Mohammad Mossadeq: differenze tra le versioni

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===[[Mohammad Reza Pahlavi]]===
*Aveva cominciato con l'affermare, e la cosa in se stessa era esatta, che l'Iran aveva sopportato troppo a lungo l'influsso e la dominazione delle potenze straniere. Da un'osservazione del genere era saltato alla conclusione che la cosa migliore per l'Iran era di non accordare concessioni a nessuna potenza e di non accettare favori da nessuno. A prima vista il contenuto negativistico della sua posizione richiamava l'isolazionismo politico prevalso per un verto periodo in alcuni stati dell'America prima della seconda guerra mondiale. Ma il negativismo di Mossadeq superava anche tale precedente, abbracciando nella sua estensione la politica estera e quella interna del paese.
*Che cosa mancava a Mossadeq per essere un vero statista? Per prima cosa era di una ignoranza sbalorditiva. Benché avesse studiato all'estero, ignorava praticamente tutto sugli altri paesi del mondo. Di economia capiva meno che niente. Io non sono un economista di professione, eppure so qualcosa sui fatti e sui princìpi più comuni dell'economia nazionale e internazionale. Come scià ho avuto modo di trattare con un'infinità di funzionari d'ogni genere e di diversa formazione politica, ma in tutta franchezza devo dire che raramente ho trovato qualcuno che, essendo in una posizione di responsabilità, eguagliasse l'ignoranza da lui mostrata dei princìpi più elementari della produzione, del commercio e degli altri fattori economici.
*Erano occorsi circa trenta mesi per far apparire Mossadegh agli occhi di tutti gli iraniani l'incarnazione stessa dell'apprendista stregone, incapace di controllare e dominare le forze distruttrici da lui stesso scatenate.
*In apparenza egli non si legò mai ai comunisti, ma in realtà il suo potere era fondato sul loro appoggio e lui stesso non era altro che un loro strumento.
*Le contraddizioni di quel rètore – contraddizioni perpetue – fra parola e azione, i suoi improvvisi e imprevedibili salti di umore – dall'esaltazione alla depressione – il suo passare da certezze violentemente espresse in discorsi isterici a lacrime, singhiozzi, malattie «diplomatiche», commedie macabre: «Io muoio... eccetera», ne fanno un politico difficile da giudicare. Alcuni lo hanno paragonato a Robespierre, altri a un personaggio della commedia dell'arte.
*Mossadeq non sosteneva la non-violenza come sistema di vita: non era Gandhi. Bisognava infatti tener presente che bande di malviventi controllate da lui o da suoi sostenitori scorrazzarono per molti mesi nella capitale, aggredendo persone innocenti e terrorizzando la cittadinanza. Fra l'altro va considerato il fatto che i seguaci di Gandhi, dopo l'indipendenza dell'India, non hanno mai interpretato la dottrina della non-violenza come un principio morale che giustifichi l'irresponsabilità in fatto di sicurezza interna.
*Poiché sua madre era una discendente dei Khadjar, forse odiava la nostra dinastia.
*Probabilmente, mi è stato prospettato, Mossadeq era soltanto un romantico il quale pensava di poter far retrocedere nel tempo la Persia.
*Se non condividevo l'entusiasmo di alcuni parlamentari per il leader del Fronte nazionale, era perché avevo osservato in passato alcune curiose contraddizioni tra i propositi di Mossadegh e le sue azioni. Ufficialmente era il difensore del sentimento nazionalistico anticolonialistico, il campione del patriottismo più intransigente, dichiarava che non bisognava accordare alle potenze straniere concessioni o vantaggi di sorta. Chiamava la sua dottrina la dottrina dell'«equilibrio negativo» e il suo più grande difetto era proprio quello di essere completamente negativo.