Ernesto Masi: differenze tra le versioni

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→‎Il Risorgimento italiano: la concezione della storia in Gervinus
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==''Il Risorgimento italiano''==
*[[Georg Gottfried Gervinus|Giorgio Gervinus]] sottopone il corso della storia universale all'impero di grandi leggi naturali.<br>Vede in queste leggi una specie di continua evoluzione, la quale però si rigira sopra se stessa, ma senza che impedisca il fatale andare del progresso umanano. Si discosta poco in tal guisa dai circoli del Machiavelli, dall'''ibis redibis'' del Pascal, dai ricorsi del Vico, dai periodi trentennari, ricorrenti nella storia e dei quali [[Giuseppe Ferrari]] indicava come il modello perpetuo nella vita tipica di Cristo e nella guerra del Peloponneso. (vol. 1, cap. 1, p. 2)
*Come uomo il [[Montesquieu]] non è personaggio molto caratteristico, però, direi, che nell'uomo sono gli stessi contrasti che nei suoi libri. È un aristocratico e feudale, non solo di nobiltà ereditaria di toga, ma signore di castelli, ed in pari tempo professa dottrine emancipatrici e liberali; è un monarchico e inclina alla repubblica, alla repubblica bensì di tipo classico, ateniese, spartano o romano, ma non pare che creda possibile nessuna virtù cittadina all'infuori di questi modelli; si dichiara a più riprese felice di vivere sotto la monarchia francese e ne fa la satira più acerba. (vol. 1, cap. 4, p. 51)
*[...] l'influenza del Montesquieu sulla Rivoluzione francese è paragonabile solamente a quella del [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], di cui il Giacobinismo ed il Robespierre sono una filiazione diretta, mentre il Voltaire e il Diderot sono particolarmente due grandi demolitori. Ma {{sic|tutti quattro}}, insomma, sono grandi nel senso che per primi professano la grande illusione della filosofia del secolo XVIII e dell'Enciclopedismo (la quale diverrà poi quella della Rivoluzione), e che una storia pare chiudersi ed un'altra cominciare da essi. La [[storia]] invece è lì per dimostrare che nulla ha principio, nulla ha fine, ma tutto invece continua, se pure tutto non ricomincia sempre da capo. (vol. 1, cap. 4, p. 57)