Oriana Fallaci: differenze tra le versioni

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*In Etiopia si ignorava perfino cosa fossero le elezioni, cosa fosse il voto. Se qualcuno avesse spiegato a un pastore del Gondar che aveva diritto d'esprimere la sua opinione e manifestarla con una cosa che si chiama voto, egli sarebbe ritenuto beffato e non ci avrebbe creduto. Naturalmente, non esistevano partiti politici. Neanche clandestini. La polizia segreta era organizzatissima, i telefoni erano controllati, e perfino gli stranieri avevano paura a esprimere un punto di vista che non coincidesse con quello dell'imperatore. Per un nulla si poteva essere accusati di lesa maestà, e finire in prigione o impiccati. Il fatto era che l'imperatore non credeva all'Etiopia inserita in un clima di libertà e di democrazia, e non stimava molto il suo popolo. Con le persone di cui si fidava ripeteva sempre, con sprezzo: «Vous savez, ces gens...». E citava l'esempio del Congo: «Ecco cosa succede a dare la libertà a certa gente».
*Agli inizi del suo regno Ailé Selassié introdusse in Etiopia la radio. Più tardi, i giornali e la televisione. Malgrado ciò, anche ad Addis Abeba non si sapeva nulla di ciò che accadeva nel resto del mondo. Sia la radio che i giornali e la televisione servivano solo come strumenti di propaganda reale.
*Vi erano due argomenti proibiti con Ailé Selassié: L'Eritrea e il ruolo che il principe ereditario Asfa Wossen ebbe nel colpo di Stato del 1960. Il [[Colpo di Stato in Etiopia del 1960|colpo di Stato]] fu condotto mentre l'imperatore era in Brasile e i suoi protagonisti furono i fratelli [[Menghistu Neway|Menghistu]] e Girmané Neway. Né l'uno né l'altro erano ambiziosi o cattivi. Erano solo due tipi stanchi del regime feudale, sinceramente convinti alla causa della giustizia sociale e della libertà. Neanche comunisti, si potevano definire due socialdemocratici con un programma di riforme e non di rivoluzione.
*{{NDR|Parlando di [[Haile Selassie]]}} I suoi veri amici erano gli americani cui consentiva il controllo politico ed economico del paese e ai cui consiglieri militari aveva consegnato l'esercito, l'aviazione, i servizi segreti. I suoi veri nemici erano i sovietici che aizzavano Gibuti all'indipendenza e aiutavano il Sudan che a sua volta aiutava l'Eritrea. Però andò anche a Mosca e l'Etiopia era piena di bulgari, di rumeni, di polacchi, di jugoslavi, insomma di ambasciate comuniste. Ailé Selassié andava d'accordo coi paesi arabi però chiamò gli israeliani a istruire la polizia segreta, la polizia criminale e la Guardia Imperiale. Con loro aveva in comune tutto l'interesse a non perdere i porti di Asmara e di Assab. I suoi rapporti erano ottimi anche coi francesi, nel timore che rinunciassero a Gibuti. Restavano freddini solo con gli inglesi: non gli aveva mai perdonato il distacco con cui lo avevano accolto durante l'esilio. E, sebbene gli inglesi lo avessero rimesso sul trono, nessuno lo aveva mai udito pronunciare una parola nella loro lingua. Che conosceva benissimo.
*Ailé Selassié era molto superstizioso e disperatamente attaccato alla vita. Ogni anno si recava a Ginevra dove si sottoponeva a cure di ringiovanimento e sembra che spesso rinnovasse il suo sangue con sangue giovane e fresco. Lo affliggeva un principio di arteriosclerosi. Ma la sua morte era più temuta dagli altri che da lui stesso. Il suo talento politico, infatti, non era stato abbastanza vasto da preparare il giorno in cui egli non ci sarebbe stato più. La sua genialità non era stata abbastanza completa da piantare un solido seme quando il suo sarebbe seccato. Le sue vecchie mani non avevano mai mollato o delegato il potere. Il suo vecchio cuore non aveva mai superato il principio dell'après-moi-le-déluge. Forse la morte gli faceva tanta paura perché sapeva che Ailé Selassié rischiava d'essere l'ultimo imperatore d'Etiopia, Leone di Giuda, Eletto di Dio, Potenza della Trinità, Re dei Re.