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== Archivio citazioni per Wikiquote, voce Lillo Gullo ==
*Diario minimo di due estati in una (''Estate, molle stagione / di cocomeri e baci''), le poesie di Gullo si traducono in una sorta di elogio della stasi e della lentezza, dell’inerzia e del torpore. Un io negato (o meglio “sgovernato”) che muove passi di lumaca catturando “calmeria di ozi” e “largheria di vedute”. Ma soprattutto una cifra ironica e lieve. Giochi di lettera e di parola, rime argute, lessico estroso, musicalità metastasiana per un canto che “scarroccia” tra dolcezza e volubilità. <ref>citato in Giovanni Tesio, ''Lillo Gullo, Elogio della stasi e della lentezza, sull’inerzia'', ''La Stampa-tuttoLibri'', 10 settembre 2005</ref>
 
*Diario minimo di due estati in una (''Estate, molle stagione / di cocomeri e baci''), le poesie di Gullo si traducono in una sorta di elogio della stasi e della lentezza, dell’inerzia e del torpore. Un io negato (o meglio “sgovernato”) che muove passi di lumaca catturando “calmeria di ozi” e “largheria di vedute”. Ma soprattutto una cifra ironica e lieve. Giochi di lettera e di parola, rime argute, lessico estroso, musicalità metastasiana per un canto che “scarroccia” tra dolcezza e volubilità. <ref>citato in Giovanni Tesio, ''Lillo Gullo, Elogio della stasi e della lentezza, sull’inerzia'', ''La Stampa-tuttoLibri'', 10 settembre 2005</ref>
*Dopo il periodo d’oro della poesia siciliana, popolato da autori della grandezza di Edoardo Cacciatore, Lucio Piccolo, Angelo Maria Ripellino, Salvatore Quasimodo e Ignazio Buttitta, Bartolo Cattafi, Santo Calì e Antonino Uccello, che ne è oggi della pratica di scrivere versi? Chi sono i poeti che attualmente contano, quelli che non hanno nulla a che spartire coi verseggiatori della domenica, sedicenti rimatori e instancabili grafomani? [...] Se spostiamo il nostro sguardo su Palermo, troviamo un drappello di poeti armati sino ai denti: Pino Giacopelli [...], Piero Longo [...], Aldo Gerbino [...], Lucio Zinna [...], Tommaso Romano [...], Salvatore Di Marco [...], Crescenzio Cane [...], Lillo Gullo, “miniaturista affabile”, poeta raffinato e ironico. <ref> citato in Salvatore Ferlita, ''Il ritorno della poesia, ecco i big e gli emergenti'', ''La Repubblica'' di Palermo, 20 gennaio 2009</ref>
 
*È un canto di radice mediterranea, lirico e moderno a un tempo, schiuso al rapimento d’incanto dell’oggetto cantato: “ Ed ecco, il germoglio: / rinnovellata materia / che nella crepa s’avanza. // Poi vorrà ergersi spiga / per ondeggiare al vento: / e tingersi di biondo / per rivaleggiare con l’oro”. Gullo canta anche scene e personaggi dddi paese – le donne “stradalinghe”, il barbiere arbitro dei pettegolezzi locali, venditori e sensali; o il violinista orbo che “pregava con i sette coltelli delle note / e con occhi che somigliavano a denti / ed era come se scuoiasse satanassi”… Assieme alla plaquette poetica Gullo ha pubblicato, sempre per i tipi di Nicolodi, un volumetto di aforismi, ''Labbreggiature'', con disegni di Giuseppe Maraniello. <ref> citato in Enrico Grandesso, ''Il Mediterraneo cantato da Lillo Gullo miniaturista'', ''Avvenire'', 18 luglio 2008 </ref>
 
