William Shakespeare: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m grassetti
+citazioni, sistemazione, fonti
Riga 12:
*La [[bellezza]] da sola persuade | Gli occhi degli uomini senza aver bisogno d'avvocati. (da ''Lucrezia violata'', I)
*La [[bellezza]] sta negli occhi di chi guarda, non la si acquista a buon mercato sulla lingua del banditore. (da ''Pene d'amor perdute'', testo inglese a cura di Stanley Wells, nota introduttiva, traduzione e note di Mario Domenichelli, Bompiani, Milano, 2015, [https://books.google.it/books?id=_H6gDQAAQBAJ&lpg=PR7&dq=Tutte%20le%20opere%20di%20William%20Shakespeare.%20Vol.%20II&hl=it&pg=PA673#v=onepage&q&f=false])
*'''Giulia''': Perché di Proteo solo non giudichi il valore? <br /> '''Lucietta''': Dirò allora: fra tutti io lo stimo il migliore. <br /> '''Giulia''': La ragione? <br /> '''Lucietta''': Soltanto una ragione da donna: credo così perché credo così. <br /> '''Giulia''': E a lui dovrei concedere il mio affetto? <br /> '''Lucietta''': Sì, pensando di averlo ben collocato. <br /> '''Giulia''': A lui meno che a tutti voce del cuore mi chiama. <br /> '''Lucietta''': Pur credo che fra tutti sia quei che più vi ama. <br /> '''Giulia''': Il suo scarso parlare dimostra scarso amore. <br /> '''Lucietta''': Nel fuoco più compresso cova più intenso ardore. <br /> '''Giulia''': Non ama chi d'amore al proprio ben non parla. <br /> '''Lucietta''': Oh! ama assai di meno chi con tutti ne ciarla. <br /> (da ''[http://www.readme.it/libri/3/3055190.shtml I due gentiluomini di Verona]'', atto I, scena II)
*[[Piacere]] e [[vendetta]] sono più sordi delle bisce alla voce di una decisione giusta. (da ''Troilo e Cressida'')
*Se ho fatto una sola cosa buona nella mia vita, me ne pento dal profondo del mio cuore. (da ''Tito Andronico'', atto V, scena III)
*Se soltanto avessi servito il mio Dio con metà dello [[zelo]] con cui ho servito il mio re, egli non mi avrebbe abbandonato nella mia vecchiaia, nudo, ai miei nemici. ('''Wolsey''': da ''Re Enrico VIII'', atto III, scena II)
 
Line 157 ⟶ 155:
 
