'occupazione principalissma di tutti coloro che detendono un comando od una carica. Dopo la passione per le armi, credo che quella per i tribunali sia nell'anima abissina la più forte. (p. 202)
*La mentalità abissina non fa distinzione fra il merito di sopprimere un nemico della patria e quello di abbattere un elefante. È gloria del medesimo genere, onorata dagli stessi segni esteriori in vita ed in morte, con l'anellino d'oro appeso all'orecchio a mò di pendente e con il fascio delle bacchette sulla fossa. (p. 210)
*Gli abissini si riservano un solo mestiere per il quale dimostrano ottime attitudini ed una passione straordinaria: quello del commerciante girovago, del ''nagadi''; il vero, l'instancabile viaggiatore del suo paese, occupazione che risponde del resto alla passione per la vita nomade diffusissima in Etiopia. (p. 214)
*La conquista dei galla, iniziata da Menelik nel 1870 ebbe fine nel 1897 con l'assoggettamento dei borana. I galla difesero con la forza della disperazione le loro terre: solo le scordie fra tribù e tribù e i fucili dei quali l'Europa aveva invaso l'Abissinia finirono per avere ragione sul loro valore e sul loro numero. Decimati dalla strage e dalle carestie susseguenti alle guerre ed alle razzie che popolarono l'Abissinia di schiavi, i galla si sottomisero agli scioani, ma l'odio di razza cova in loro tenace e paziente fomentato dalle tristi condizioni provocate dal governo dispotico e crudele dei luogotenenti abissini. (p. 239)
*I galla non hanno una religione ben determinata ma tengono in onore più di qualunque altro popolo d'Abissinia e forse di Africa la carità e la tolleranza. Le loro credenze sono un miscuglio di giudaismo, di islamismo e di paganesimo. Adorano Oul dio del cielo assisstito da quarantaquattro geni secondari e quelli fra i galla che sono cristiani continuano ad invocare cotesti geni fra le preghiere di un cristianesimo denaturato. L'islamismo dei galla, dov'è diffuso, ha essenzialmente carattere di opposizione politica agli abissini copti. (p. 250)