Richard Adams: differenze tra le versioni

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+ La collina dei ricordi
+ La valle dell'orso
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*[[Imprecazioni dai libri|Frits su un hrududù]]! (Parruccone; ''Borragine'', p. 240)
*Un coniglio che puzza d'uomo deve essere ammazzato: questa è una [[Regole dai libri|regola]] che è sempre valsa ovunque, fin dai tempi più remoti... (Parruccone; ''Borragine'', p. 241)
 
==''La valle dell'orso''==
 
===[[Incipit]]===
Nonostante la secca calura di tarda estate, nella grande foresta non v'era mai silenzio. Raso terra – il suolo spoglio e molle era coperto di rami caduti, fuscelli, foglie marce nereggianti come cenere – un rumorio fluiva senza tregua. Come un fuoco che, ardendo con assiduo crepitio, ogni tanto scoppietta – quando un nodo del legno s'infiamma o un ciocco ruzzola fra le braci – così, nella foresta, appié degli alberi, le ore trascorrevano nella penombra fra stormire di fronde e tonfi e schianti, intermittenti sospiri della brezza, fruscii di rettili o di roditori e, di quando in quando, lo scalpiccio di qualche animale più grosso in movimento.
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===Citazioni===
*Si udiva il [[Canzoni dai libri|canto]] di una donna: ''«Lui di notte, di notte lui viene. | Ho un fiore rosso, rosso fra i capelli. | Ho lasciato la fiaccola accesa, | La mia fiaccola arde. | Senandril na kora, senandril na ro».'' (p. 27)
*Trogloditi e assiro-babilonesi, civili greci e barbari vichinghi, tartari e aztechi, samurai e cavalieri, antropofagi e tagliatori di teste: una cosa li accomuna tutti. Bisogna sempre aspettare i comodi di qualche personaggio importante, prima d'esser ricevuti. (p. 29)
*«[...] Eppure la Tuginda, sulla sua isola vuota, ha ancora una missione. Credimi, Kelderek, la più ardua. Il suo compito è attendere. Esser pronta, in qualsiasi momento, pel ritorno di Shardik. Una cosa infatti è certa, poiché è stata [[Profezie dai libri|predetta]] e preannunciata da ogni sorta di presagi e prodigi: un giorno Shardik farà ritorno».<br>Kelderek restò a lungo soprappensiero, guardando i canneti al chiardiluna. Infine disse: «E i Vasi d'Elezione, saiett? Siamo Vasi, diceste, voi e io».<br>«A me è stato insegnato che Dio rivelerà agli uomini una grande verità mediante Shardik e tramite due Vasi d'Elezione, un uomo e una donna. Questi Vasi saranno però prima frantumati, da Lui, e poi rimodellati, secondo i Suoi fini.» (p. 61)
*Non è mai stato profetizzato che il ritorno di Shardik ridarà necessariamente agli ortelgani il dominio imperiale. Anzi, un [[Proverbi dai libri|proverbio]] dice: "Dio non fa mai due volte la stessa cosa". (Tuginda, p. 61)
*Provò angoscia e sollievo insieme, paura e reverenza. Si mise a [[Preghiere dai libri|pregare]]: «Oh Shardik, mio Signore, accetta la mia vita! Io, Kelderek Zenzuata, ti appartengo ormai per sempre». (p. 64)
*L'[[orso]] è pura follia – traditore, pazzo, imprevedibile – è una tempesta che spazza via tutto, che ti fa naufragare quando credi di trovarti in piena bonaccia. Da' retta, Kelderek, non fidarti mai dell'orso. Ti promette il potere di Dio, poi ti tradisce e ti conduce alla rovina. (Bel-ka-Trazet, p. 74)
*L'adorazione non frutta nulla, a chi è tiepido o sbadato. Vi son uomini la cui [[religione]], se fosse un tetto da essi costruito, gli cadrebbe sulla testa alla prima pioggia. (Kelderek, p. 86)
*E [[Canzoni dai libri|canticchiò]] fra sé il ritornello di una canzone.<br>''Un vecchio ladro disse alla consorte | (Zan, zan, zaranzanzan) | "Vita pacchia, farò, fino alla morte!"'' (p. 161)
*Kelderek, che non lo perdeva di vista, [[Preghiere dai libri|pregava]] in continuazione come aveva pregato cinque anni innanzi nelle tenebre della foresta: «Pace, Shardik, Signore. Dormi, Re Shardik. Il tuo potere viene da Dio. Nulla può nuocerti». (p. 178)
*Solo Kelderek, unico fra tutti, sentiva suo dovere andargli vicino, offrirgli la propria vita senza chieder alcun premio, ripetendo di continuo la [[Preghiere dai libri|preghiera]] dedicatoria: «''Senandril'', Sommo Shardik. Accetta la mia vita. Sono tuo e non ti chiedo nulla in cambio». (p. 180)
*Lo sai come [[Canzoni dai libri|cantavano]] i soldati, dopo la presa di Bekla? "Adesso che la guerra l'abbiam vinta, farem l'amore e ci godrem la vita!" (Zeldan, p. 192)
