William Shakespeare: differenze tra le versioni

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*E la [[verginità]], la vostra buona vecchia verginità, somiglia tanto a quelle pere vizze di Francia, brutte fuori e dentro acide. ('''Parolles''': da ''Tutto è bene quel che finisce bene'', atto I, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*[[Eresia|Eretico]] sarà chi accenda il rogo, non già colei che vi brucerà dentro! (da ''Il racconto d'inverno'')
*I clamori avvelenati di una donna gelosa sono più micidiali dei denti di un cane idrofobo. ('''Madre Badessa''': da ''La commedia degli errori'', in ''Opere complete'', traduzione di Gabriele Baldini, Rizzoli, 1963)
*L'[[afflizione]] potrebbe anche sorridere un giorno; fino allora, mio dolore, stattene in un cantuccio zitto e buono. (da ''Pene d'amore perdute'', traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*La [[bellezza]] da sola persuade | Gli occhi degli uomini senza aver bisogno d'avvocati. (da ''Lucrezia violata'', I)
*La [[bellezza]] sta negli occhi di chi guarda, non la si acquista a buon mercato sulla lingua del banditore. (da ''Pene d'amor perdute'', testo inglese a cura di Stanley Wells, nota introduttiva, traduzione e note di Mario Domenichelli, Bompiani, Milano, 2015, [https://books.google.it/books?id=_H6gDQAAQBAJ&lpg=PR7&dq=Tutte%20le%20opere%20di%20William%20Shakespeare.%20Vol.%20II&hl=it&pg=PA673#v=onepage&q&f=false])
*[[Piacere]] e [[vendetta]] sono più sordi delle bisce alla voce di una decisione giusta. (da ''Troilo e Cressida'')
*Se soltanto avessi servito il mio Dio con metà dello [[zelo]] con cui ho servito il mio re, egli non mi avrebbe abbandonato nella mia vecchiaia, nudo, ai miei nemici. ('''Wolsey''': da ''Re Enrico VIII'', atto III, scena II)
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*Ecco, questa sì che è una brava ragazza! Vieni qui e baciami, Kate. ('''Petruccio''', atto V, scena II)
*Ora so come si fa a domare una bisbetica. ('''Lenza''', scena XIII, in Appendice)
 
===''La commedia degli errori''===
===[[Incipit]]===
====Eugenio Montale====
''La scena è in Efeso. Una sala nel palazzo del Duca.<br>Entrano il Duca, Egeone, il carceriere, ufficiali e persone del seguito.''<br>
'''Egeone''': Continua pure, Solino, a trarmi in rovina e dannandomi a morte metti fine ai miei mali e a tutto per me.<br>
'''Duca''': Non più difese, mercante di Siracusa; non son propenso a infrangere le nostre leggi. L'inimicizia e la discordia di recente provocate dall'astiosa offesa del vostro duca ad alcuni mercanti, nostri onesti concittadini, che mancando di denaro per riscattar le loro vite hanno suggellato col sangue i suoi spietati editti, esclude ogni compassione dai nostri minacciosi sguardi. Talché dopo queste mortali lotte intestine fra i tuoi sediziosi compatriotti [''sic''] e noi, è stato stabilito in solenni assemblee di impedire ogni traffico fra le nostre ostili città; e v'è di più: se un nato in Efeso sarà veduto nei mercati e nelle fiere di Siracusa o se un siracusano approdi alla baia di Efeso, egli deve morire e i suoi beni saranno confiscati a vantaggio del duca, a meno che mille marchi non siano pagati a titolo di penalità per riscattarlo. Il tuo avere, calcolato al massimo, non assomma a cento marchi, e però la legge ti condanna a morire.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''La commedia degli errori'', traduzione di di Eugenio Montale, Newton, 1990}}
 
