Ravello: differenze tra le versioni

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*'''Cosima Wagner''' (1837-1930): '''[Dal Diario, 26 maggio 1880]''' “''Mercoledì 26. Colazione serena e cavalcata su a Ravello, bella al di là di ogni descrizione. A Ravello trovato il giardino di Klingsor. Colazione a villa, poi caffè dall’amministratore del signor Reed, la cui moglie, una svizzera, ci ricorda Vreneli, ed è molto piacevole nella sua serietà. Cavalcata via Santa Chiara al piccolo padiglione (il panorama di Santa Chiara per me è il più bello). Fermata con cantata di Peppino. Discesa da contemplare e bella serata sulla terrazza con conversazioni sulle stelle che brillano sopra di noi, e la luna, che, come si afferma, ci guarda con le 'guance gonfie e la faccia istupidita'.'' ''(R. ha scritto nel libro a Ravello: Ho trovato il II atto di Pars(ifal)"''.
* '''[[Ferdinand Gregorovius]]''' (1821-1891): '''[Wanderjahre in Italien, 1872]''' "''Entrammo poi nell’antica Ravello e ad un tratto in mezzo a queste rocce selvagge, ci trovammo dinanzia ad una città moresca che con le sue torri e case dai fantastici arabeschi offriva un aspetto completamente arabo. Essa è costruita in tufo nero, isolata ed abbandonata nel deserto verdastro della montagna. Qui il mondo è scomparso; non vi è niente altro che alberi e rocce. Al di sotto di noi, a distanza irreale, il mare purpureo. Nei giardini, torri alte e nere, bizzarre architetture di stile moresco con arabeschi semidistrutti sopra le finestre e sopra le graziose, piccole colonne negli archi. Sul mercato, accanto alla chiesa, si eleva un’antica casa moresca, anch’essa di tufo nero ed adorna di arabeschi. Due singolari colonne la chiudono agli angoli. Il tetto posa su un cornicione a volte. Questo edificio porta il nome di 'Teatro moresco'. Era senza dubbio uno dei palazzi degli antichi signori di Ravello. Perché questa città oggi deserta era un tempo una fiorente colonna di Amalfi e contava trentaseimila abitanti. Ricche famiglie trapiantarono qui il lusso che doveva scaturire dall’unione con l’Oriente e con i Saraceni di Sicilia".''
*'''[[André Gide|Andrè Gide]]''' (1869-1951): '''[ambienta a Ravello, nel 1902, scriveil in L’immoraliste,romanzo 1924L'Immoraliste]''' “''Un mattino, spogliatomi, mi guardai; quando vidi le braccia troppo magre, le spalle, che anche con il maggior sforzo non riuscivo a raddrizzare, ma soprattutto la bianchezza, o meglio la mancanza di colore della mia pelle, provai vergogna e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Mi rivestii in fretta e, invece, di scendere verso Amalfi, come avevo abitudine di fare, mi diressi verso alcune rocce ricoperte di erba rasa e di muschio, lontano dalle case, lontano dalle strade, dove sapevo di non essere visto … L’aria era pungente, ma il sole bruciava. Offersi tutto il corpo al suo calore. Mi sedetti, mi distesi, mi voltai. … Ci fermammo a Ravello 15 giorni; ogni mattina tornavo sulle rocce e facevo la cura''”.
*'''[[E. M. Forster|Edward Morgan Forster]]''' (1879-1970): '''[a Ravello nel 1901, ambienta qui la sua Story of Panic]''' “''Ravello è un posto delizioso con un delizioso, piccolo hotel dove incontrammo persone piene di charme''“.
*[[Gore Vidal|'''Gore Vidal''']] (1925-2012):'''[per lungo tempo residente a Ravello, in un’intervista disse] ''“'''''<nowiki/>''Venticinque anni fa, mi fu domandato da una rivista americana quale era il luogo più bello che avessi mai visto in tutti i miei viaggi; ed io risposi: 'Il panorama del Belvedere di Villa Cimbrone in un luminoso giorno d’inverno, quando il cielo ed il mare sono così vividamente azzurri che non è possibile distinguerli l’uno dall’altro''”.