Plutarco: differenze tra le versioni

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+ incipit Vita di Teseo e citazione Vita di Romolo
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+ 2 citazioni Solone, riordinamento
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==''Vite parallele''==
*Ad un tratto entrò nella stanza un soldato romano che gli ordinò di andare con lui da Marcello. [[Archimede]] rispose che sarebbe andato dopo aver risolto il problema e messa in ordine la dimostrazione. Il soldato si adirò, sguainò la spada e lo uccise. (19, 9<ref>Traduzione di C. Carena, volume II, Milano, 1974, p. 217.</ref>)
*Bruto era in atto di far passar l'esercito da Abido alla riva opposta, e posava, secondo il suo costume, di notte, sotto al padiglione, non dormendo, ma all'avvenire pensando: perché se fu mai capitano che poco dormisse, egli fu desso, e per sua natura dimorava vigilante il più del tempo: parveli sentire grande strepito alla porta, e guardando al lume della lucerna vicina a spegnersi, vide terribile imagine d'uomo strano, grande e d'orribile aspetto. Di che spaventato in principio, come vide poi non far male, né parlare, ma tacito starsi appresso al letto, domandò chi fusse. Costui risposte: Sono, o Bruto, il tuo mal genio, e mi rivedrai appresso Filippi. (da ''Vita di Giulio Cesare'', IV, citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Chi l'ha detto?|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. [[s:Pagina:Chi l'ha detto.djvu/772#c2075|740]])
*[[Callicratida]] [...] non dette una buona risposta quando, all'indovino che lo pregava di guardarsi dalla morte che le vittime sacrificate presagivano, disse che le sorti di [[Sparta]] non dipendevano da un solo uomo. (da ''Vita di Pelopida'', 2, 1, traduzione di Stefano Bocci e Aristoula Georgiadou, 1998)
*{{NDR|[[Filisto]] dice che}} Gli Ateniesi [...], grazie a un solo sofista {{NDR|[[Platone]]}}, volevano abbattere la tirannide di [[Dionisio II di Siracusa|Dionisio]], convincendolo a disfarsi delle sue diecimila guardie e ad abbandonare le quattrocento triremi, i diecimila cavalieri e una fanteria di molte volte maggiore, per andare a cercare nell'Accademia quel suo 'bene' misterioso e diventare felici in virtù della [[geometria]]. (''[[Dione]]'', 14, 3<ref>Giulio Maria Chiodi, Roberto Gatti, ''La filosofia politica di Platone'', FrancoAngeli, 2008, p. 64. ISBN 9788846494634</ref>)
*{{NDR|[[Demetrio I Poliorcete]]}} Grande amatore, grande bevitore, grande capitano, munifico, sprecone, insolente. Era alto di statura: i suoi lineamenti erano di una bellezza tanto singolare, che non ci fu scultore né pittore capace di ritrarla. Essi possedevano dolcezza e severità, terribilità e grazia: vi rifulgevano l'audacia di un giovane, l'aspetto di un eroe e la maestà di un re. Alla stessa maniera era conformato il suo carattere, tale cioè da sbigottire e attrarre chi aveva a che fare con lui. (citato in [[Nella Provenzal]], ''Demetrio Poliorcete'', Historia, n. 245, luglio 1978, Cino del Duca)
*Io vorrei certamente essere il primo fra questi, piuttosto che il secondo a [[Roma]].
*Ho scelto l'uomo simpatico a preferenza del ricco; preferisco un uomo senza denaro al denaro senza un uomo. (''[[Temistocle]]'')
:«Preferisco un [[uomo]] senza quattrini, piuttosto che quattrini senza uomo.»
*E [[Alessandro Magno|Alessandro]] andò da [[Diogene di Sinope|Diogene]]. Lo trovò sdraiato al sole. Diogene, sentendo tanta gente che veniva verso di lui, si sollevò un po' e guardò Alessandro. Questi lo salutò affettuosamente e gli chiese se avesse bisogno di qualcosa che potesse fare per lui. «Scostati dal sole» rispose il filosofo.
*{{NDR|Dopo la [[w:Battaglia di Egospostami|battaglia di Egospotami]]}} [[Lisandro]], poiché decretata fu dal consesso la morte ai tremila Ateniesi prigionieri di guerra, fattosi venir innanzi [[Filocle]], comandante degli [[Atene|Ateniesi]] medesimi, lo interrogò, a qual gastigo condennasse egli sè stesso per aver già consigliata a' suoi cittadini una tal determinazione contro gli altri Greci che restati fosser prigioni {{NDR|tagliare a ognuno di loro il pollice della mano destra}}: e costui, senza rallentar punto il coraggio suo per la calamità in cui si trovava, gli rispose, che accusar ei non volesse chi non avea giudice alcuno a cui poter ricorrere; ma che essendo vincitore facesse pur eseguire quanto dovuto avria sostenere, se rimanea vinto. (da ''Vita di Lisandro'', 13, 1, traduzione di Girolamo Pompei, 1829)
*Sia i giovani nelle palestre, sia gli anziani nelle botteghe o seduti nei luoghi di ritrovo disegnavano carte geografiche della Sicilia e del mare che la circonda con i porti e i punti della costa dell'isola che guarda l'Africa. (da ''Nicia'', 12,1-2, introduzione di Luciano Canfora, traduzione e note di Daniela Manetti, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1987)
 
