Menelik II: differenze tra le versioni

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*Menelik ha la tunica di velluto nero, simile a quella del padre: e lo ''sciamma'', che è della stessa forma del ''marghef'', ma di tessuto men sottile, e senza ricami: invece è rigato, a larghi intervalli, da larghe strisce scarlatte. In capo un corno dogle di raso verde, intorno al cui lembo inferiore s'avvolge una coda di leone, segno e ricompensa dell'aver ucciso il re delle foreste. ([[Ferdinando Martini]])
*Menelik riuscì a ritagliarsi un suo impero nella carta dell'Africa, così come la regina Vittoria, l'imperatore Guglielmo, re Leopoldo del Belgio, la Francia repubblicana e l'Italietta di Umberto I si ritagliavano i loro. ([[Arminio Savioli]])
 
===[[Arnaldo Cipolla]]===
*Constatavo da per tutto che la venerazione per Menelik era il solo sentimento generale che non si discuteva. Il prestigio del suo nome era immenso, esso formava la sola molla che regolasse quel disordinato organismo, ma lo era in quanto Menelik personificava il vittorioso che aveva compiuto la più grande impresa guerresca contemporanea. Quando la mente dell'imperatore si modernizzò sino a comprendere la convenienza di sfruttare i benefici della vittoria per fare dell'Abissinia uno stato relativamente ordinato, dove l'avvento al potere supremo più non rappresentasse il risultato di convulsioni interne, il suo popolo non lo comprese e non lo seguì, perché non comprende e non comprenderà mai come si possa aspirare al trono, vale a dire ad essere universalmente ubbidito e temuto, senza avere conquistato quella suprema potenza colla spada in pugno. Esso si spiega che si possa ubbidire all'imperatore, ma non alla sua volontà postuma. Ritenere ciò equivale attribuire all'Abissinia una mentalità ed un sentimento che essa ancora non possiede.
*Menelik aveva compreso che la condizione essenziale per la salvezza del suo stato stava nella assimilazione delle forme civili e fece quanto di meglio potè per imporle ai suoi popoli.
*Menelik checchè se ne dica lascerà l'Abissinia ben poco differente dal punto di vista dell'unità nazionale da quello che era agli inizi del suo regno. L'amalgama dei cento popoli compresi entro i confini dell'impero è apparente, incerta, come lo era venticinque anni or sono. Il prestigio personale dell'Imperatore ha sopito le cause di conflagrazione interna, ma non le ha certo neutralizzate, e dato che nessuna nazione europea ha per ora nelle sue vedute, l'idea di attentare alla integrità dell'impero, rimane senz'altro scartata la possibilità di una provocazione che riesca a suscitare un movimento simile a quello verificatosi nel novantasei contro di noi. Al giorno d'oggi scioani, galla, tigrini ed amhara si odiano non meno profondamente di come si odiavano per il passato.
*Tutti sanno che Menelik ha aderito alla conferenza di Bruxelles per l'abolizione della schiavitù e chi è stato in Abissinia sa pure come sia assolutamente proibito e mostrare di sapere che la schiavitù è in fiore.
 
==Note==