===Citazioni===
*La [[gloria]] è simile a un cerchio nell'acqua che va sempre allargandosi, sin quando per il suo stesso ingrandirsi si risolve nel nulla. ('''Giovanna''': parte I, atto I, scena II, traduzione di Goffredo Raponi)
:La [[gloria]] è simile a un cerchio nell'acqua che non smette mai di allargarsi, fino a che, a causa del suo stesso ingrandirsi, non si disperde in un nulla.
*E ora che dite, mia signora? Siete ormai persuasa che Talbot non è se non l'ombra di sé medesimo? ('''Talbot''', parte 1, atto II, scena III)
*Questa controversia... invierà migliaia di anime, in nome della rosa rossa e della bianca, alla morte e alle tenebre dell'eterna notte. ('''Warwick''', parte 1, atto II, scena IV)
*Non vi è corazza più forte di un cuore incontaminato! Tre volte armato è chi difende il giusto; e inerme, sebbene coperto di ferro, è colui la cui coscienza è corrotta dall'ingiustizia. (atto III, scena II)
*Possa romperti in mille pezzi, e consumarti in cenere, tu maledetta pazza ministra dell'inferno! ('''Riccardo, duca di York'''), parte 1, atto V, scena IV)
*Il popolo è come uno sciame di api infuriato che, per aver perso la propria regina, si sparpaglia qua e là. ('''Warwick''', parte 2, atto III, scena II)
*Per prima cosa, ammazziamo tutti gli avvocati.
:Intanto, come primissima cosa, ammazzeremo tutti gli avvocati. ('''Dick''': parte II, atto IV, scena II, traduzione di Goffredo Raponi)
*È grave peccato giurare di commettere peccato, ma peccato ancor più grave è mantenere un giuramento peccaminoso. ('''Salisbury''', parte 2, atto V, scena I)
*''Ma dimmi: non hai mai sentito dire | che ciò che fu acquistato con la frode | è sempre destinato a triste fine? | E qual felicità recò a suo figlio | quel padre che per ammassar ricchezze | si guadagnò l'inferno? | L'eredità ch'io lascerò a mio figlio | sarà quella delle mie [[buona azione|buone azioni]]; | ed io vorrei che queste, e solo queste, | avesse a me lasciato il padre mio. | Ché tutto il resto si può sol serbare | ad un tal prezzo d'angosciose cure, | mille volte più alto del piacere | che si possa provar nel possederlo.'' (terza parte, traduzione di Goffredo Raponi)
*Riusciremo a correre più veloce dei cieli? ('''Re Enrico''', parte 2, atto V, scena II)
*''E dunque, poi che m'ha voluto il cielo | così brutto e deforme, sia l'inferno | a foggiarmi in sua proporzione l'anima. | Posso dire di non aver fratelli, | perché a nessun fratello rassomiglio; | e la parola "amore" | che i barbagrigia chiamano divina, | può albergare nelle creature umane | che s'assomigliano tutte tra loro, | ma non in me. Io son solo me stesso.'' (terza parte, traduzione di Goffredo Raponi)
*''CheMa amoredimmi: puònon ispirarehai mai sentito dire | unche essereciò così?che Mostruosofu errore,acquistato con la frode | coltivarè nellasempre mentedestinato una taltriste pensiero!fine? | PerciòE poichéqual nient'altrofelicità recò a questosuo mondofiglio | puòquel offrirmi,padre comeche unicoper piacere,ammassar ricchezze | chesi dominare,guadagnò reggere,l'inferno? angariare| L'eredità ch'io lascerò a mio figlio | chisarà èquella megliodelle dotatomie da[[buona natura,azione|buone azioni]]; | ed io faròvorrei delche sognarequeste, unae coronasolo queste, | tuttoavesse ila miome paradisolasciato sullail terra,padre mio. | eChé stimeròtutto unil infernoresto si può questosol mondoserbare | finchéad nonun brilleràtal sullaprezzo miad'angosciose testacure, | rettamille davolte questopiù mioalto troncodel deforme,piacere | l'oroche disi unapossa coronaprovar nel possederlo.'' ('''Enrico''', terza parte, atto II, scena II, traduzione di Goffredo Raponi)
*La mia corona è nel mio cuore, non sul mio capo; non è tempestata di diamanti e di gemme d'oriente. ('''Enrico VI''', parte 3, atto III, scena I)
*''Che amore può ispirare | un essere così? Mostruoso errore, | coltivar nella mente un tal pensiero! | Perciò poiché nient'altro questo mondo | può offrirmi, come unico piacere, | che dominare, reggere, angariare | chi è meglio dotato da natura, | io farò del sognare una corona | tutto il mio paradiso sulla terra, | e stimerò un inferno questo mondo | finché non brillerà sulla mia testa, | retta da questo mio tronco deforme, | l'oro di una corona.'' ('''Gloucester''', terza parte, atto III, scena II, traduzione di Goffredo Raponi)
*Posso sorridere, e uccidere mentre sorrido. ('''Gloucester''', parte 3, atto III, scena II)
*Ebbene, cos'altro è il fasto, il potere, il regno, se non terra e polvere? Ah, in qualsiasi modo viviamo, dobbiamo pur sempre morire. ('''Conte di Warwick''', parte 3, atto V, scena II).
*''E dunque, poi che m'ha voluto il cielo | così brutto e deforme, sia l'inferno | a foggiarmi in sua proporzione l'anima. | Posso dire di non aver fratelli, | perché a nessun fratello rassomiglio; | e la parola "amore" | che i barbagrigia chiamano divina, | può albergare nelle creature umane | che s'assomigliano tutte tra loro, | ma non in me. Io son solo me stesso.'' ('''Gloucester''', terza parte, atto V, scena VI, traduzione di Goffredo Raponi)
 