===''Teseo''===
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===''Romolo''===
====Citazioni====
*Infatti, quelli che erano chiamati patrizi non partecipavano alle vicende politiche, ma era rimasto loro solo il nome e la carica: si riunivano nel Senato più per abitudine che per esprimere il loro parere. Poi ascoltavano in silenzio gli ordini di colui che deteneva il potere e si differenziavano dal popolo per il vantaggio di ascoltare per primi quello che da lui era comandato. (27, 2)
 
===''SertorioSolone''===
====[[Incipit]]Citazioni====
*Dopo aver preso parte a una seduta dell'Ecclesía, Anacarsi disse di meravigliarsi anche di questo, che presso i Greci parlano i sapienti, ma decidono gli ignoranti. (5, 6)
*Irragionevole e vile, però, è l'uomo che rinuncia all'acquisto di un bene necessario per paura di perderlo. Secondo questo modo di pensare, nessuno potrebbe amare il possesso della ricchezza, della fama, della sapienza, per timore di poterlo perdere. (7, 1)
 
{{NDR|Plutarco, ''Vita di Solone'', traduzione di A. Traglia, UTET, 1992.}}
 
===''Temistocle''===
====Citazioni====
*Ho scelto l'uomo simpatico a preferenza del ricco; preferisco un uomo senza denaro al denaro senza un uomo. (''[[Temistocle]]'')
:«Preferisco un [[uomo]] senza quattrini, piuttosto che quattrini senza uomo.»
 
===''Nicia''===
====Citazioni====
*Sia i giovani nelle palestre, sia gli anziani nelle botteghe o seduti nei luoghi di ritrovo disegnavano carte geografiche della Sicilia e del mare che la circonda con i porti e i punti della costa dell'isola che guarda l'Africa. (da ''Nicia'', 12,1-2, introduzione di Luciano Canfora, traduzione e note di Daniela Manetti, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1987)
 