*Così reali sembravano, costoro, che egli fu sconvolto da timori e presentimenti. E seguitando a camminare [[Preghiere dai libri|pregava]]: «Shardik! ''Senandril'', Sommo Shardik! Accetta la mia vita. Redimi il mondo, a cominciare da me». (p. 202)
*Trovarsi d'un tratto di fronte a un'opera nefanda del passato (un atto vergognoso di cui restano vestigia: come i ruderi della casa di un pover'uomo distrutta da qualche signorotto egoista per biechi motivi d'interesse; o il corpicino d'un bimbo indesiderato che il fiume ributta sulla riva) trovarsi, inaspettatamente, di fronte a un'accusa che nessuna bravata può sfidare né alcuna loquela sminuire; un'accusa non gridata ai quattro venti, ma espressa sommessamente, a tu per tu, senza rabbia, forse senza parole, a qualcuno che è colto alla sprovvista dai propri rimorsi; è certo cosa da lasciar confusi, sgomenti, allibiti. Le vittime di soprusi, come gli spettri, non hanno bisogno di parlare ai loro persecutori o di accusarli al cospetto di una folla. Di gran lunga più terribile è la loro inaspettata silente ricomparsa in qualche luogo solitario, in un'ora propizia. (p. 267)
*Conosco il [[Proverbi dai libri|detto]], saiett. A Zerai la memoria ha un acuto pungiglione, e il saggio la evita. (Ankrai, p. 282)
*{{NDR|Su Bel-ka-Trazet}} Soltanto Ankrai e io gli fummo accanto fino all'ultimo. Lottò duramente, come puoi figurarti. [[Ultime parole dai libri|L'ultima cosa]] che disse fu: "L'orso... di' loro che l'orso...". Mi chinai su di lui e chiesi: "Dir loro che cosa, mio signore?". Ma non disse più un'altra parola. (p. 288)
*Poi, chinandosi ad attizzare il fuoco, canticchiò il ritornello di una vecchia [[Ninna nanne dai libri|ninnananna]] ortelgana, ch'egli aveva da tempo dimenticata.<br>''Dove se'n va la luna ogni mese | E dove son fuggiti i vecchi anni? | Non dartene pensiero, amico mio, | Non aggiungere questo ai tuoi affanni.'' (p. 302)
*''Ridatemi quelle aspre solitudini | Di rovi e sterpi, asilo della belva. | Quello è il mio vero regno, impareggiabile: | Questa corte al confrronto è tetra selva.'' ([[Canzoni dai libri|canzone]] cantata da Melathis, p. 307)
*Al mio paese [[Proverbi dai libri|dicono]]: "Batti quanto ti pare sul legno, tanto i tarli non se ne vanno mica". (Kelderek, p. 344)
*Il silenzio fu rotto soltanto allorché un corifeo yeldascé intonò la prima strofa del celebre [[Canzoni dai libri|lamento]] noto come ''Le lacrime di Sarkid'', in cui si narra della nascita, infanzia e giovinezza di U-Depariot, il liberatore della Yelda e fondatore della Casa di Sarkid. [...]<br>''Fra i covoni di grano ella si giacque, | Affranta giacque la fanciulla e sola, | Ferita, senza amici, con il marchio | Degli Strehel su di lei, e partorì | L'eroe Depariot, quando Yelda era schiava.'' (p. 386)
*Un altro coro si levò dal lido. Erano i pescatori di Tissarn che intonavan un loro [[Canzoni dai libri|canto]], per incitare i giovani vogatori.<br>''All'alba noi spingiamo nell'acqua le barche. | Se avremo fortuna, nessuno patirà la fame oggi. | Pagar cara la saggezza è destino dell'uomo. | I poveri s'arrangiano per vivere. | La fortuna per noi è un fuoco acceso | E aver piena la pancia, una donna | Nel letto e figli cui insegnare il mestiere.'' (p. 387)
*Si mise a giocare con quei bambini, come non faceva più da anni, cantando la [[Canzoni dai libri|canzoncina]] che accompagna le corse e le risse:<br>''«Gatto, gatto, piglia il pesce! | Corri e portalo a casa! Corri, gatto! | Porta il pesce alla fanciulla | Che t'aspetta presso il fuoco. Corri ratto!»'' (p. 394)
*La cantilena dei battellieri proseguiva monotona, reiterata, a voci alterne.<br>«Shardik a moldra konvei ''gau''!»<br>«''Shar''-dik! 'Shar''-dik!»<br>«Shardik a londa, Shardik a pronta!»<br>«''Shar''-dik! 'Shar''-dik!» (pp. 401-402)
*I [[Figlio|figli]]... nascon per un atto d'amore... o così dovrebbe essere. E Dio vuole che crescano liberi e sani, idonei al lavoro e allo svago, adatti ad affrontare le gioie e le avversità. Insomma, completi. La [[schiavitù]]... la ''vera'' schiavitù consiste nell'esser privati della possibilità di crescere completi. I derelitti, i diseredati, gli indesiderati ''sono'' schiavi, anche se non se ne rendono conto. (Kelderek, p. 410)
 