===''I due gentiluomini di Verona''===
===[[Incipit]]===
====Corrado Pavolini====
''Verona. Una piazza.<br>Entrano Valentino e Proteo.''<br>
'''Valentino''': Non sperar mai di convincermi, caro Proteo. Gioventù che rimane al paese avrà sempre cervello paesano. Vorrei io piuttosto, non fosse che l'amore incatena la giovinezza ai dolci sguardi della tua onorata diletta, persuaderti ad accompagnarmi: veder le meraviglie d'un mondo lontano, invece che restarcene qui a poltrir nel tedio e a consumare gli anni migliori in una inerzia senza costrutto. Ma dacché sei innamorato, segui le tue inclinazioni; e cerca di trovar tanta felicità nell'amore quanta ne auguro a me stesso, dovessi anch'io innamorarmi.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''I due gentiluomini di Verona'', traduzione di Corrado Pavolini, Newton, 1990}}
 
====Goffredo Raponi====
''Verona, una strada''<br>
'''Valentino''' – Proteo, mio caro, è inutile che insisti, tanto non riuscirai a persuadermi: gioventù che al paese vuol restare, paesana nell'animo rimane. Se non fosse l'amore a incatenare i tuoi giovani giorni ai dolci sguardi della tua ragazza, sarei io ad insistere con te per averti compagno per il mondo ad ammirarne tutte le bellezze, invece di star qui a poltrir nel tedio e consumare i tuoi anni migliori in una oziosità senza costrutto. Ma, visto che ti sei innamorato, seguita a far come ti detta amore; ed in esso t'arrida quel successo che vorrei augurare anch'io a me, quando comincerò ad amare anch'io.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm I due gentiluomini di Verona]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===Citazioni===
*'''Giulia''': Perché di Proteo solo non giudichi il valore? <br /> '''Lucietta''': Dirò allora: fra tutti io lo stimo il migliore. <br /> '''Giulia''': La ragione? <br /> '''Lucietta''': Soltanto una ragione da donna: credo così perché credo così. <br /> '''Giulia''': E a lui dovrei concedere il mio affetto? <br /> '''Lucietta''': Sì, pensando di averlo ben collocato. <br /> '''Giulia''': A lui meno che a tutti voce del cuore mi chiama. <br /> '''Lucietta''': Pur credo che fra tutti sia quei che più vi ama. <br /> '''Giulia''': Il suo scarso parlare dimostra scarso amore. <br /> '''Lucietta''': Nel fuoco più compresso cova più intenso ardore. <br /> '''Giulia''': Non ama chi d'amore al proprio ben non parla. <br /> '''Lucietta''': Oh! ama assai di meno chi con tutti ne ciarla. <br /> (da ''[http://www.readme.it/libri/3/3055190.shtml I due gentiluomini di Verona]'', atto I, scena II)
*Se abbandono la mia Giulia sono spergiuro; se amo la bella Silvia sono spergiuro; se tradisco l'amico sono gravemente spergiuro. ('''Proteo''', atto II, scena VI)
*Che cosa c'è che egli tanto apprezza in lei che non sia apprezzabile anche nella sottoscritta, se questo folle amore non fosse un dio bendato? ('''Giulia, atto IV, scena IV)
*In amore, chi rispetta un amico? ('''Proteo''', atto V, scena IV)
*Il pudore insegna che è assai minor peccato, per una donna mutare d'abito che per un uomo mutare affetto. ('''Giulia''', atto V, scena IV)
 
