Max Brooks: differenze tra le versioni

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*In Giappone gli [[hibakusha]], i 'sopravvissuti alla bomba', occupavano un gradino unico nella nostra scala sociale. Eravamo trattati con pena e compassione: vittime, eroi e simboli per ogni programma politico. Eppure, come esseri umani, eravamo poco più che degli emarginati. Nessuna famiglia permetteva ai suoi rampolli di sposarci. Gli hibakusha erano lo sporco, il sangue che macchiava la purezza dell'''onsen''<ref>Fonte naturale di acqua calda, spesso usata come bagno termale.</ref> genetico giapponese. (Tomonaga Ijiro, p. 200)
*Gli [[ainu]] sono l'etnia indigena più antica del Giappone, e nella nostra scala sociale sono persino più in basso dei coreani. (Tomonaga Ijiro, p. 201)
*I [[kami]] sono gli spiriti che vivono in ogni singolo aspetto della nostra esistenza. Li preghiamo, li onoriamo, speriamo di compiacerli e di conquistarci il loro favore. Sono gli stessi spiriti che spingono le grandi imprese giapponesi a benedire il futuro sito delle loro industrie, gli stessi spiriti che spingevano i giapponesi della mia generazione a venerare l'imperatore come una divinità. I kami sono le fondamenta dello shintoismo, letteralmente 'la via degli dèi', e il culto della natura è uno dei più sacri e antichi princìpi di questa dottrina. (Tomonaga Ijiro, p. 204)
*Mi ero ormai reso conto che i morti viventi erano sorprendentemente privi di odori. Sì, c'era quel sottile accenno di decomposizione, più forte se il corpo si era trasformato da parecchio, o se la carne masticata si era spinta oltre le budella raccogliendosi in un cumulo marcescente negli indumenti intimi. Nelle altre circostanze, però, i morti viventi emanavano quello che io definisco "puzzo inodore". Non avevano nemmeno i batteri nello stomaco o in bocca che, negli umani, sono responabili dell'alito cattivo. (Tomonaga Ijiro, p. 207)
*Sì, l'[[Unione Sovietica]] era arretrata e inefficiente, e sì, la nostra economia crollò dalle cima di montagne di armi. Ma quando la madrepatria ne ebbe bisogno, queste montagne salvarono i suoi figli. (Sergei Ryzhkov, p. 265)