Angelo Del Boca: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sulla [[Guerra dell'Ogaden]]}} Aggredita a nord dagli eritrei e a sud dai somali e minata al centro da una furibonda lotta per il potere, l'Etiopia andava alla deriva, incapace da sola di reagire ai colpi che le venivano inferti. Fu a questo punto che, in risposta ad un disperato appello del ''Derg'' etiopico, l'Unione Sovietica intervenne nel conflitto, coinvolgendo anche Cuba. Il 22 gennaio 1978, dopo essere stato rifornito di armi con un gigantesco ponte aereo e rafforzato da truppe scelte cubane, l'esercito etiopico passava alla controffensiva sotto la direzione di generali sovietici. E in meno di due mesi, dopo aver battuto duramente le forze somale, soprattutto nella piana di Giggiga, le costrinse alla ritirata da tutto l'Ogaden. Il disastro per Mogadiscio avrebbe potuto essere anche di più vaste proporzioni se non fosse intervenuto un accordo fra Mosca e Washington che consentiva ai resti dell'esercito somalo di salvarsi dall'accerchiamento e dalla distruzione e di mettersi in salvo in Somalia. Sempre in base all'accordo sopraccitato, gli etiopici rinunciavano al diritto all'inseguimento.
*Gli effetti devastanti dell'avventura somala nell'Ogaden indussero Siad Barre a compiere, tra il 1978 e il 1982, alcune scelte ideologiche e di campo, non sempre coerenti e sovente di facciata. Così, mentre con il congresso straordinario del ''Somali Revolutionary Socialist Party'' (SRSP) ribadiva che la scelta socialista era ormai irreversibile, con l'accordo siglato a Washington il 21 agosto 1980 concedeva in affitto alla nazione più capitalista del mondo la base areonavale di Berbera. E mentre rilanciava lo slogan «il socialismo unisce, il tribalismo divide», in realtà, sotto i primi colpi dell'opposizione armata, si trincerava sempre di più nella propria fortezza clanica non fidandosi che dei Marrehan. In effetti tutti i mutamenti che si sono verificati dopo il 1978 hanno più il marchio delle concessioni formali che di un aumento significativo della sovranità popolare. Siad Barre metteva soltanto in pratica quella «strategia della sopravvivenza», di cui si era rivelato anche in precedenza un maestro.
*Che la [[Repubblica Democratica Somala|Somalia]] fosse già, all'inizio degli anni '80, e anche prima, uno Stato di polizia, era noto a tutti. Che le sue carceri fossero sovraffollate e agghiaccianti non era un mistero per nessuno. Che fosse stata inclusa nella lista nera di Amnesty International era altrettanto noto. Che il suo regime fosse, infine, corrotto e inaffidabile, era di dominio pubblico. La Somalia di Siad Barre, dunque, godeva di una pessima reputazione e se c'era una nazione al mondo che, più delle altre, doveva possedere le prove delle iniquità del regime somalo, questa era l'Italia.
*La guerra del Golfo, vissuta in diretta sugli schermi televisivi dall'intero pianeta, annullava, con la sua straordinaria ricchezza di mezzi di sterminio, la guerra fra poveri che si combatteva in Somalia. Una guerra, peraltro, non meno sanguinosa di quella del Golfo anche se combattuta con vecchie armi scartate da altri eserciti.
*Sull'utilità dell'opera di mediazione italiana si possono nutrire molti dubbi. Intanto va detto che avrebbe avuto più credibilità se fosse stata condotta da diplomatici non compromessi con il regime di Siad Barre e capaci di un linguaggio nuovo, più persuasivo.