Mohammad Reza Pahlavi: differenze tra le versioni

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*Sono calmo di natura, sia di fronte al pericolo sia in altre circostanze. Raramente mi accade di perdere il controllo, e mi piace creder di avere un certo senso dell'umorismo, sebbene in me esso sia assai più riservato e tranquillo che non in altri. So apprezzare i buoni scherzi e mi diverto moltissimo a guardare le vignette politiche o d'altro genere. (p. 68)
 
*Non deve meravigliare il fatto che mio padre coltivasse stretti rapporti economici con la Germania. I tecnici tedeschi e il macchinario costruito in Germania erano conosciuti in tutto il mondo, e il governo di Berlino offriva vantaggiose condizioni commerciali. La Germania non aveva nei confronti dell'Iran nessun preoccupante passato imperialistico, raramente aveva interferito nei nostri affari interni e in più era avversaria delle due grandi potenze che per lungo tempo avevano fatto il bello e il brutto tempo nel paese. I nazisti sembravano tenere in gran conto la comune origine ariana dei due popoli, mentre i persiani, i quali erano già abituati a un regime autoritario, non si rendevano pienamente conto che Hitler, più o meno come Stalin, non rispettava i diritti essenziali dell'uomo. (pp. 73-74)
 
*Il nostro esercito era stato colto completamente di sorpresa. Le truppe di terra avevano avuto gli accampamenti e i depositi bombardati, e le nostre esigue unità navali erano state affondate con perdite considerevoli di vite umane. È naturale che mio padre e molti altri persiani pensassero che gli alleati avevano tradito il nostro paese. A mio padre sembrava assurdo che le potenze alleate avessero potuto violare la nostra indipendenza e sovranità in modo così flagrante. Naturalmente si rendeva conto che essi avevano tutti i mezzi necessari per invadere il paese, ma in fondo pensava che, per ragioni morali e per rispetto alle leggi internazionali, avrebbero presto interrotto le operazioni. (p. 79)
 
*Mio padre non era né sciocco né del tutto digiuno di strategia militare. Se gli inglesi e i russi avessero spiegato chiaramente il loro punto di vista egli avrebbe senz'altro capito. Invece si limitarono al ritornello senza fine dei tedeschi nell'Iran. Ho già spiegato come la maggior parte di questi si trovasse nel nostro paese per ragioni di lavoro, e a noi risultava che la colonia germanica era formata al massimo da circa quattrocentosettanta persone con le relative famiglie. Anche ammettendo che qualche altro cittadino tedesco si trovasse nel paese illicitamente e senza permesso di residenza, è logico che mio padre si ribellasse alle richieste alleate. Essi poi sapevano come egli fosse sensibile su questioni del genere, e quanto a me non posso fare a meno di credere che le loro note fossero state redatte in malafede: penso infatti che avessero maggior interesse a cercare un pretesto per invadere il paese, che a raggiungere un accordo. (p. 81)
 
*Se davvero gli alleati si preoccupavano di un'eventuale offensiva da parte dei tedeschi, perché non chiesero il nostro aiuto sotto forma di un'alleanza militare e politica? Qualcuno potrebbe obiettare che a causa del neutralismo di mio padre la proposta sarebbe stata assurda. Io dirò allora che mio padre era una persona ragionevole e che per lui la cosa più importante consisteva nel benessere del proprio paese. Se gli alleati fossero stati più precisi e avessero prospettato onestamente allo scià Reza il quadro esatto delle loro necessità strategiche in relazione al nostro paese, sono certo che mio padre avrebbe compreso il loro punto di vista. E sono sempre del parere che egli o avrebbe accettato le loro proposte oppure si sarebbe messo in disparte in modo da permettere a me di farlo. Gli alleati non sarebbero stati così costretti a dislocare nell'Iran truppe di cui avevano gran bisogno altrove, mentre a noi sarebbero stati risparmiati l'affronto e il caos dell'invasione, il che ci avrebbe permesso di collaborare molto tempo prima alla lotta comune contro la tirannia di Hitler. (pp. 82-83)
 
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