Parigi: differenze tra le versioni

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*''D'ogni piacer Parigi è assai fecondo; | Teatro, danze, giochi, ed armonia | Alla vita gentil schiudon la via.'' ([[Gian Carlo Di Negro]])
*E così sono a Parigi... Non pensiate però che io voglia raccontarvi molto proprio riguardo alla città di Parigi. Ritengo infatti che ne abbiate già letto tanto in russo, che leggerne vi sia persino venuto a noia. Per di più ci siete stati voi stessi e probabilmente avete esaminato tutto molto meglio di me. [...] E quindi non vi racconterò che cosa esattamente io non abbia esaminato con attenzione, ma ecco quello che in compenso vi dirò: che ho creato una definizione di Parigi, che le ho consegnato un epiteto, e che ho intenzione di difendere quest'epiteto. E cioè: che Parigi è la città più morale e virtuosa di tutto il globo terrestre. Quale ordine, infatti! Che sensatezza, che rapporti ben definiti e solidamente stabiliti: com'è tutto garantito e messo in riga: come son tutti soddisfatti, e come tutti quanti si sforzano di convincersi d'essere soddisfatti ed effettivamente felici, come tutti, infine, si sono a tal punto sforzati, da essere realmente convinti della propria soddisfazione ed effettiva felicità, e... e... lì si son fermati. ([[Fëdor Dostoevskij]])
*{{NDR|Parigi, di mattina, nelle grandi feste}} è la città che canta. Prestate orecchio, dunque, a quell'"assieme" di campanili, spandete sul tutto il brusio di un milione d'uomini, l'eterna querela del fiume, gli infiniti aliti del vento, l'"a quattro" grave e lontano delle grandi foreste, disposte sulle colline all'orizzonte come immensi mantici d'organo, spegnetevi come in una mezza tinta quanto lo scampanio centrale avrebbe di eccessivamente rauco o di eccessivamente acuto, e dite se conoscete al mondo alcunché di più ricco, di più festoso, di più dorato, di più splendido di questo tumulto di campane, di questa fornace di musica, di queste diecimila voci di bronzo che cantano assieme in flauti di pietra alti trecento piedi da terra, di questa città che non è più che un'orchestra, di questa sinfonia che ha tutto il clamore di una tempesta. ([[Victor Hugo]])
*Eccomi preso daccapo a quest'immensa rete dorata, in cui ogni tanto bisogna cascare, volere o non volere. La prima volta ci restai quattro mesi, dibattendomi disperatamente, e benedissi il giorno che ne uscii. Ma vedo che la colpa era tutta mia, ora che ci ritorno ''... composto a nobile quiete'', perché guai a chi viene a Parigi troppo giovane, senza uno scopo fermo, colla testa in tumulto e colle tasche vuote! ([[Edmondo De Amicis]])
*Ho due amori: il mio Paese e Parigi. ([[Joséphine Baker]])