Jacob Burckhardt: differenze tra le versioni

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==''Lettere (1838- 1896)''==
*La [[storia]] è e resta per me poesia in massima scala; ben inteso, io non la considero, per così dire, in modo romantico-fantastico, cosa che non porterebbe a niente, ma quale meraviglioso processo di metamorfosi e di nuovo, perennemente nuovo svelamento dello spirito. Mi arresto a questo {{sic|liminar}} del mondo e tendo le mie braccia verso l'origine di tutte le cose, e con ciò per me la storia è pura poesia di cui ci si può impadronire con la contemplazione. Voi filosofi, al contrario, procedete oltre: il vostro sistema irrompe nelle profondità del segreto del mondo e la storia è per voi fonte di conoscenza, una scienza, poiché vedete o credete di vedere in essa il ''primum agens'', quando invece per me essa è mistero e poesia. (dalla lettera a Karl Fresenius da Berlino, 19 giugno 1842, p. 88)
*E guarda, persino qui, quando me ne sto nella mia stanzetta [...](abito vicino alle Quattro Fontane, all'ultimissimo piano, in una posizione magnifica che domina mezza città), il mio amico Tritone gorgoglia con la sua acqua giù in Piazza Barberini e mi trascina ad un amichevole colloquio a due alla finestra del balcone, da dove io riesco ''con un unico sguardo'' a vedere [[Roma]], dal Pantheon passando per San Pietro, Castel Sant'Angelo, Trinità dei Monti, Villa Ludovisi fino ad arrivare a Palazzo Barberini [...]. Anche solo la veduta che godo, in particolare i tramonti su Monte Mario, fa impazzire da come è bella. E poi questa colorata, possente Roma, che ricaccia indietro i miei poveri pensieri quando questi fanno capolino! (dalla lettera a Gottfried Kinkel da Roma, 18 maggio 1846, pp. 124-125)
*Il prossimo inverno, almeno che non succeda chissà cosa, riparto per Roma. Voglio ancora farmi una bevuta da questo calice incantato e ricoperto d'oro; la primavera che sonnecchia in me sotto il ghiaccio tornerà a fiorire. (da una lettera a Hermann Schauenburg da Berlino, 22 marzo 1847, p. 133)
*Ci credi, se ti dico che la domenica esco mal volentieri a passeggio, solo per non incontrare berlinesi ''en masse''? I tre quarti di questi volti sono inaciditi e avviliti, gli altri ingrassati a forza di filisteismo. Roma è certo anche povera, ma quale bellezza, chiarezza ed espressività in quei volti! Alcuni sono magri, certo segnati dagli anni e consumati dalle intemperie, ma tutto ha un che di deciso, fermo, non c'è niente di ''a priori'' scrofoloso, molliccio, informe. (dalla lettera a Edward Schauenburg da Berlino, 25 marzo 1847, p. 136)
 
 
==Note==