Anna Stepanovna Politkovskaja: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Anna Politkovskaja: Da "Proibito parlare", 2007
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*Niente potrà togliermi il senso di colpa che ho nei confronti di coloro che hanno sacrificato la vita per il mio lavoro, per la mia resistenza al tipo di giornalismo che si sta instaurando in Russia grazie alla guerra "alla [[Putin]]". Parlo di un giornalismo ideologico senza accesso all'informazione, senza incontri né conversazioni con le fonti, senza verifiche dei fatti. Come ad esempio quello dei miei colleghi, che seduti dietro tre barriere di filo spinato nelle basi militari russe, riferiscono a Mosca del "miglioramento quotidiano" dei villaggi [[Cecenia|ceceni]]. Quel tipo di lavoro, che io credevo morto insieme al comunismo, da noi è ormai considerato la norma, e inoltre è riconosciuto e lodato dalle autorità. Quanto all'altro tipo di giornalismo, quello che comporta uno sguardo diretto su ciò che succede, non solo viene perseguitato, ma si rischia addirittura la vita. Un salto indietro di dieci anni, dopo la caduta dell'Urss!<ref>Da ''Cecenia''; citato in Andrea Riscassi, ''Il dovere della testimonianza'', in Matteuzzi 2010, p. 100.</ref>
*Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me. Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie. Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci: erano queste le condizioni in cui lavoravo durante la seconda guerra in Cecenia, scoppiata nel 1999.<ref> Da ''[http://www.internazionale.it/il-mio-lavoro-a-ogni-costo/ Il mio lavoro a ogni costo]'', ''Internazionale'', 26 ottobre 2006.</ref>
*[…] Una volta restituito ai parenti il corpo di Timur, è venuto fuori che i segni di un’acuta insufficienza cardiaca in realtà erano: ossa di gambe e braccia rotte, ferite di coltello su tutto il corpo, numerose bruciature di sigaretta sulla pelle, segni di numerosi morsi di cani, dita di mani e piedi schiacciate e tumefatte, unghie strappate, orecchie forate in più punti, un buco nel fegato, ossa temporali frantumate, zona inguinale violacea, la parte bassa della schiena nera per le percosse …” … “… i risultati della perizia ufficiale del medico legale, secondo la quale la morte era avvenuta per arresto cardiaco e sul corpo non c’era nemmeno un graffio […]. <ref> Da: Proibito Parlare, Anna Politkovskaja, 2007 </ref>
 
 
{{Int|1=Da [https://www.internazionale.it/opinione/anna-politkovskaja/2003/01/16/cecenia-abbandonata ''Cecenia abbandonata'']|2=''Internazionale.it'', 16 gennaio 2003}}