==''Il mercante di Venezia''==
Line 255 ⟶ 281:
:''For the great desire I had to see | fair Padua, nursery of arts, I am arrived... | and am to Padua come, as he that leaves | a shallow plash to plunge in the deep, and | with satiety seeks to quench his thirst.'' ('''Lucenzio''', atto 1, Scena 1)
*C'è poco da scegliere frammezzo alle mele marce. ('''Hortensio''': atto I, scena I, 1963)
*Non ho forse al mio tempo sentito ruggire i leoni? ('''Petruccio''', atto I, scena I)
*Ecco, questa sì che è una brava ragazza! Vieni qui e baciami, Kate. ('''Petruccio''', atto V, scena II)
*Ora so come si fa a domare una bisbetica. ('''Lenza''', scena XIII, in Appendice)
 
==''La dodicesima notte''==
Line 797 ⟶ 826:
*''La [[uomo|creatura umana]], | assediata com'è da tanti guai, | una volta salita a gran fortuna, | non è capace di reggersi in essa | se non sprezzando altre creature umane.'' ('''Timone''': atto IV, scena 3; 1999)
*''Tant'[[oro]] come questo è sufficiente | a fare nero il bianco, bello il brutto, | giusto l'ingiusto, nobile il volgare, | giovane il vecchio, vile il coraggioso. | O dèi, perché? Che cos'è questo, o dèi? | Questo allontanerà dai vostri altari | i vostri preti e i vostri servitori, | questo farà strappare da sotto il capo | dei vivi moribondi gli origlieri. | Questo giallo ribaldo | cucirà insieme e romperà a vicenda | ogni fede, renderà sacro l'empio, | farà gradita l'aborrita lebbra, | metterà i ladri nei posti migliori | e darà loro titoli onorifici | e inchini e generale approvazione | dai senatori seduto a consesso. | È lui che fa che l'avvizzita vedova | si rimariti: lei, cui l'ospedale | e l'ulcerose piaghe in tutto il corpo | fanno apparire cosa disgustosa, | l'oro imbalsama, rende profumata | e riconduce ai giorni dell'aprile. Vieni, vieni, metallo maledetto, | tu, puttana di tutto l'uman genere, | motivo di discordia tra le genti, | saprò ben io quel che fare di te, | in modo cònsono alla tua natura!'' ('''Timone''': atto IV, scena 3; 1999)
 
===''Tito Andronico''===
===[[Incipit]]===
====Agostino Lombardo====
''Squilli di tromba. Entrano in alto i tribuni e i senatori; poi Saturnino col suo seguito da una porta, Bassiano col suo seguito dall'altra, tamburi e trombe.''<br>
'''Saturnino''': Nobili patrizi, patroni del mio diritto, difendete la giustizia della mia causa con le armi, e voi, compatrioti, seguaci miei fedeli, pretendete con la spada il mio titolo di successore; sono io il primo figlio di chi per ultimo cinse la corona imperiale di Roma, e quindi fate che gli onori di mio padre vivano in me e che questa indignità non offenda i miei anni.<br>
'''Bassiano''': Romani, amici, seguaci, difensori del mio diritto, se mai Bassiano, figlio di Cesare, fu gradito agli occhi della regale Roma, tenete aperta la strada al Campidoglio e impedite che al trono imperiale, a virtù consacrato e a giustizia, temperanza e nobiltà, s'accosti il disonore: lasciate invece che in limpida elezione rifulga il merito e combattete, o romani, per una libera scelta.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''Tito Andronico'', traduzione di Agostino Lombardo, Newton, 1990}}
 
