Raffaello Giovagnoli: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Ciceruacchio e don Pirlone: Giovanni Mastai Ferretti Pio IX)
Riga 7:
*Ingegno fervido e potente, {{sic|nudrito}} di molteplici e seri studî, ardente spiritualista, suffuso di una nube di misticismo – che si palesa anche nel suo stile, caldo, robusto, entusiasta, talora un po' retorico, qua e là un po' turgido, un po' asmatico –, [[Giuseppe Mazzini]] ebbe un unico intendimento, una sola idealità, all'attuazione della quale consacrò tutto sé stesso dal 1831 in poi: porre a fondamento dell'ordinamento sociale due concetti, espressi, nella sua famosa formula: ''Dio e Popolo''; concetti che egli armonizzava sopra un cardine morale, il ''dovere'', dal quale soltanto scaturisce il ''diritto''. Quindi, per l'Italia, l'unità nazionale da conseguirsi con la democrazia e per la democrazia, con due mezzi: ''pensiero'' ed ''azione'', val quanto dire con la educazione dei giovani per prepararli alla lotta delle armi e al sacrificio di sé stessi. (cap. 1, pp. 41-42)
*{{NDR|Giovanni Mastai Ferretti, futuro [[Papa Pio IX|Pio IX]]}} D'ingegno svogliato, di fantasia, non direi calda, ma esagitabile, di animo impressionevole, subitaneo, {{sic|inchinevole}} alle cose belle, buone e generose, ma instabile e mutevolissimo, il cardinal Mastai era scarso di studî, povero di idee, e, in queste condizioni dell'ingegno e dello spirito, egli mancava assolutamente di fermezza di principî, di serietà e profondità di convincimenti, e in lui non era quindi – e non poteva essere – saldezza di carattere. (cap. 1, p. 50)
*{{NDR|[[Papa Pio IX|Pio IX]]}} Bello della persona, dal volto aperto e simpatico, signorile nei modi, facondo parlatore, dalla voce sonora, armoniosa e insinuante, il nuovo Pontefice di questi suoi pregi reali, e di quelli immaginati e attribuitigli dalla adulazione allettatrice, femminilmente invaniva, e alle lusinghevoli carezze della lingua cortigianesca sempre aperto e pronto {{sic|avea}} l'orecchio. E, come in tutti gli intelletti mediocri e in tutti i caratteri deboli suole avvenire, il nuovo Pontefice più assai che di sentimento religioso, di pregiudizi paurosi e di superstizioni infantili aveva l'animo ingombro: onde sul suo cuore due modi vi {{sic|avea}} di far presa: col solleticarne la vanità e con l'eccitarvi lo scrupolo. (cap. 1, p. 50)
*{{NDR|[[Angelo Brunetti]], detto Ciceruacchio}} Il bambino era bianco, roseo, biondo, dagli occhi azzurri, grosso e rotondo più dell'ordinario. Per quella abbondante rotondità di forme infantili, le comari del vicinato, togliendolo dalle braccia della sora Cecilia<ref>Cecilia Fiorini, moglie di Lorenzo Brunetti e madre di Angelo.</ref> e vezzeggiandolo e palleggiandolo, cominciarono, in coro, a dire: ''Oh che bel Ciccio!... Oh che bel Ciccio!...'' e altre ad aggiungere: ''È grasso come un rocchio, oh che bel rocchio! Oh che bel ruacchio!''<ref>Parole del dialetto romanesco, con le quali si indica un bel pezzo di carne di bove, tagliato nelle parti posteriori dell'animale. {{NDR|N.d.A., n. 2, p. 73}}</ref> E di lì derivò, fin dall'infanzia, il soprannome di ''Ciceruacchio''. (cap. 2, p. 73)
*{{NDR|Angelo Brunetti}} Cordiale, leale, compassionevole, soccorrevole, generoso, fin troppo, fin quasi alla prodigalità, era amico delle liete brigate, dei ritrovi numerosi, delle merende, delle cene e alquanto dedito al vino.<br>Mai sentì, o mai, almeno, dimostrò di sentire né orgoglio né ambizione: uomo alla mano, affabile, ingenuo, primitivo, un po' rozzo ne' modi, fu sempre di grandissima buona fede, credulo oltre misura, e accessibilissimo quindi all'influenza che riuscivano ad esercitar su di esso coloro che ne sapevano più di lui, e che conoscessero l'arte di pervenire – ciò che era assai agevole – a inspirargli fiducia e ad acquistarsi la sua benevolenza. (cap. 2, p. 76)