===''Demostene''===
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====[[Explicit]]====
Poco prima che io giungessi ad Atene, accadde, si dice, il fatto che segue. Un soldato, chiamato in giudizio dal suo comandante, pose il poco oro che possedeva nelle mani della statua dell'oratore, che tiene le dita intrecciate. Là accanto era nato un piccolo platano; molte foglie, o spinte per caso dal vento o ammucchiate dal soldato stesso che aveva posto l'oro per nasconderlo, cadute e posatesi sopra le mani, fecero sì che l'oro restasse celato per non poco tempo. Quando l'uomo tornò ritrovò l'oro e la voce si diffuse; al che molti spiriti arguti colsero l'occasione per fare a gara nel celebrare in versi l'incorruttibilità di Demostene. Ma [[Demade]] non godette a lungo della sua odiosa fama; la giusta vendetta di Demostene lo condusse in Macedonia, dove fu meritatamente ucciso per mano di coloro che egli adulava in modo vergognoso; anche in precedenza era loro odioso ma ora cadde sotto il peso di un'accusa cui non poté sfuggire: saltò fuori infatti una sua lettera nella quale esortava Perdicca a impadronirsi della Macedonia e a salvare i Greci che, diceva, erano tenuti da un filo marcio e vecchio, intendendo con ciò Antipatro. Ad accusarlo fu Dinarco di Corinto; Cassandro, al colmo dell'ira, gli fece sgozzare il figlio tra le braccia, poi ordinò che anche lui venisse ucciso allo stesso modo. Così Demade imparò, in conseguenza di queste gravissime sventure, che i traditori vendono anzitutto se stessi, cosa che Demostene gli aveva spesso detto senza per altro che egli se ne persuadesse. Eccoti dunque, o Sosio, la vita di Demostene, che ho scritto basandomi su quello che ho letto o che la tradizione tramanda.
 
===''Sertorio''===
====[[Incipit]]====
Non ci si dovrebbe stupire, se, mutando variamente la Fortuna il suo corso, in uno spazio di tempo infinito i medesimi avvenimenti si ripetono.
 
====Citazioni====
*La [[perseveranza]] serve più della violenza: molte cose che non possono essere superate tutte assieme lo sono se prese poco a poco. (16, 4)
 
===''Timoleonte''===
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{{NDR|Plutarco, ''Vita di Emilio'', traduzione di D. Magnino, UTET, 1998.}}
 
=== ''LicurgoSertorio'' ===
====[[Incipit]]====
Non ci si dovrebbe stupire, se, mutando variamente la Fortuna il suo corso, in uno spazio di tempo infinito i medesimi avvenimenti si ripetono.
 
====Citazioni====
*La [[perseveranza]] serve più della violenza: molte cose che non possono essere superate tutte assieme lo sono se prese poco a poco. (16, 4)
 
===''Pelopida''===
====Citazioni====
*[[Callicratida]] [...] non dette una buona risposta quando, all'indovino che lo pregava di guardarsi dalla morte che le vittime sacrificate presagivano, disse che le sorti di [[Sparta]] non dipendevano da un solo uomo. (da ''Vita di Pelopida'', 2, 1, traduzione di Stefano Bocci e Aristoula Georgiadou, 1998)
 
===''Giulio Cesare''===
====Citazioni====
*Bruto era in atto di far passar l'esercito da Abido alla riva opposta, e posava, secondo il suo costume, di notte, sotto al padiglione, non dormendo, ma all'avvenire pensando: perché se fu mai capitano che poco dormisse, egli fu desso, e per sua natura dimorava vigilante il più del tempo: parveli sentire grande strepito alla porta, e guardando al lume della lucerna vicina a spegnersi, vide terribile imagine d'uomo strano, grande e d'orribile aspetto. Di che spaventato in principio, come vide poi non far male, né parlare, ma tacito starsi appresso al letto, domandò chi fusse. Costui risposte: Sono, o Bruto, il tuo mal genio, e mi rivedrai appresso Filippi. (da ''Vita di Giulio Cesare'', IV, citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Chi l'ha detto?|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. [[s:Pagina:Chi l'ha detto.djvu/772#c2075|740]])
 
===''Licurgo''===
====Citazioni====
*Bisogna sapere che a [[Sparta]] regnava un'abominevole disparità di condizioni sociali tra i cittadini e vi si aggirava un gran numero di diseredati, che non possedevano un palmo di terra, perché tutta la ricchezza era concentrata nelle mani di poche persone... [[Licurgo]] ripartì il territorio della Laconia in 30.000 lotti, dati in assegnazione agli abitanti del contado, i Perieci, e quello dipendente dalla città in 9.000, quanti erano gli Spartani veri e propri. (8<ref>Traduzione di C. Carena.</ref>)