====Goffredo Raponi====
''Il palazzo reale di Efeso.<br>Entrano il DUCA SOLINO, EGEONE, il CARCERIERE, UFFICIALI DI GIUSTIZIA e gente del seguito''<br>
'''Egeone''' – Procedi pure, Duca, se lo vuoi, a procurarmi l'ultima rovina, e poni, con la mia condanna morte, fine alle mie disgrazie e a tutto il resto.<br>
'''Duca''' – Mercante di Siracusa, è inutile che seguiti a perorar per te: non io infrangerò le nostre leggi. L'inimicizia e la discordia insorte ultimamente dall'astioso oltraggio fatto dal vostro Duca a dei mercanti, nostri probi ed onesti cittadini che, privi del denaro pel riscatto, han suggellato con il loro sangue il rigore dei suoi ordinamenti, escludono ogni moto di pietà per te dai nostri minacciosi sguardi. E ciò perché, dopo il verificarsi di mortali intestini tafferugli tra i sediziosi tuoi compatrioti e noi, è stato sia da voi Siracusani, che da noi stessi, in solenni assemblee, deciso di vietare ogni commercio tra le nemiche nostre due città. Anzi, di più: è stato stabilito, che se un nativo d'Efeso sia visto circolare a Siracusa in mercati ed in fiere, o se un Siracusano faccia approdo ad Efeso... sia condannato a morte, e le sue merci siano confiscate a vantaggio del Duca, salvo ch'egli non paghi una penale di mille marchi<ref>Il riferimento al tipo di moneta, chiaramente anacronistico, è immaginario com'è immaginaria la Efeso del dramma; più sotto si parlerà indifferentemente di "ducati" e di "fiorini".</ref> per il suo riscatto. La tua sostanza, valutata al massimo, non può ammontare a più di cento marchi. Perciò per legge tu devi morire.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm La commedia degli equivoci]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===Citazioni===
*In questo mondo io sono una goccia d'acqua che (ignara, avida) nell'oceano cerca l'altra goccia, e cadendovi per ritrovare la gemella, si disperde. ('''Antifolo di Siracusa''', atto I, scena II).
*Quale errore svia l'occhio e l'orecchio mio? ('''Antifolo di Siracusa''', atto II, scena II).
*I clamori avvelenati di una donna gelosa sono più micidiali dei denti di un cane idrofobo. ('''Madre Badessa''':, daatto ''La commediaV, degliscena errori''I, in ''"Opere complete''", traduzione di Gabriele Baldini, Rizzoli, 1963)
 
==''La dodicesima notte''==
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===Citazioni sull'opera===
*È più facile avere una mentalità difensiva, «da bunker», stando nell'occhio del ciclone piuttosto che ritirandosi su un'isola, da cui si può ritornare dicendo, come Miranda nella «Tempesta», «o magnifico nuovo mondo che contiene simili abitanti». ([[Richard Newbury]])
 
==''Lucrezia violata''==
<poem>Dall’assediata Ardea in grande fretta,
d’illecito desio sull’ali infide,
Tarquinio lascia il campo dei Romani
ed a Collazio porta un fuoco buio,
brace nascosta che vuol divampare
ed abbracciare il corpo di Lucrezia,
di Collatino sposa bella e casta.</poem>
 
===Citazioni===
*La [[bellezza]] da sola persuade | Gli occhi degli uomini senza aver bisogno d'avvocati. (da ''Lucrezia violata'', I)
:Bellezza di per sé sa persuadere | gli occhi dell’uomo senza un oratore.
*Se ottengo ciò che cerco vinco un gaudio | più breve di una schiuma, un soffio, un sogno. | Per gioia d’un istante pianger giorni?
*E in maggior pena lascia la sua spoglia: | col peso, lei, della di lui lussuria, | lui col fardello della propria colpa. (II, 734-735)
 
==''Macbeth''==
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*Desdemona che si vede pura, rigorosa, innamorata e pronta a morire per amore, compie un peccato di superbia. Se fosse stata un po’ meno sicura del proprio amore! ([[Valentina Cervi]])
*Nella tragedia di ''Otello'', il male volge un'altra delle sue facce; e il sentimento che gli risponde è, questa volta, non la condanna mista di pietà, non l'orrore per l'ipocrisia e per la crudeltà, ma lo stupore. Jago non è il male commesso per un sogno di grandezza, non è il male per l'egoistico soddisfacimento delle proprie voglie, ma il male per il male, compiuto quasi per un bisogno artistico, per attuare il proprio essere e sentirlo potente e denominatore e distruttore anche nella subordinata condizione sociale in cui esso è posto. ([[Benedetto Croce]])
 
