Tommaso Labranca: differenze tra le versioni

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* Ho capito di essere diventato vecchio perché non ho mai apprezzato ''[[Zelig (programma televisivo)|Zelig]]''. Non ne capivo il senso, l'ammasso di carne gettata allo sbaraglio, l'esercito di disperati armati di una sola battuta tormentone che finiva per dare il titolo a uno stiracchiato libro Kowalski e a un film che totalizzava diciassette spettatori paganti. (''Comici'', 46/2010)
* [[Gene Gnocchi]] è uno dei grandi misteri dell’umanità. Non fa ridere. Non comunica simpatia. Non si capisce nemmeno quando parla. Eppure galleggia sempre mentre altri vanno a fondo, sfruttando un lontano buon momento in cui le battute gliele scriveva l’ottimo Marco Posani. (''Comici'', 46/2010)
*{{NDR|Sull'[[Indietronica]]}} Nel mondo di follia e presunzione dei critici musicali d'ogni livello si tengono vere e proprie gare nel coniare termini esoterici con cui definire gruppetti musicali che, come le rose di [[François de Malherbe|Malherbe]], "ne durent que l'espace d'un disque". Tanta fatica sprecata quando basterebbe archiviarli sotto "spazzatura". (''Indietronica'', 51/2010)
* [...] volete farmi credere che ministri e soubrette paghino tutti i duemila euro per sedersi in platea e frasi torturare per cinque ore da ululanti soprano wagneriani? Nemmeno io credo resisterei a cinque ore di elmi cornuti e cavalcate. [[Richard Wagner|Wagner]], come scriveva [[Eugenio Montale]] nelle sue recensioni, piace solo ai "bidelli di Bayreuth"; ovvero a quei melomani che conoscono il compositore tedesco urlo per urlo e trovano persino brevi certi duetti in riva al Reno protratti per intere mezz’ore. (''Scala'', 52/2010)
* {{NDR|Su [[Moni Ovadia]]}} Moni è la versione corpulenta e intellettuale di Gabriele Paolini, quello che appare all’improvviso in onda dietro gli inviati del tg e lancia i preservativi. Ovadia, di cui nessuno credo sarà in grado di ricordare un solo titolo, piace molto ai contestatori perché aggiunge quel tocco [[yiddish]] che nobilita. L'unico suo problema è che spesso lo vediamo abbracciato a giovani contestori con la kefiah. Ma cosa non si farebbe per un passaggio televisivo? (''Scala'', 52/2010)