William Shakespeare: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
sistemazione citazioni
m grassetti
Riga 471:
 
===Citazioni===
*Ah, è cosa eccellente possedere la [[forza]] d'un [[gigante]], ma usarla da gigante, è tirannia! ('''Isabella''': atto II, scena II; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*Ma l'uomo, l'uomo orgoglioso, ammantato d'una breve autorità, sommamente ignorante di ciò di cui si crede più sicuro, nella sua essenza fragile, come uno scimmione collerico, compie tali trucchi fantastici, al cospetto dell'alto cielo, che gli angeli piangono. ('''Isabella''': atto II, scena II)
:E l'uomo, invece, nella sua alterigia, sebben vestito d'un potere effimero, e tanto più ignorante della cosa di cui dev'essere tanto più certo, ossia la vitrea sua fragilità, si dà, al cospetto dell'eccelso cielo, a somiglianza di rabbiosa scimmia, in lazzi sì grotteschi e stravaganti, da far venire le lacrime agli angeli, che, se fosser provvisti della milza, si muterebbero tutti in mortali, per via che scoppierebbero dal ridere. ('''Isabella''': atto II, scena II, traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*Perché la [[verità]] è la verità, sempre la stessa, fino all'infinito. ('''Isabella''': atto V, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
 
==''Molto rumore per nulla''==
Riga 495:
 
===Citazioni===
*Uomo con [[barba]] è più che uomo giovane, | e uomo senza barba è men che uomo: [...]. ('''Beatrice''': atto II, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*Il [[silenzio]] è l'araldo più perfetto | della felicità; e quella mia | sarebbe una felicità da nulla | se si potesse esprimere a parole. ('''Claudio''': atto II, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*Eh, no, mia madre urlava, monsignore; | ma in cielo era una stella ballerina, | ed è sotto quel segno ch'io son nata. ('''Beatrice''': atto II, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*Eh, sì, tutti son buoni a farsi forti | al dolore degli altri, | eccetto chi lo deve sopportare. ('''Benedetto''': atto III, scena II; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*Ma tu eri mia, e come mia t'ho amata, | come mia t'ho lodata; era ben mia | quella cosa di cui andavo fiero; | e mia sì fortemente la sentivo, | da non appartenere più a me stesso | con altrettanta forza, tanto in alto | è stata sempre lei nella mia stima. ('''Leonato''': atto IV, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*[...] giacché nessun [[filosofo]] | seppe mai sopportare stoicamente | nemmeno il più banale mal di denti, | anche se tutti ne han potuto scrivere | in uno stile degno degli dèi | ed abbiano guardato con sussiego | ai casi ed ai malanni della vita. ('''Leonato''': atto V, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*Che cos'è quella faccia da [[febbraio]], | gelida, nuvolosa, tempestosa? ('''Don Pedro''': atto V, scena IV; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
 
==''Otello''==
Riga 545:
 
===Citazioni===
*E crepi la tua idea di volerti annegare! È davvero fuori luogo! Se mai, fatti impiccare per aver avuto il tuo piacere; altro che annegarti per non averlo goduto! ('''Iago''' a Roderigo: atto I, scena III)
*Il Moro è franco e leale e giudica onesti tutti gli uomini, anche quelli che solo all'apparenza sono tali. ('''Iago''': atto I, scena III)
*Quando non c'è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che prima era attaccato alla speranza. Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna toglie ciò che non può essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa. Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso. ('''Il Doge di Venezia''': atto I, scena III)<ref>L'ultimo periodo è citato nel testo della canzone ''Che cosa sono le nuvole'' di [[Pier Paolo Pasolini]] e [[Domenico Modugno]]</ref>
*Gli uomini dovrebbero essere quello che sembrano. ('''Otello''': atto III, scena III)
*Oh, [[riguardi|guardatevi]] dalla [[gelosia]], mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. [[beatitudini dalle opere teatrali|Beato]] vive quel [[mettere le corna|cornuto]] il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore! ('''Iago''' ad Otello: atto III, scena III, traduzione italiana di Cesare Vico Lodovici).
*'''Emilia''': Oh, ma chi ha potuto farvi questo? <br/>'''Desdemona''': Nessuno... Io... da sola... Emilia addio! Ricordami al cortese mio signore. Oh addio!... {{NDR|[[Ultime parole dalle opere teatrali|ultime parole]]}} (atto V, scena II; traduzione di Goffredo Raponi)
:'''''Emilia''': O, who hath done this deed? <br/>'''Desdemona''': Nobody; I myself. Farewell... Commend me to my kind lord: O, farewell!''
*'''Otello''': Domandate di grazia a quel demonio lì per che cagione mi ha così rovinato anima e corpo.<br/>'''Iago''': Non domandatemi più nulla. Quel che sapete sapete. Da ora in là non aprirò più bocca. (atto V, scena II, traduzione italiana di Cesare Vico Lodovici).
*È tutta colpa della [[Luna]], quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti. (Otello: atto V, scena II)
*{{NDR|[[Ultime parole dalle opere teatrali|ultime parole]] avvicinandosi al corpo di Desdemona}} Prima d'ucciderti, io t'ho baciata. Non mi restava altro modo che questo: uccidermi morendo in un tuo bacio. ('''Otello''': atto V, scena II; traduzione di Goffredo Raponi)
:''I kiss'd thee ere I kill'd thee: no way but this; | Killing myself, to die upon a kiss.''
 