====Goffredo Raponi====
''Piazza davanti al Campidoglio. A un lato, il monumento sepolcrale degli Andronici.<ref>Questa indicazione della presenza sulla scena di un monumento funebre la trovo introdotta per la prima volta dal Lodovici. Uomo di teatro egli stesso e drammaturgo illustre, s'è avveduto dell'incongruità di un rito funebre, qual è quello che si svolge sulla scena, in assenza di qualsiasi cenno alla presenza del cenotafio.</ref><br>Trombe.<ref>"''Flourish''": è uno dei tanti segnali musicali del teatro shakespeariano.</ref> Nella galleria in alto<ref>"''Aloft''": è il piano superiore ("''upper stage''") del palcoscenico elisabettiano. I personaggi si rivelano al pubblico all'apertura delle tende della galleria all'inizio della scena. È uno dei casi in cui la didascalia "''enter''" non indica necessariamente che i personaggi "entrano" in scena.</ref> appaiono i SENATORI e i TRIBUNI tra i quali MARCO ANDRONICO; in basso entrano, da una parte SATURNINO con i suoi sostenitori, dall'altra BASSIANO con i suoi, tutti con tamburi e trombe''.<br>
'''Saturnino''' – (''Ai suoi sostenitori'') O voi di Roma nobili patrizi, patrocinanti la mia buona causa, difendete con l'armi il mio diritto; la giustizia della mia causa; voi, cittadini, fidi miei seguaci, sostenete ora con le vostre spade il mio titolo alla successione: il diritto di figlio primogenito di colui che per ultimo ha precinto il diadema imperiale; fate sì che rivivano nella mia persona quegli onori che furon di mio padre; non mi disconoscete, non fate questo affronto alla mia età.<ref>"''... nor wrong mine age with this indegnity''", letteralm.: "... né fate torto alla mia età (al mio diritto di primogenitura) con questo affronto".</ref><br>
'''Bassiano''' – Romani, amici, fidi miei seguaci, sostenitori del mio buon diritto, se mai Bassiano, di Cesare figlio, fu grato agli occhi di Roma imperiale, a lui questo passaggio al Campidoglio<ref>"''... keep then this passage to the Capitol''": "questo passaggio" è la piazza dove si trovano; Bassiano incita i suoi a custodirlo ("''keep''") cioè a impedire che vi passi altri che lui.</ref> riservate, nessun di voi permetta che all'imperiale seggio a virtù consacrato ed a giustizia, a dignità e modestia di costumi, s'accosti il disonore, ma fate che da libera elezione rifulga il merito, e combattete, Romani, tutti, per rivendicare la vostra piena libertà di scelta.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm Tito Andronico]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===Citazioni===
*Uomo più nobile, guerriero più audace, non vive oggi tra le mura della città. ('''Marco Andronico''', atto I, scena I)
*Ascoltate, scellerati: triturerò in polvere le vostre ossa e usando il vostro sangue, farò una pasta, e con la pasta una sfoglia e con le vosre teste maledette due torte. ('''Tito Andronico''', atto V, scena II)
*Eccoli, tutti e due cotti in questa torta. ('''Tito Andronico''', atto V, scena III)
*Se ho fatto una sola cosa buona nella mia vita, me ne pento dal profondo del mio cuore. (da ''Tito Andronico'Aronne''', atto V, scena III)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
Line 807 ⟶ 856:
Non vengo più per farvi ridere. Vi presentiamo oggi gravi avvenimenti importanti e dolorosi, grandi e tragiche calamità, scene nobili e commoventi, ben atte a far scorrere le vostre lagrime. Coloro ai cui cuori non è ignota la compassione, possono oggi, se vogliono, versare qualche lacrima: il soggetto ne è degno. Coloro che danno il loro denaro sperando vedere rappresentati fatti storici e degni di fede avranno modo di scorger qui la verità.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''Re Enrico VIII'', traduzione di Carlo Rusconi, Newton, 1990}}
 
===''I due gentiluomini di Verona''===
====Corrado Pavolini====
''Verona. Una piazza.<br>Entrano Valentino e Proteo.''<br>
'''Valentino''': Non sperar mai di convincermi, caro Proteo. Gioventù che rimane al paese avrà sempre cervello paesano. Vorrei io piuttosto, non fosse che l'amore incatena la giovinezza ai dolci sguardi della tua onorata diletta, persuaderti ad accompagnarmi: veder le meraviglie d'un mondo lontano, invece che restarcene qui a poltrir nel tedio e a consumare gli anni migliori in una inerzia senza costrutto. Ma dacché sei innamorato, segui le tue inclinazioni; e cerca di trovar tanta felicità nell'amore quanta ne auguro a me stesso, dovessi anch'io innamorarmi.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''I due gentiluomini di Verona'', traduzione di Corrado Pavolini, Newton, 1990}}
 