===[[Explicit]]===
Entrò Melathis, con un coscio di cinghiale infilato a uno spiedo. Si era cambiata d'abito. Indossava una specie di grembiale.<br>Siristru si alzò. Le sorrise. Le chiese: «Posso dare anch'io una mano?».<br>«Un'altra sera forse... Quando sarete ormai un vecchio amico. Vedete, U-Siristru, la vostra venuta ci offre l'occasione di fare un po' festa. Fa caldo abbastanza? Metto su dell'altra legna?»<br>«No, non vi disturbate.» Poi, come soprapprensiero: «Che bel fuoco!...»<!-- p. 414 -->
 
==Note==
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*Richard Adams, ''La collina dei conigli'', traduzione di Pier Francesco Paolini, Rizzoli, Milano, 1975.
*Richard Adams, ''La collina dei ricordi'', traduzione di Alessandra De Vizzi, Rizzoli, Milano, 1997. ISBN 88-17-67407-9
*Richard Adams, ''La valle dell'orso'', traduzione di Pier Francesco Paolini, Rizzoli, Milano, 1976.
*Enzo Biagi, ''Quante storie'', Rizzoli, Milano, 1989. ISBN 88-17-85322-4
 
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===Opere===
{{Pedia|La collina dei conigli||(1972)}}
{{Pedia|La valle dell'orso (romanzo)|''La valle dell'orso''|(1974)}}
 
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