Etiopia: differenze tra le versioni

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*Ancora: il sentimento religioso fu per lo passato negli Abissini tutta una cosa col sentimento nazionale, perché il loro più costante nemico fu il mussulmano, che, notate, tentò imporre il giogo, non mai le credenze. Questa parte della storia dell'Etiopa possono non curare gli Svedesi, a noi Italiani sarebbe funesto il dimenticarla.
*Gli Abissini hanno saldo il sentimento e vivo il desiderio della giustizia.
*Gli Abissini, in generale, hanno il pensiero breve: valentissimi nell'avviluppare matasse di raggiri da dipanarsi o tagliarsi il giorno dopo.
*Gli Abissini non sono una gente giovane di fede ingenua, che aspetti di snebbiarsi: sono un popolo vecchio e corrotto e perciò divoto negli atti, scrupoloso nelle pratiche religiose, ma senza affetto interiore; capacissimi di ribellarsi a chi tenti di offendere quelli scrupoli o di mutare quelle pratiche, incapaci e incuranti di trarre dalla fede insegnamenti alla vita. Popoli di credenti, sta bene: ma che vuol essere dispensato dall'osservare i comandamenti di Dio.
*Non è vero che speriamo di diffondere la civiltà in Abissinia. [...] Non si tratta di tribù selvagge e idolatre, bensì di un popolo cristiano da secoli, la cui compagine politica è secolare, nel cui paese, per secoli, conquistatori e viaggiatori tentarono imprimere tracce dell'incivilimento europeo; quel popolo non ne volle sapere: le sue capanne sono ancora quelle de'tempi biblici, i suoi costumi presenti furono conosciuti da Erodoto. Noi figuriamo di voler porre un termine alle guerre fratricide che spezzarono in quelle regioni ogni molla dell'operosità umana, e arroliamo ogni giorno e paghiamo Abissini perché si sgozzino con Abissini. Eh! via replicate a noi malinconici che in Europa siamo troppo pigiati, che in Etiopia vi sono tre o quattro abitanti per ogni chilometro quadrato, che oramai le conquiste coloniali sono un'empia necessità, ma non parlate d'incivilimento. Chi dice che s'ha da incivilire l'Etiopia dice una bugia o una sciocchezza. Bisogna sostituire una razza a razza: o questo, o niente. [...] All'opera nostra l'indigeno è un impiccio; ci toccherà dunque, volenti o nolenti, rincorrerlo, aiutarlo a sparire, come altrove le Pelli Rosse, con tutti i mezzi che la civiltà, odiata da lui per istinto, fornisce: il cannone intermittente e l'acquavite diuturna. È triste a dirsi ma pur troppo è così: i colonizzatori sentimentali si facciano coraggio: ''fata trahunt'', noi abbiamo cominciato, le generazioni avvenire seguiteranno a spopolare l'Affrica de'suoi abitatori antichi, fino al penultimo. L'ultimo no: l'ultimo lo addestreranno in collegio a lodarci in musica, dell'avere, distruggendo i negri, trovato finalmente il modo di abolire la tratta!
*Se fosse vero che le cure adoperate nel costruire la casa, nel mantenerla netta e salubre sono altrettante prove del grado di civiltà a cui un popolo è giunto, indizi della sua maggior o minore elevatezza morale; se proprio ciò fosse vero, bisognerebbe dire che gli Abissini stanno nella scala degli esseri umani, sotto a' selvaggi medesimi: i selvaggi scavano una fossa attorno le loro capanne affinchè l'acqua non vi penetri; gli Abissini non fanno nemmeno questo.