Guy de Maupassant: differenze tra le versioni

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*La cosa più insignificante racchiude un po' d'[[ignoto]]. Troviamolo.<ref>Da ''Pietro e Giovanni'', prefazione; citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003</ref>
*[...] [il] [[matrimonio]] [...], secondo un uomo famoso, altro non è se non uno scambio di cattivi umori durante il [[giorno]] e di cattivi odori durante la [[notte]].<ref>Da ''Una trovata'', in Maupassant, ''La casa Tellier'', traduzione di Mario Picchi, Sansoni, 1965</ref>
*L’orribile, quest’antica parola, vuol dire assai più che terribile. Una paurosa disgrazia, come quella narrata, commuove, sconcerta, impaurisce: non atterrisce. Perché si provi orrore più che la commozione dell’anima e più dello spettacolo di un morto, bisogna provare un fremito di mistero, o una sensazione di spavento anormale, innaturale. Un uomo che muore, anche nelle condizioni più drammatiche, non suscita orrore; un campo di battaglia non è orribile; la vista del sangue non è orribile; i delitti più vili di rado sono orribili.<ref>Da ''L'orribile''; in ''Le Horla e altri racconti dell'orrore'', a cura di Lucio Chiavarelli, Newton Compton editori, 1994</ref>
*Oltrepassammo Freius, Saint-Raphaël: il treno correva attraverso quel giardino, quel paradiso delle rose, quei boschi d'aranci e limoni in fiore che portano insieme le bianche zàgare e i frutti dorati, attraverso quel regno dei profumi, patria dei fiori: la meravigliosa [[Riviera di Ponente|riviera]] che si stende tra Marsiglia e Genova.<br>Bisogna percorrerla di giugno questa costa sulla quale crescono, liberi e selvaggi, nelle strette vallicelle, sui pendii delle colline, i fiori più belli. E continuamente si vedono rose: campi, distese, siepi, boschetti di rose. S'arrampicano sui muri, sbocciano sui tetti, salgono sugli alberi, esplodono in mezzo alle foglie: bianche, rosse, gialle, piccole o grandissime, esili, con un vestitino unito e semplice, oppure carnose, abbigliate pesantemente e splendidamente.<br>Il loro respiro possente e continuo rende l'aria più densa, saporosa e illanguidente. Quel profumo ancor più penetrante di quello dei fiori d'arancio raddolcisce l'aria ed è una festa per l'odorato.<br>La gran costa di rocce brune si distende, bagnata dall'immobile Mediterraneo. Il pesante sole estivo si riversa in pioggia infuocata sulle montagne, sulle lunghe spiagge, sul mare d'un color turchino intenso e come solido. Il treno corre sempre, penetra nelle gallerie per traversare i promontori, striscia sulle ondulazioni delle colline, passa sull'acqua, su ripide scarpate; ed un dolce, vago odore salso, di alghe secche, si mischia a tratti al forte e sconvolgente odore dei fiori.<ref>Da ''Le sorelle Rondoli'', p. 213</ref>
*Ormai ci conoscevano, nelle strade in cui giravamo dalla mattina alla sera, nelle stradine strette e senza marciapiedi di quella città {{NDR|[[Genova]]}} che somiglia a un immenso labirinto di pietra, traforato da corridoi simili a sotterranei. Andavamo in quei vicoli percorsi da furiose correnti d'aria, stretti tra muri così alti che appena si riesce a scorgere il cielo.<ref>Da ''Le sorelle Rondoli'', pp. 223-224</ref>
*L’orribile, quest’antica parola, vuol dire assai più che terribile. Una paurosa disgrazia, come quella narrata, commuove, sconcerta, impaurisce: non atterrisce. Perché si provi orrore più che la commozione dell’anima e più dello spettacolo di un morto, bisogna provare un fremito di mistero, o una sensazione di spavento anormale, innaturale. Un uomo che muore, anche nelle condizioni più drammatiche, non suscita orrore; un campo di battaglia non è orribile; la vista del sangue non è orribile; i delitti più vili di rado sono orribili.<ref>Da ''L'orribile''; in ''Le Horla e altri racconti dell'orrore'', a cura di Lucio Chiavarelli, Newton Compton editori, 1994</ref>
*Quale che sia la cosa che vogliamo dire, esistono una sola parola per esprimerla, un solo verbo per animarla, un solo aggettivo per qualificarla.<ref>Dalla prefazione a ''Pietro e Giovanni''</ref>
*Un [[bacio]] legale non potrà mai valere un bacio rubato.<ref>Da ''Confessioni di una donna'', in Maupassant, ''La casa Tellier'', Sansoni 1965, trad. di Mario Picchi</ref>