Peppino De Filippo: differenze tra le versioni

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*Fare piangere è meno difficile che far ridere. Per questo, teatralmente parlando, preferisco il genere farsesco. Sono sicuro che il dramma della nostra vita, di solito, si nasconde nel convulso di una risata, provocata da un'azione qualsiasi che a noi è parsa comica. Sono convinto che spesso nelle lacrime di una gioia si celino quelle del dolore. Allora la tragedia nasce e la farsa, la bella farsa, si compie.<ref>Citato in ''Corriere della Sera'', 25 gennaio 2000.</ref>
*{{NDR|Le [[ultime parole]] rivolte al fratello}} Hai provato anche oggi? Beato te!<ref>Citato in Gaetano Afeltra, ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/07/giorno_che_Eduardo_fece_pace_co_0_0003076010.shtml Il giorno che Eduardo fece pace con Peppino]'', ''Corriere della Sera'', 7 marzo 2000.</ref>
*I [[Napoli|napoletani]] sono ipocriti, sembrano allegri, invece sono tristi. La gente li osserva, e loro fanno finta di essere spensierati. Non s'impegnano, perché da quando avevano in casa i mori sanno come va a finire. Mi fanno pensare a [[Walter Chiari]]. Credo che la sera, quando va a letto, dopo aver fatto l'allegro per tutta la giornata, sia felice di distendersi e di abbandonarsi – almeno in privato – a un po' di malinconia.<ref>Citato in [[Enzo Biagi]], ''Italia'', Rizzoli, Milano, 1975, pp. 176-177.</ref>*
*Nella comicità c'è una grande [[poesia]]!
 
==''Pappagone e non solo''==