*Gullo aforista-poeta sfiora ma non tocca. Più che la sentenza che marchia a fuoco o il motto che aspira alla proverbialità, gli si addice l’allusione e il non detto. In un mondo che affoga nelle parole, la parsimonia del linguaggio è necessaria: ''Imbrattare un foglio candido: / scrivere, in fondo, / è il gesto di un vandalo''. <ref> citato in Giampiero Cinque, rubrica ''Novità in libreria'', ''Giornale di Sicilia'', 22 marzo 2008</ref>
 
*Lillo Gullo è maestro di parola, figlio della tradizione grandissima di Sicilia... è bello leggere Gullo, le sue parole rare, ad esempio: ziri, sodaglie, chiotte, pittavano, tiraloro, carusi, stradalinghe, ingrommato, cirneco, fercolo, giummi, mustazzi, squieto, aquilonare, moltiplicanza, cògnito e pelargonio. Per sei ottavi, certo, si tratta di sicilianismi ma nel resto si trova il coraggio che è dei grandi scrittori di forgiare parole nuove... Si tratta di un’enfasi, creativa e antica, una voglia immane di fondere parole, di accostarle, farle suonare e distenderle... Lillo Gullo (le tante elle del nome già di per sé fanno poesia, bel suono, e fa poesia il nome del suo paese natale, pensate, Aliminusa) sa scrivere “bellissimo”, dalla pausa al respiro. E sa del senso che sfugge (dei nostri giorni) e della parola che scava in noi sagome di rimorsi. Ma il poeta, in lui, arriva prima della passione. E agogna. O subito dopo, e la acquieta nella malinconia del ricordo. O del rimorso. Sensazione ed emozione composta col bulino. Come odorare le zagare senza riversare su quei fiori la propria compagnia. Una poesia che è fatta soprattutto di parole, ma quando trovi il rigo della malinconia, nel ricordo o nel dolore definitivo della vita, allora il verso di Gullo si fa roncola che toglie il fiato al pensiero. E l’affanna. <ref>citato in Renzo M. Grosselli, ''Siculo, remoto, caldo Gullo'', ''l’Adige'', 20 giugno 2007</ref>
 
