Sigmund Freud: differenze tra le versioni

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*La [[magia]] deve servire agli scopi più diversi: sottomettere i fenomeni naturali al volere dell'uomo, difendere l'individuo da nemici e pericoli e fornirgli la possibilità di danneggiare gli avversari. (p. 90)
*Ma la [[magia]] è cosa ben diversa; essa, in definitiva, non tiene conto degli spiriti, e si vale invece di speciali procedure, non della banale metodica psicologica. Ci renderemo facilmente conto che la magia costituisce la parte più originaria e più importante della tecnica animistica, dato che fra i metodi con cui si usa trattare con gli spiriti ci sono anche quelli magici, e la magia viene applicata anche in casi in cui secondo noi, non è stata ancora realizzata la spiritualizzazione della natura. (p. 90)
*Il principio su cui le pratiche magiche si basabasano, o, meglio, il principio della [[magia]], è così chiaro che tutti gli specialisti furono costretti a riconoscerlo. A prescindere dalla valutazione che egli ne fa, può essere espresso concisamente con le parole di E. B. Taylor: «confondendo un legame ideale con un legame reale». (p. 90-91)
*Nella fase animistica l'uomo si attribuisce l'onnipotenza; la cede agli [[dèi|dei]] in quella religiosa, senza tuttavia rinunciarvi seriamente, giacché si lascia la facoltà di guidare, in base ai suoi desideri, gli dei, con varie influenze. L'onnipotenza dell'uomo non trova più posto nella [[scienza|visione scientifica]] del mondo, giacché egli ammette la propria piccolezza, è rassegnato alla [[morte]] ed è sottomesso a tutte le necessità della [[natura]]. Tuttavia una parte dell'originaria credenza nella propria onnipotenza sopravvive con la fiducia nella potenza dell'intelletto umano, che impugna le leggi della realtà. (p. 99)
*Allora, sia nel tempo che nel contenuto, la fase animistica trova corrispondenza nel narcisismo, la fase religiosa in quella di scelta dell'oggetto caratterizzata dall'attaccamento del bambino ai genitori, ed infine per la fase scientifica troveremo la piena corrispondenza nello stato adulto dell'individuo che rinuncia al principio del piacere e, adattandosi alla realtà, ricerca il suo oggetto nel mondo esterno. Solo in un campo, in quello dell'[[arte]], si è conservata sino ai nostri giorni «l'onnipotenza del pensiero». Solo nell'arte succede ancora che un uomo, consumato dai desideri, riesca a creare qualcosa che somigli al soddisfacimento e che, in virtù dell'illusione artistica, questo spasso, come fosse una cosa reale, dia luogo a conseguenze affettive. Giustamente si parla di incantesimo dell'arte e si paragona l'artista all'incantatore. Questo confronto è forse più significativo di quanto vorrebbe essere. L'arte, che non è di certo iniziata come «arte per l'arte», si trovava in origine al servizio di tendenze che in gran parte sono oggi venute meno. Si può a ragione affermare che tra queste siano parecchie intenzioni magiche. (p. 101)