===''Pene d'amor perdute''===
===[[Incipit]]===
====Tommaso Pisanti====
''Il parco di Ferdinando, Re di Navarra.<br>Entrano Ferdinando, Re di Navarra, Bàiron, Longaville e Dumain.''<br>
'''Re''': Fate, orsù, che quella fama, di cui tutti vanno a caccia in vita, viva bene impressa nel bronzo delle nostre tombe e ci dia favori nel disfavore della morte allorquando, a dispetto del tempo vorace cormorano, il nostro sforzo, in questo nostro attuale respirare, potrà farci conquistare quell'onore che, smussando della morte l'affilata falce, ci renda alla fine eredi dell'eternità tutta. Perciò, miei prodi vincitori – giacché tali voi siete, che guerreggiando contro i vostri istinti stessi e contro l'innumerevole armata dei mondani desideri – il nostro recente editto resterà fermamente in vigore. Sarà, la Navarra, la meraviglia del mondo; la nostra corte sarà una piccola accademia, serena e bene in grado di meditare sull'arte del vivere. Voi tre, Biron, Dumain e Longaville, avete giurato di stare qui con me per tre anni, come miei compagni di studio, e di attenervi a quelle norme che sono registrate in questo foglio. Avete pronunziato i vostri giuramenti; ed ora sottoscriveteli con i vostri nomi, di modo che sia la stessa mano a colpire l'onor suo se qualcuno di voi dovesse violare anche la minima clausola qui contenuta. Se siete ben decisi a far così come giuraste di fare, sottoscrivete qui allora i vostri solenni giuramenti, e osservateli.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''Pene d'amor perdute'', traduzione di Tommaso Pisanti, Newton, 1990}}
 
====Goffredo Raponi====
''Navarra, il parco del palazzo reale<br>Entrano il RE FERDINANDO, BIRON, LONGUEVILLE e DUMAIN''<br>
'''Re''' – Quella fama che tutti in vita inseguono noi faremo che viva imperitura, impressa con caratteri di bronzo sul marmo delle nostre sepolture ad elargirci ancor grazia di vita nell'immane disgrazia della morte; ché, a dispetto del Tempo, cormorano divorator di tutto,<ref>Il riferimento al cormorano, come esempio di divoratore insaziabile, è frequente in Shakespeare (cfr. "''Riccardo II''", III, 1, 38: "''Light, vanity, insatiate cormorant''"; "''Coriolano''", I, 1, 125: "''The cormorant belly''").</ref> l'opra che ci apprestiamo ad affrontare in questo scorcio della nostra vita<ref>Testo: "''The endeavour of this present breath''", letteralm.: "lo sforzo di questo nostro attuale respirare".</ref> potrà farci acquistare quella fama che, smussandone<ref>Il Tempo, nell'iconografia medioevale, è rappresentato come un vecchio armato di una falce.</ref> l'affilata falce, ci renda eredi dell'eternità. Perciò, miei valorosi vincitori – ché tali siete, per aver lottato e trionfato sopra i vostri istinti e sulla variegata moltitudine dei mondani appetiti – sempre valido resta perciò il recente nostro editto: la Navarra sarà la meraviglia del mondo e questa corte sarà una minuscola Accademia<ref>"Accademia" era il nome del giardino di Atene dove Platone teneva scuola. Il termine, divenuto sinonimo di luogo dove si coltivavano le arti e le scienze, deriva dal nome del mitico eroe greco Akàdemos, nel dominio del quale si stendevano i giardini dove poi insegnò Platone. Il Lodovici, in felice analogia col luogo in cui si svolge la scena – il parco reale di Navarra – traduce: "Faremo di questo parco gli orti di Accademo".</ref> di sereno e contemplativo studio sopra l'arte del vivere. Voi tre, Biròn, Dumain e Longueville, avete preso, sotto giuramento, l'impegno a viver qui insieme a me, miei compagni di studio, per tre anni e d'osservare scrupolosamente le regole sancite in questo scritto. Ciascuno apponga, in calce al giuramento, ch'è formulato qui, la propria firma, e sia la stessa mano che ha firmato a colpire l'onore di colui che violi nel più piccolo dettaglio, quanto è qui stabilito. Perciò se vi sentite bene armati a far le cose che avete giurato, apponete la firma al vostro impegno e preparatevi a tenervi fede.<ref>Questo esordio del re di Navarra è una specie di preludio al tipo di linguaggio che pervaderà l'intera commedia: un esempio, in chiave parodistica, del parlare eufuistico (dal romanzo "''Eupheus''" di [[John Lyly]], 1578) in voga nelle corti europee del tardo Rinascimento.</ref><br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm Pene d'amor perdute]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===Citazioni===
*L'[[afflizione]] potrebbe anche sorridere un giorno; fino allora, mio dolore, stattene in un cantuccio zitto e buono. (da ''Pene d'amore perduteZucca''', atto I, scena I, traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*Oh sarebbero sterili doveri, troppo difficili da osservare - studiare, digiunare, non dormire, non veder donne. ('''Biron''', atto I, scena I)
*La [[bellezza]] sta negli occhi di chi guarda, non la si acquista a buon mercato sulla lingua del banditore. (da ''Pene d'amor perdutePrincipessa''', atto II, scena I, testo inglese a cura di Stanley Wells, nota introduttiva, traduzione e note di Mario Domenichelli, Bompiani, Milano, 2015, [https://books.google.it/books?id=_H6gDQAAQBAJ&lpg=PR7&dq=Tutte%20le%20opere%20di%20William%20Shakespeare.%20Vol.%20II&hl=it&pg=PA673#v=onepage&q&f=false])
*Costui, signore, non s'è mai cibato di nessuna delle prelibatezze che son racchiuse nel ventre dei libri; egli non ha mai mangiato carta, né ha mai bevuto inchiostro; il suo intelletto non è ben farcito. ('''Nathaniel''', atto IV, scena II)
*Quale mai potere può separar da carità l’amore? ('''Biron''', atto IV, scena II)
*Son essi i libri, i fondamenti, le accademie che mostrano, contengono e nutrono il mondo intero. ('''Biron''', atto IV, scena III)
*Lasciamo perdere una buona volta i giuramenti, se teniamo a cuore di ritrovar noi stessi perché altrimenti noi rischiamo di perdere noi stessi, per mantenere i nostri giuramenti. ('''Biron''', atto IV, scena III)
 
