Pellegrino Matteucci: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*I [[Oromo|Gallas]]<ref>Gli oromo, precedentemente noti anche come galla, gruppo etnico africano diffuso in Etiopia e Kenya.</ref> vi ha chi ci dice che {{sic|sieno}} gente crudele, e chi vorrebbe farci credere sia un popolo di miti costumi, dedito alla pastorizia: per quanto ne seppi l'anno passato nella remota Fadasi, e per quanto ebbi campo ad apprendere in quest'anno in Baso<ref name="Baso">Località della regione del Goggiam, parte nord-occidentale dell'impero d'Etiopia.</ref>, credo siano esagerate le voci che attribuiscono a questo popolo molte crudeltà. (cap. 9, p. 263)
*Gelosi della loro autonomia {{NDR|i Gallas}} non soffrono che mercanti arabi frequentino i loro mercati, e preferiscono di tentare vie e pericoli per arrivare a Baso a fine di cambiare i loro ricchi prodotti: indipendenti per indole e per tradizioni non riconoscono freno di autorità alcuna, e solo quando supremi pericoli minacciano la patria corrono fiduciosi sotto le armi, e combattono con spartano eroismo guidati da un re che eleggono capo delle armate. (cap. 9, pp. 263-264)
*Seguitemi, e piangete. Avevo letto molte descrizioni di viaggiatori che parlavano della tratta dei negri e descrivevano mercati di carne umana; ho viaggiato l'Africa centrale da {{sic|Chartum}} sino alla remota Fadasi, e mai non mi era occorso di assistere ad uno spettacolo tanto ributtante, come quello offertomi dal mercato di schiavi a Baso<ref name="Baso"/>. (cap. 9, p. 272)
*{{NDR|Il trasporto degli schiavi verso i luoghi di vendita}} Si preparano delle forti carovane di questi sciagurati, si lega il collo di uno ad un trave che termina biforcuto, e l'altro capo del trave esso pure biforcuto raccoglie il collo di un altro sventurato: camminano a piedi nudi in mezzo alle infuocate arene dei deserti di ''Gingiro'' (Kaffa); ignudi, malissimo nutriti viaggiano giorno e notte forzarti dallo scudiscio pronto a colpirli se accennano a stanchezza, e quando esausti cadono sul terreno sono trascinati per alcun poco dallo schiavo che sopravvive all'altra estremità del palo, e spesso, per non perder tempo nella via a sciogliere il collo dai lacci che lo avvincono al legno, con un colpo di spada staccano il corpo, ed il capo resta per lungo cammino impigliato nella biforcatura del trave. (cap. 9, pp. 273-274)