Riga 616:
 
===Citazioni===
*é un amore che impoverisce il fiato, e che rende incapace la parola: vi amo più di quanto si possa dire quanto. ('''Goneril''': Atto I, Scena I. Traduzione di Guido Bulla)
*Ama e sta' zitta. ('''Cordelia''': Atto I, Scena I. Traduzione di Guido Bulla)
*…il mio amore pesa molto di più della mia lingua. ('''Cordelia''': Atto I, Scena I. Traduzione di Guido Bulla)
*Da niente non verrà fuori niente. ('''Lear''': Atto I, Scena I. Traduzione di Guido Bulla)
*Non riesco a sollevare mio cuore all'altezza delle labbra. ('''Cordelia''': Atto I, Scena I. Traduzione di Guido Bulla)
*Non metterti fra il drago e la sua rabbia. ('''Lear''': Atto I, Scena I. Traduzione di Guido Bulla)
*L'arco è carico e teso, schiva il dardo. ('''Lear''': Atto I, Scena I. Traduzione di Guido Bulla)
*Tu pensi che il dovere debba stare in silenzio per timore quando il potere si piega così alla lusinga? ('''Kent''': Atto I, Scena I. Traduzione di Guido Bulla)
*Il tempo svellerà ciò che l'astuzia nasconde tra le pieghe; il tempo prima copre le colpe ma infine le deride e le svergogna. ('''Cordelia''': Atto I, Scena I. Traduzione di Guido Bulla)
*E perché poi dovrei io acconciarmi a quella calamità che sono i pregiudizi umani e lasciarmi spogliare del mio ad arbitrio delle leggi della nazione, solo perché in ritardo di un dodici o quattordici lune su mio fratello? E perché bastardo, spurio? ('''Edmondo''': atto I, scena II)
*Qui sta la stoltezza della gente: quando la nostra fortuna vacilla, per lo più a causa della nostra condotta da ghiottoni, diamo la colpa dei nostri disastri al sole, alla luna, alle stelle... ('''Edmondo''': atto I, scena II)
*Tu, "Z", figlia illegittima, tu lettera affatto necessaria.
:''Thou whoreson zed, thou unnecessary letter!'' ('''Kent''': atto II, scena II)
*Il [[diavolo|principe delle tenebre]] è un gentiluomo. ('''Edgardo''', atto III, scena III; traduzione di Carlo Rusconi, [http://books.google.it/books?id=Zv4VAAAAYAAJ&pg=PA55&dq=Il+principe+delle+tenebre+%C3%A8+un+gentiluomo.&cd=4#v=onepage&q=Il%20principe%20delle%20tenebre%20%C3%A8%20un%20gentiluomo.&f=false Cugini Pomba e comp], 1852)
*Finché possiamo dire: "quest'è il peggio", vuol dir che il peggio ancora può venire. ('''Edgardo''': atto IV, scena I, 1963)
*Noi siamo per gli dèi quello che son le mosche pei monelli: ci spiaccicano per divertimento. ('''Gloucester''': atto IV, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*I [[vizi capitali]] s'appalesano bene a tutti gli occhi se vestiti di stracci sbrindellati; le belle acconciature e le pellicce li nascondono all'occhio più indagante. ('''Lear''': atto IV, scena VI; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber)
*Rideremo delle farfalle dorate. ('''Lear''': atto V, scena III)
 
===Citazioni sull'opera===