====Goffredo Raponi====
''Verona, una strada''<br>
'''Valentino''' – Proteo, mio caro, è inutile che insisti, tanto non riuscirai a persuadermi: gioventù che al paese vuol restare, paesana nell'animo rimane. Se non fosse l'amore a incatenare i tuoi giovani giorni ai dolci sguardi della tua ragazza, sarei io ad insistere con te per averti compagno per il mondo ad ammirarne tutte le bellezze, invece di star qui a poltrir nel tedio e consumare i tuoi anni migliori in una oziosità senza costrutto. Ma, visto che ti sei innamorato, seguita a far come ti detta amore; ed in esso t'arrida quel successo che vorrei augurare anch'io a me, quando comincerò ad amare anch'io.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm I due gentiluomini di Verona]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===''Il racconto d'inverno''===
Line 875 ⟶ 913:
'''Re''' – Quella fama che tutti in vita inseguono noi faremo che viva imperitura, impressa con caratteri di bronzo sul marmo delle nostre sepolture ad elargirci ancor grazia di vita nell'immane disgrazia della morte; ché, a dispetto del Tempo, cormorano divorator di tutto,<ref>Il riferimento al cormorano, come esempio di divoratore insaziabile, è frequente in Shakespeare (cfr. "''Riccardo II''", III, 1, 38: "''Light, vanity, insatiate cormorant''"; "''Coriolano''", I, 1, 125: "''The cormorant belly''").</ref> l'opra che ci apprestiamo ad affrontare in questo scorcio della nostra vita<ref>Testo: "''The endeavour of this present breath''", letteralm.: "lo sforzo di questo nostro attuale respirare".</ref> potrà farci acquistare quella fama che, smussandone<ref>Il Tempo, nell'iconografia medioevale, è rappresentato come un vecchio armato di una falce.</ref> l'affilata falce, ci renda eredi dell'eternità. Perciò, miei valorosi vincitori – ché tali siete, per aver lottato e trionfato sopra i vostri istinti e sulla variegata moltitudine dei mondani appetiti – sempre valido resta perciò il recente nostro editto: la Navarra sarà la meraviglia del mondo e questa corte sarà una minuscola Accademia<ref>"Accademia" era il nome del giardino di Atene dove Platone teneva scuola. Il termine, divenuto sinonimo di luogo dove si coltivavano le arti e le scienze, deriva dal nome del mitico eroe greco Akàdemos, nel dominio del quale si stendevano i giardini dove poi insegnò Platone. Il Lodovici, in felice analogia col luogo in cui si svolge la scena – il parco reale di Navarra – traduce: "Faremo di questo parco gli orti di Accademo".</ref> di sereno e contemplativo studio sopra l'arte del vivere. Voi tre, Biròn, Dumain e Longueville, avete preso, sotto giuramento, l'impegno a viver qui insieme a me, miei compagni di studio, per tre anni e d'osservare scrupolosamente le regole sancite in questo scritto. Ciascuno apponga, in calce al giuramento, ch'è formulato qui, la propria firma, e sia la stessa mano che ha firmato a colpire l'onore di colui che violi nel più piccolo dettaglio, quanto è qui stabilito. Perciò se vi sentite bene armati a far le cose che avete giurato, apponete la firma al vostro impegno e preparatevi a tenervi fede.<ref>Questo esordio del re di Navarra è una specie di preludio al tipo di linguaggio che pervaderà l'intera commedia: un esempio, in chiave parodistica, del parlare eufuistico (dal romanzo "''Eupheus''" di [[John Lyly]], 1578) in voga nelle corti europee del tardo Rinascimento.</ref><br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm Pene d'amor perdute]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===''Tito Andronico''===
====Agostino Lombardo====
''Squilli di tromba. Entrano in alto i tribuni e i senatori; poi Saturnino col suo seguito da una porta, Bassiano col suo seguito dall'altra, tamburi e trombe.''<br>
'''Saturnino''': Nobili patrizi, patroni del mio diritto, difendete la giustizia della mia causa con le armi, e voi, compatrioti, seguaci miei fedeli, pretendete con la spada il mio titolo di successore; sono io il primo figlio di chi per ultimo cinse la corona imperiale di Roma, e quindi fate che gli onori di mio padre vivano in me e che questa indignità non offenda i miei anni.<br>
'''Bassiano''': Romani, amici, seguaci, difensori del mio diritto, se mai Bassiano, figlio di Cesare, fu gradito agli occhi della regale Roma, tenete aperta la strada al Campidoglio e impedite che al trono imperiale, a virtù consacrato e a giustizia, temperanza e nobiltà, s'accosti il disonore: lasciate invece che in limpida elezione rifulga il merito e combattete, o romani, per una libera scelta.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''Tito Andronico'', traduzione di Agostino Lombardo, Newton, 1990}}
 
