Raffaele de Cesare: differenze tra le versioni

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*Il Troja era ritenuto uomo senza cuore. Ammalatosi di mal di pietra<ref>Calcolosi.</ref> e curato dal chirurgo Leopoldo Chiari, ispirò al marchese di Caccavone questo spietato epigramma:<div align=center>Soffre di pietra, spasima<br>E c'è da sperar che muoja<br>Don Ferdinando Troja...<br>Né per scoprir l'origine<br>Del male, il buon dottore<br>Chiari granché fatica:<br>La cosa è chiara, il core<br>Gli è sceso alla vescica.</div>(Parte prima - Regno di Ferdinando II, cap. 5, pp. 77-78)
*Nel 1848 {{NDR|[[Agesilao Milano]]}} s'era trovato a Spezzano fra i militi del Ribotty; e fin d'allora, si asserì, concepisse il disegno di liberare i popoli delle Due Sicilie dal ''tiranno''. Era un eroico {{sic|alluccinato}}, il quale credeva che, tolto il Re<ref name="Ferdinando_secondo"/> di mezzo, la libertà sarebbe stata assicurata nel Regno. Volontà di ferro, carattere chiuso, spirito esaltato, ma che sapeva dominarsi e dissimulare, mazziniano ardente, egli agì per suo conto. (Parte prima - Regno di Ferdinando II, cap. 8, p. 169)
*Agesilao Milano fu impiccato la mattina del 13 dicembre<ref>1856.</ref>; e l'esecuzione, preceduta dalla solita questua delle ''sante messe'', fu così lunga e lugubre, che strappò le lacrime a molti e lasciò nei soldati incancellabile impressione. Egli morì con coraggio, dichiarando di non essere un volgare assassino, di aver affrontato il Re alla luce del sole, il Re a cavallo e armato, e ripetendo di averlo fatto per la felicità dei popoli. (Parte prima - Regno di Ferdinando II, cap. 8, p. 171)
*[[Carlo Troya|Carlo {{sic|Troja}}]] fu il vero grande storico napoletano di questo secolo<ref>L'Ottocento.</ref>. Il nome suo è congiunto indissolubilmente alla storia d'Italia e a quella dell'antico Reame. Al suo senso storico si deve se il Medio Evo non fu più una tenebra per gli studiosi. (Parte prima - Regno di Ferdinando II, cap. 12, p. 235)
*I viaggi e gli studi storici compirono e rafforzarono in Carlo Troja il sentimento dell'italianità. Per lui le vicende medioevali non erano così disordinate e confuse, come apparivano ai più; il Medio Evo per Troja non fu, in sostanza, che la lotta del romanesimo con la barbarie, la quale, prima vittoriosa, fu poi alla sua volta domata e romanizzata. (Parte prima - Regno di Ferdinando II, cap. 12, pp. 236-237)