== ''Pericle, il principe di Tiro'' ==
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*Nessuna virtù può eguagliare il bisogno. ('''Gaunt''': atto I, scena III)
*La [[vanità]], insaziato cormorano, consumato tutto il resto, addenta le sue viscere. ('''Gaunt''': atto II, scena I)
*Ah, Riccardo! Con gli occhi di una mente addolorata io guardo alla tua gloria, come una stella cadente caduta dal firmamento su questa vile terra. ('''Conte di Salisbury''', atto II, scena IV)
*Per vivere ho bisogno del pane, come voi; ho emozioni, desideri, soffro come voi, e necessito di amici veri. Così assoggettato, come potete chiamarmi re? ('''Riccardo''', atto III, scena II)
*Egli viene ad aprire il testamento vermiglio d'una guerra sanguinosa.<ref>Citato in [[Ai confini della realtà (serie televisiva 1959) (prima stagione)|''Ai confini della realtà'', prima stagione]]: «Egli è venuto ad aprire il testamento purpureo della sanguinosa guerra.»</ref> ('''Riccardo''': atto III, scena III; traduzione di Goffredo Raponi)
*Scenderò, scenderò sempre più giù, come un Fetonte sfavillante. ('''Riccardo''', Atto III, scena III)
*Voi potete spogliarmi dei miei titoli, della mia maestà, delle mie glorie: delle mie pene, no, perché di queste ancora e sempre sarò io il re. ('''Riccardo''': atto IV, scena II, traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
 
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*Eccoli, tutti e due cotti in questa torta. ('''Tito Andronico''', atto V, scena III)
*Se ho fatto una sola cosa buona nella mia vita, me ne pento dal profondo del mio cuore. ('''Aronne''', atto V, scena III)
 
==''Venere e Adone''==
===[[Incipit]]===
<poem>Mentre, con purpureo volto, il sole dava
l'estremo addio all'aurora lacrimosa,
Adone dalle rosee guance si affrettava alla caccia.</poem>
 
