Indro Montanelli: differenze tra le versioni

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*Indro Montanelli: "Pare avessi scelto bene, era una bellissima ragazza bilena, di dodici anni" - ''sorridendo al pubblico con soddisfazione'' - "Scusatemi, ma in Africa era un'altra cosa. E così l'avevo sposata, nel senso che l'avevo regolarmente comprata dal padre." [[Elvira Banotti]]: "Lei ha detto di avere avuto tranquillamente una sposa di dodici anni e a 25 anni lei non si è peritato affatto di violentare una ragazza di dodici anni, dicendo 'Ma in Africa queste cose si fanno'. Io vorrei chiedere a lui come intende normalmente i suoi rapporti con le donne date queste due affermazioni." I. M. "Signorina guardi, sulla violenza, nessuna violenza, le ragazze in Abissinia si sposano a 12 anni." E.B. "Ma su un piano di consapevolezza dell'uomo, il rapporto con una bambina di dodici anni è un rapporto con una bambina di dodici anni. In Europa eviterebbe di violentare una bambina, vero?" I. M.: "Sì, in Europa sì" E.B.: "Ecco. Appunto." ("L'ora della Verità", Rai - [[Gianni Bisiach]], 1969)<ref>Citato in Il Post [https://www.ilpost.it/2019/03/10/statua-indro-montanelli-imbrattata La storia della statua di Indro Montanelli imbrattata a Milano], 10 marzo 2019 </ref>
*Certamente [[Benito Mussolini|Mussolini]] fu un grossissimo politico, un uomo politico di grandissimo fiuto, di tempismo formidabile: lo dimostrò la facilità con cui vinse. Forse dovuta per metà alle sue capacità, alla sua bravura – parlo sempre come politico – e per metà all'insipienza, alla nullaggine dei suoi avversari, perché è tempo oramai di dire anche questo. Non c'è dubbio che il potere assoluto guastò completamente Mussolini: il Mussolini del 1930 non era certamente quello del 1940, il Mussolini di dieci anni dopo l'avvento al potere era diventato una specie di marionetta, la caricatura di sé stesso. Aveva perso proprio il senso della realtà, che era stato invece il suo forte da principio, il contatto col pubblico lo aveva perso, il senso della misura, e lo aveva dimostrato poi con gli errori madornali che ha fatto. Nei primi dieci anni credo che alcune cose buone le abbia fatte. Non credo che abbia ucciso la democrazia, credo che l'abbia soltanto seppellita perché era già morta. Da quel poco che ricordo l'Italia era un grosso carnevale, e anche abbastanza drammatico, perché la situazione interna era addirittura sfasciata: correva sangue, ne correva molto, noi in Toscana ne sapevamo qualcosa [...]. E quindi non è vero che lui... le democrazie non vengono mai uccise, le democrazie muoiono. Dopodiché si dà la colpa a chi le seppellisce, ma la verità è che si suicidano, e credo che la democrazia italiana del '21-22 si sia suicidata. [...] Mussolini capì una cosa fondamentale: che per piacere agli italiani bisognava dare a ciascuno di essi una piccola fetta di potere col diritto di abusarne. Questo era il fascismo. Il fascismo aveva creato una [[gerarchia]] talmente articolata e complessa che ognuno aveva dei galloni: il capofabbricato, il caposettore... tutti avevano una piccola fetta di potere, di cui naturalmente ognuno abusava, come è nel carattere degli italiani. (da ''Questo secolo'', 1982)
 
*Certamente [[Benito Mussolini|Mussolini]] fu un grossissimo politico, un uomo politico di grandissimo fiuto, di tempismo formidabile: lo dimostrò la facilità con cui vinse. Forse dovuta per metà alle sue capacità, alla sua bravura – parlo sempre come politico – e per metà all'insipienza, alla nullaggine dei suoi avversari, perché è tempo oramai di dire anche questo. Non c'è dubbio che il potere assoluto guastò completamente Mussolini: il Mussolini del 1930 non era certamente quello del 1940, il Mussolini di dieci anni dopo l'avvento al potere era diventato una specie di marionetta, la caricatura di sé stesso. Aveva perso proprio il senso della realtà, che era stato invece il suo forte da principio, il contatto col pubblico lo aveva perso, il senso della misura, e lo aveva dimostrato poi con gli errori madornali che ha fatto. Nei primi dieci anni credo che alcune cose buone le abbia fatte. Non credo che abbia ucciso la democrazia, credo che l'abbia soltanto seppellita perché era già morta. Da quel poco che ricordo l'Italia era un grosso carnevale, e anche abbastanza drammatico, perché la situazione interna era addirittura sfasciata: correva sangue, ne correva molto, noi in Toscana ne sapevamo qualcosa [...]. E quindi non è vero che lui... le democrazie non vengono mai uccise, le democrazie muoiono. Dopodiché si dà la colpa a chi le seppellisce, ma la verità è che si suicidano, e credo che la democrazia italiana del '21-22 si sia suicidata. [...] Mussolini capì una cosa fondamentale: che per piacere agli italiani bisognava dare a ciascuno di essi una piccola fetta di potere col diritto di abusarne. Questo era il fascismo. Il fascismo aveva creato una [[gerarchia]] talmente articolata e complessa che ognuno aveva dei galloni: il capofabbricato, il caposettore... tutti avevano una piccola fetta di potere, di cui naturalmente ognuno abusava, come è nel carattere degli italiani. (da ''Questo secolo'', 1982)
* [[Enzo Biagi]]: "Quanti anni aveva?" I.M.: "Aveva dodici anni, ma non mi prendere per un Girolimoni, a dodici anni quelle lì erano già donne. L'avevo comprata a Saganei, insieme ad un cavallo ed un fucile, in tutto cinquecento Lire." - E.B.: "Lei com'era?" - I.M.: "Un animalino. Docile." (da ''Questo secolo'', Enzo Biagi, 1982) <ref>Citato in [https://www.raiplay.it/video/2014/09/Indro-Montanelli-Un-elegante-provocatore---Gli-archivi-della-storia-del-15092014-b80c2736-88e9-440b-89d9-9cf958107648.html RaiPlay - Gli archivi della storia], 15 settembre 2014 </ref>
*Io esclusi immediatamente la responsabilità degli [[Anarchia|anarchici]] {{NDR|dalla [[strage di piazza Fontana]]}} per varie ragioni: prima di tutto, forse, per una specie di istinto, di intuizione, ma poi perché conosco gli anarchici. Gli anarchici non è che sono alieni dalla violenza, ma la usano in un altro modo: non sparano mai nel mucchio, non sparano mai nascondendo la mano. L'anarchico spara al bersaglio, in genere al bersaglio simbolico del potere, e di fronte. Assume sempre la responsabilità del suo gesto. Quindi, quell'infame attentato, evidentemente, non era di marca anarchica o anche se era di marca anarchica veniva da qualcuno che usurpava la qualifica di anarchico, ma che non apparteneva certamente alla vera categoria, che io ho conosciuto ben diversa e che credo sia ancora ben diversa. (da ''La notte della Repubblica'', 12 dicembre 1989)