====Goffredo Raponi====
''Piazza davanti al Campidoglio. A un lato, il monumento sepolcrale degli Andronici.<ref>Questa indicazione della presenza sulla scena di un monumento funebre la trovo introdotta per la prima volta dal Lodovici. Uomo di teatro egli stesso e drammaturgo illustre, s'è avveduto dell'incongruità di un rito funebre, qual è quello che si svolge sulla scena, in assenza di qualsiasi cenno alla presenza del cenotafio.</ref><br>Trombe.<ref>"''Flourish''": è uno dei tanti segnali musicali del teatro shakespeariano.</ref> Nella galleria in alto<ref>"''Aloft''": è il piano superiore ("''upper stage''") del palcoscenico elisabettiano. I personaggi si rivelano al pubblico all'apertura delle tende della galleria all'inizio della scena. È uno dei casi in cui la didascalia "''enter''" non indica necessariamente che i personaggi "entrano" in scena.</ref> appaiono i SENATORI e i TRIBUNI tra i quali MARCO ANDRONICO; in basso entrano, da una parte SATURNINO con i suoi sostenitori, dall'altra BASSIANO con i suoi, tutti con tamburi e trombe''.<br>
'''Saturnino''' – (''Ai suoi sostenitori'') O voi di Roma nobili patrizi, patrocinanti la mia buona causa, difendete con l'armi il mio diritto; la giustizia della mia causa; voi, cittadini, fidi miei seguaci, sostenete ora con le vostre spade il mio titolo alla successione: il diritto di figlio primogenito di colui che per ultimo ha precinto il diadema imperiale; fate sì che rivivano nella mia persona quegli onori che furon di mio padre; non mi disconoscete, non fate questo affronto alla mia età.<ref>"''... nor wrong mine age with this indegnity''", letteralm.: "... né fate torto alla mia età (al mio diritto di primogenitura) con questo affronto".</ref><br>
'''Bassiano''' – Romani, amici, fidi miei seguaci, sostenitori del mio buon diritto, se mai Bassiano, di Cesare figlio, fu grato agli occhi di Roma imperiale, a lui questo passaggio al Campidoglio<ref>"''... keep then this passage to the Capitol''": "questo passaggio" è la piazza dove si trovano; Bassiano incita i suoi a custodirlo ("''keep''") cioè a impedire che vi passi altri che lui.</ref> riservate, nessun di voi permetta che all'imperiale seggio a virtù consacrato ed a giustizia, a dignità e modestia di costumi, s'accosti il disonore, ma fate che da libera elezione rifulga il merito, e combattete, Romani, tutti, per rivendicare la vostra piena libertà di scelta.<br>
{{NDR|William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm Tito Andronico]'', traduzione originale di Goffredo Raponi}}
 
===''Troilo e Cressida''===
Line 940 ⟶ 965:
 
==Bibliografia==
*AA.VV., ''Il libro di Shakespeare'', traduzione di Giovanni Agnoloni, Gribaudo, 2018. ISBN 9788858021590
*William Shakespeare, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/shakespeare/index.htm Cimbelino]'', traduzione originale di Goffredo Raponi.
*William Shakespeare, ''Cimbelino'', traduzione di Aldo Camerino, Newton, 1990.