===Citazioni===
*La caccia amava e dell'amore rideva (I, 4)
* Dice, e gli abbranca il madido palmo, | segno dell'ardore di vita che ha nel corpo, | e, tremante di passione, balsamo lo chiama, panacea terrena sì ma anche per lei, ch'è dea, ideale. (II, 25-28)
*Tra questi confini v'è cibo a sufficienza, | dolci erbe di valle, amenissimi altipiani, | tonde colline che s'innalzano, scuri, aspri boschetti | che riparo ti daranno dalla burrasca e la pioggia. | Sii tu il mio cervo, allora, ché io a te sono tal parco. (II, 231-234)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
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regnano.</ref> la visita di Stato che gli deve.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm Il racconto d'inverno]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===''La commedia degli errori''===
====Eugenio Montale====
''La scena è in Efeso. Una sala nel palazzo del Duca.<br>Entrano il Duca, Egeone, il carceriere, ufficiali e persone del seguito.''<br>
'''Egeone''': Continua pure, Solino, a trarmi in rovina e dannandomi a morte metti fine ai miei mali e a tutto per me.<br>
'''Duca''': Non più difese, mercante di Siracusa; non son propenso a infrangere le nostre leggi. L'inimicizia e la discordia di recente provocate dall'astiosa offesa del vostro duca ad alcuni mercanti, nostri onesti concittadini, che mancando di denaro per riscattar le loro vite hanno suggellato col sangue i suoi spietati editti, esclude ogni compassione dai nostri minacciosi sguardi. Talché dopo queste mortali lotte intestine fra i tuoi sediziosi compatriotti [''sic''] e noi, è stato stabilito in solenni assemblee di impedire ogni traffico fra le nostre ostili città; e v'è di più: se un nato in Efeso sarà veduto nei mercati e nelle fiere di Siracusa o se un siracusano approdi alla baia di Efeso, egli deve morire e i suoi beni saranno confiscati a vantaggio del duca, a meno che mille marchi non siano pagati a titolo di penalità per riscattarlo. Il tuo avere, calcolato al massimo, non assomma a cento marchi, e però la legge ti condanna a morire.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''La commedia degli errori'', traduzione di di Eugenio Montale, Newton, 1990}}
 
====Goffredo Raponi====
''Il palazzo reale di Efeso.<br>Entrano il DUCA SOLINO, EGEONE, il CARCERIERE, UFFICIALI DI GIUSTIZIA e gente del seguito''<br>
'''Egeone''' – Procedi pure, Duca, se lo vuoi, a procurarmi l'ultima rovina, e poni, con la mia condanna morte, fine alle mie disgrazie e a tutto il resto.<br>
'''Duca''' – Mercante di Siracusa, è inutile che seguiti a perorar per te: non io infrangerò le nostre leggi. L'inimicizia e la discordia insorte ultimamente dall'astioso oltraggio fatto dal vostro Duca a dei mercanti, nostri probi ed onesti cittadini che, privi del denaro pel riscatto, han suggellato con il loro sangue il rigore dei suoi ordinamenti, escludono ogni moto di pietà per te dai nostri minacciosi sguardi. E ciò perché, dopo il verificarsi di mortali intestini tafferugli tra i sediziosi tuoi compatrioti e noi, è stato sia da voi Siracusani, che da noi stessi, in solenni assemblee, deciso di vietare ogni commercio tra le nemiche nostre due città. Anzi, di più: è stato stabilito, che se un nativo d'Efeso sia visto circolare a Siracusa in mercati ed in fiere, o se un Siracusano faccia approdo ad Efeso... sia condannato a morte, e le sue merci siano confiscate a vantaggio del Duca, salvo ch'egli non paghi una penale di mille marchi<ref>Il riferimento al tipo di moneta, chiaramente anacronistico, è immaginario com'è immaginaria la Efeso del dramma; più sotto si parlerà indifferentemente di "ducati" e di "fiorini".</ref> per il suo riscatto. La tua sostanza, valutata al massimo, non può ammontare a più di cento marchi. Perciò per legge tu devi morire.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm La commedia degli equivoci]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===''Le allegre comari di Windsor''===
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'''Zucca''' – Già, nipote Stanghetta, e ''costalorum''.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm Le gaie mogli di Windsor]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===''Pene d'amor perdute''===
====Tommaso Pisanti====
''Il parco di Ferdinando, Re di Navarra.<br>Entrano Ferdinando, Re di Navarra, Bàiron, Longaville e Dumain.''<br>
'''Re''': Fate, orsù, che quella fama, di cui tutti vanno a caccia in vita, viva bene impressa nel bronzo delle nostre tombe e ci dia favori nel disfavore della morte allorquando, a dispetto del tempo vorace cormorano, il nostro sforzo, in questo nostro attuale respirare, potrà farci conquistare quell'onore che, smussando della morte l'affilata falce, ci renda alla fine eredi dell'eternità tutta. Perciò, miei prodi vincitori – giacché tali voi siete, che guerreggiando contro i vostri istinti stessi e contro l'innumerevole armata dei mondani desideri – il nostro recente editto resterà fermamente in vigore. Sarà, la Navarra, la meraviglia del mondo; la nostra corte sarà una piccola accademia, serena e bene in grado di meditare sull'arte del vivere. Voi tre, Biron, Dumain e Longaville, avete giurato di stare qui con me per tre anni, come miei compagni di studio, e di attenervi a quelle norme che sono registrate in questo foglio. Avete pronunziato i vostri giuramenti; ed ora sottoscriveteli con i vostri nomi, di modo che sia la stessa mano a colpire l'onor suo se qualcuno di voi dovesse violare anche la minima clausola qui contenuta. Se siete ben decisi a far così come giuraste di fare, sottoscrivete qui allora i vostri solenni giuramenti, e osservateli.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''Pene d'amor perdute'', traduzione di Tommaso Pisanti, Newton, 1990}}
 