== Poesie ==
 
===Il disertore===
 
===Pensieri di legno===
 
===Sfarzo d'inesistenza===
 
===Il centro del sempre===
 
===Labbreggiature===
 
===Cerimonie della calura===
 
===Beati. On the road in the room===
 
===Lo scialo dei fatti===
*''Eccomi a [[mano|mani]] alzate: | e non è l'usato tic di chi vince | bensì il limato gesto di altra razza: | di chi da tempo si allena alla resa.'' (''A mani alzate'', p. 19)
*''[[mano|Mani]] che fasciarono seni | mani che dissero l'addio | mani che scalarono gambe | mani che che solcarono cieli | mani che colsero rose. || [[rosa|Rose]] diacce di mistral | rose fustigate dal pampero | rose sabbiate dallo scirocco | rose scarmigliate dal libeccio. || Mani innamorate eppure devote | a San Tommaso: perciò per amare | pretendono prima di toccare l'amore.'' (''Mani e rose'', p. 54)
*''Manca il pozzo al percorso | e allora si accelera il passo | per godere del fresco al più presto: | sarà il ventaglio di un'onda | oppure l'ombra di un
pesco.'' (''Il fresco, p. 29)
*''Mentre mi confida | pensieri vertiginosi | una [[nuvola]] nottambula | è spazzata via dalla boria di un vento | che con la scusa di nettare zittisce.'' (Pensieri di nuvola'', p. 30)
*''Un raggio di sole detective | rivela la scomposta dance | del pulviscolo atmosferico, | tentacolare creatura | che in controluce sillaba | la recita dell'esistenza.'' (''Dance'', 31)
*''Brezze di menta pizzicano | platani in figura di polene | mentre carote come triglie | abboccano all'amo delle mani. || Nel campo di mare | onde rapprese in solchi | a luglio schiumeranno | pennacchi di spighe d'oro.'' (''Campo di mare'', 45)
*''Capita talora di notare | la reptazione sghemba di un lombrico | o l'inettezza di una formica | a trainare un grano di tormentone. || E sono forse inesplorati indizi | di infermità impensabili per noi | che l'infimo immaginiamo | vivo o morto e mai malandato.'' (''Formiche malandate'', p. 46)
*''Appassiti ormai i giorni del colle | cinto da uno scialle di cirri, | oggi impera Febo e drappeggia | le strade che arano il pensdìo | con draghi che sputano vampe. || Solo in casa il riparo è possibile: | e perciò ciascuno declama il copione | al cospetto di una platea di pareti. | Il mio: ancorato ad un gambo di rosa, | fluttuare indeciso tra il cercarti e l'attesa.'' (''Il copione'', p. 51)
*''Poi al primo fiorire dell'erba spada | i campi si atteggiavano ad arena | per giumenti in fuga d'amore | e villani valenti nel lancio del laccio.'' (da ''Enigmi di muli'', p. 56)
*''[[Vento]] con l'occhio lungo | e il fiato di zagara | e una coda inaudita | vento quassabondo | che sgrazi le vele | e rabbuffi le rose | vento mai sazio di foglie cricchianti | e di ombrelli e cappelli | vento libertario | che beffi confini | e ingarbugli bandiere: | presto, entra a casa mia | e, se trovi un fosco cuore, insuffla due grani di allegria.'' (''La coda del vento'', p. 60)
*''È maggio, vanto di Maria, | e nella pece che abbonda | di lutti e di ombra | penitenti a piedi scalzi | innalzano salmi | per perorare sottovoce | favori e grazie innominabili.'' (da ''Dicerie di maggio'', p. 61)
*''Arrivarono all'improvviso | annunciati da nitriti | e comprarono lecconerie | profumi ed a riballi. || Mangiarono – i bordonari – | incollati all'arcione: | un occhio alle mule | l'altro alle some. || Mirando le orbite | torpide degli assilli | fumarono trinciato forte | e ancora bevvero vino. || Ad un cenno del capobastone | si diressero infine alle alture | lasciandosi dietro | solo polvere e congetture.'' (''L'improvvisata'', p. 62)
*''Che formicolio di granaglie | sulla pancia del feudo | già arena di erranza | per ciclopi e cavalcanti! || E svelte transitano le nubi | per non accecare il pupazzo | che imbroglia i fili | dello scialo dei fatti. || Sicché: il bacio degli amanti | ha il tempo lento | della pigra eternità | di un piccolo mare. || E mentre i tetti morti cullano | il dormiveglia di colline di pane | il più intonato canto dell'esistere | è un capitombolo al tramonto.'' (''Il feudo dei ciclopi'', p. 64)
*''Sulle tracce di parole in quiescenza | tra damaschi di ameni lemmari | per capacitarle ad una corrusca risorgendo | con cimieri sopra sguardi fieri. || Che ricanti l'arzigogolo e lo sfarzo: | oricalchi per la pompa di un bando | un vulcano che erutta broccati | era zoppo e op là un montambanco. || E ancora: il ronzino promosso corsiero | il cuscino suona meglio origliare | i conquassi addobbati con rose... | e all'altare: tanti putti per un ''Miserere''. !! Torneamenti per un bacio a cavallo | tra la bella damigella e l'invitto paladino | e in fine: spaventanti per la Reina al castello | con vampe di draghi e lo zolfo di un Farfarello.'' (''Palco di carta'', p. 65)
*''La [[mano]], questo angelo custode | che ci segue ovunque, | questa nobile carne che l'accattone | degrada a cassetta dell'elemosina. || La mano, questo balcone | spalancato sull'infinito, | questo pendaglio incerto | tra la spada e la rosa. || La mano, questa mano, | quando giunge l'ora | del banchetto sul letto | si rivela pure magnanima amante. || Le amorose portate | con gli occhi divide | e con la bocca regale e persino | con un plebeo commensale.'' (''Mano dell'infinito'', p. 67)
==Note==