Walter Benjamin: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Walter Benjamin==
*Attualmente la costruzione della vita dipende molto più dai fatti che dalle convinzioni. (citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 63. ISBN 9788858014165)
*C'è un quadro di [[Paul Klee|Klee]] che si chiama Angelus Novus. Vi è rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, e le ali sono dispiegate. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un'unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l'angelo non può più chiuderle. Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui. Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera. (dalle tesi ''Sul concetto di storia'', Einaudi, 1997, pp. 35-7)
*Che nella bellezza possa avere una parte anche la felicità, sarebbe un bene troppo grande, di cui il loro rancore non si consolerebbe mai. (da ''Per un ritratto di Proust'', in ''Opere complete'', vol. III)
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*Il labirinto è la patria dell'esitazione. La via di chi teme di arrivare alla meta traccerà, facilmente, un labirinto. Così fa l'istinto negli episodi che precedono la sua soddisfazione. Ma così fa anche l'umanità (la classe) che non vuol sapere dove va a finire. (da "Parco centrale", "Angelus Novus", Einaudi, 1995, p. 136)
*Giudicare la forza di pensiero di Baudelaire dai suoi escorsi filosofici (Lemaître) sarebbe un grave errore. Baudelaire è un cattivo filosofo, un buon teorico, ma insuperabile solo come rimuginatore. Del rimuginatore ha la stereotipia dei motivi, la fermezza del rifiuto di tutto ciò che potrebbe distrarlo, la capacità di porre continuamente l'immagine al servizio del pensiero. Il rimuginatore, come tipo storicamente determinato di pensatore, è quello che è di casa fra le allegorie. (da "Parco centrale", "Angelus Novus", Einaudi, 1995, p. 136)
*Impotenza virile - figura chiave della solitudine, nel suo segno si attua l'arresto delle forze produttive - un abisso separa l'uomo dai suoi simili. (da "Parco centrale", "Angelus Novus", Einaudi, 1995, p. 139)
*Il romanzo ''Lesabéndio'' è il frutto di una vita spirituale di grande purezza e riflessione e la coscienza dell'esser legato ad alcuni elementi del "reale" e dell' "esterno" gli ha conferito quella purezza che noi chiamiamo stile. (''[[Paul Scheerbart]]: Lesabéndio''; citato in [[Fabrizio Desideri]], ''Il «fantastico» Scheerbart'', Editori Riuniti, Roma 1982)
*... il [[sole]], meno propizio ai sognatori, sfuma le ore ben diversamente dal solito. Allora bisogna eludere il [[giorno]] fin dal primo [[mattino]], soprattutto bisogna alzarsi presto e avere una buona [[coscienza]] per l'[[ozio]]. [[Ferdinand Hardekopf]], l'unico vero decadente della letteratura tedesca, che io considero, fra tutti i poeti viventi a [[Parigi]], il più improduttivo e il più virtuoso, ha indicato, nell'''Ode del beato mattino'' dedicata a [[Emmy Hennings]], le migliori misure protettive per il sognatore contro i giorni di sole. In tutta la storia dei ''poètes maudits'', il capitolo della loro lotta contro il sole è ancora da scrivere... (da ''Das Passagen – Werk'')<ref name=>Citato in [[Franco Buono]], ''Ferdinand Hardekopf: il fantasma dell'avanguardia'', Edizioni Dedalo, Bari 1996, p. 46.</ref>
*Impotenza virile - figura chiave della solitudine, nel suo segno si attua l'arresto delle forze produttive - un abisso separa l'uomo dai suoi simili. (da "Parco centrale", "Angelus Novus", Einaudi, 1995, p. 139)
*L'[[allegoria]] barocca vede il cadavere solo dall'esterno. [[Charles Baudelaire|Baudelaire]] lo vede anche dall'interno.<ref name=cort>Citato in [[Andrea Cortellessa]], ''[[Giovanni Raboni]]. L'osso senza carne della parola'', ''Poesia'', anno XII, n. 126, Crocetti Editore.</ref>
*L'orientamento pratico è un tratto caratteristico di molti narratori nati. In modo più marcato che in Leskov, esso si ritrova per esempio in Gotthelf, che dava ai suoi contadini consigli pratici di agricoltura; o in Nodier, che si occupava dei pericoli dell'illuminazione a gas; e un Hebel, che metteva nel suo Tesoretto brevi istruzioni scientifiche per i suoi lettori, rientra di diritto in questa serie. Tutto ciò rinvia alla natura della vera narrazione. Apernente o meno, essa implica un utile, un vantaggio. Tale utile può consistere una volta in una morale, un'altra in un'istruzione di carattere pratico, una terza in un proverbio o in una norma di vita: in ogni caso il narratore è persona di «consiglio» per chi lo ascolta. Se oggi questa espressione ci sembra antiquata, ciò dipende dal fatto che diminuisce la comunicabilità dell'esperienza. Per cui non abbiamo consiglio né per noi né per gli altri. Il «consiglio», infatti, non è tanto la risposta a una domanda quanto la proposta relativa alla continuazione di una storia (in svolgimento). Per riceverlo, bisognerebbe essere in grado di raccontarla. (''Il narratore'', p. 15)
*La [[moda]] è l'eterno ritorno del nuovo. (da ''Parco centrale'', XXIX, in ''Opere complete'', vol. VII)
*La presa ferma, apparentemente brutale, fa parte dell'immagine della salvezza.<ref name=cort/>
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*Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza. (da ''Angelus Novus'')
*{{NDR|Dalla conclusione della recensione a ''L'aridité'' di [[Roger Caillois|Caillois]], in riferimento alle attività del [[Collège de sociologie]]}} È triste vedere come un'ampia corrente limacciosa sia alimentata da fonti situate ad una notevole altitudine. (da ''Critiche e recensioni'', Einaudi 1979, p. 314)
*L'orientamento pratico è un tratto caratteristico di molti narratori nati. In modo più marcato che in Leskov, esso si ritrova per esempio in Gotthelf, che dava ai suoi contadini consigli pratici di agricoltura; o in Nodier, che si occupava dei pericoli dell'illuminazione a gas; e un Hebel, che metteva nel suo Tesoretto brevi istruzioni scientifiche per i suoi lettori, rientra di diritto in questa serie. Tutto ciò rinvia alla natura della vera narrazione. Apernente o meno, essa implica un utile, un vantaggio. Tale utile può consistere una volta in una morale, un'altra in un'istruzione di carattere pratico, una terza in un proverbio o in una norma di vita: in ogni caso il narratore è persona di «consiglio» per chi lo ascolta. Se oggi questa espressione ci sembra antiquata, ciò dipende dal fatto che diminuisce la comunicabilità dell'esperienza. Per cui non abbiamo consiglio né per noi né per gli altri. Il «consiglio», infatti, non è tanto la risposta a una domanda quanto la proposta relativa alla continuazione di una storia (in svolgimento). Per riceverlo, bisognerebbe essere in grado di raccontarla. (''Il narratore'', p. 15)
*[[Robert Walser|Walser]] comincia dove cessano le fiabe.<ref>Citato in [[Ferruccio Masini]], ''Il suono di una sola mano. Lemmi critici e metacritici'', Guida Editori, Napoli, 1982, p. 79.</ref>