====Goffredo Raponi====
''Navarra, il parco del palazzo reale<br>Entrano il RE FERDINANDO, BIRON, LONGUEVILLE e DUMAIN''<br>
'''Re''' – Quella fama che tutti in vita inseguono noi faremo che viva imperitura, impressa con caratteri di bronzo sul marmo delle nostre sepolture ad elargirci ancor grazia di vita nell'immane disgrazia della morte; ché, a dispetto del Tempo, cormorano divorator di tutto,<ref>Il riferimento al cormorano, come esempio di divoratore insaziabile, è frequente in Shakespeare (cfr. "''Riccardo II''", III, 1, 38: "''Light, vanity, insatiate cormorant''"; "''Coriolano''", I, 1, 125: "''The cormorant belly''").</ref> l'opra che ci apprestiamo ad affrontare in questo scorcio della nostra vita<ref>Testo: "''The endeavour of this present breath''", letteralm.: "lo sforzo di questo nostro attuale respirare".</ref> potrà farci acquistare quella fama che, smussandone<ref>Il Tempo, nell'iconografia medioevale, è rappresentato come un vecchio armato di una falce.</ref> l'affilata falce, ci renda eredi dell'eternità. Perciò, miei valorosi vincitori – ché tali siete, per aver lottato e trionfato sopra i vostri istinti e sulla variegata moltitudine dei mondani appetiti – sempre valido resta perciò il recente nostro editto: la Navarra sarà la meraviglia del mondo e questa corte sarà una minuscola Accademia<ref>"Accademia" era il nome del giardino di Atene dove Platone teneva scuola. Il termine, divenuto sinonimo di luogo dove si coltivavano le arti e le scienze, deriva dal nome del mitico eroe greco Akàdemos, nel dominio del quale si stendevano i giardini dove poi insegnò Platone. Il Lodovici, in felice analogia col luogo in cui si svolge la scena – il parco reale di Navarra – traduce: "Faremo di questo parco gli orti di Accademo".</ref> di sereno e contemplativo studio sopra l'arte del vivere. Voi tre, Biròn, Dumain e Longueville, avete preso, sotto giuramento, l'impegno a viver qui insieme a me, miei compagni di studio, per tre anni e d'osservare scrupolosamente le regole sancite in questo scritto. Ciascuno apponga, in calce al giuramento, ch'è formulato qui, la propria firma, e sia la stessa mano che ha firmato a colpire l'onore di colui che violi nel più piccolo dettaglio, quanto è qui stabilito. Perciò se vi sentite bene armati a far le cose che avete giurato, apponete la firma al vostro impegno e preparatevi a tenervi fede.<ref>Questo esordio del re di Navarra è una specie di preludio al tipo di linguaggio che pervaderà l'intera commedia: un esempio, in chiave parodistica, del parlare eufuistico (dal romanzo "''Eupheus''" di [[John Lyly]], 1578) in voga nelle corti europee del tardo Rinascimento.</ref><br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm Pene d'amor perdute]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===''Troilo e Cressida''===
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*William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm Tutto è bene quel che finisce bene]'', traduzione originale di Goffredo Raponi.
*William Shakespeare, ''Tutto è bene quel che finisce bene'', traduzione di Nicoletta Rosati Bizzotto, Newton Compton, 1990.
*William Shakespeare, ''Venere e Adone'', in "Tutte le opere", coordinamento generale di Franco Marenco, Giunti, 2019. ISBN 9788858781630
 
==Opere==