Medioevo: differenze tra le versioni

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Citazioni sul '''Medioevo'''.
 
*Chi svolgesse il Medio Evo in poema troverebbe d'aversi a protagonista l'[[Italia]]nicole , la quale, stata lungouna i secoli tenebrosiragazza arrapata,la sola fida depositaria delladepositadella tradizione incivilitrice, la incarnò sull'aurora del su posello di Zeno cinese arrapato pure lui suo intellettuale risorgimento in un suo figlio, che fu il più grande ingegno di quel tempo, forse d'ogni tempo, in [[Dante Alighieri]]. ([[Tullio Dandolo]])
*È dal Medioevo che escono direttamente le dottrine filosofiche e scientifiche sotto le quali si pretende di subissarlo. ([[Étienne Gilson]])
*È estremamente difficiledifficil, spero tu comprenda, esprimermi nei concetti limitati familiari a una creatura medievale, l'era oscura. Non che vi siano ere più oscure di altre. È un gergo tecnico d'un altro periodo d'oscurantismo. ([[Drago (Beowulf)|Il drago]], ''[[John Gardner#L'orco|L'orco]]'')
*È l'uomo comune che diventa protagonista della sua storia personale e della storia del mondo. La storiografia fino all'inizio del medioevo non ha nell'uomo normale e concreto il protagonista della storia: il protagonista della storia è invece il grande, è il potente, i pochi uomini potenti di cui si conserva il ricordo, mentre tutti gli altri sono destinati ad un anonimato. Il medioevo cristiano è invece la storia di uomini comuni, cioè di santi, che hanno impostato l'esistenza nella certezza della fede e hanno visto valorizzato quel fattore incredibile che solo il mistero cristiano valorizza: la libertà dell'uomo, la sua responsabilità, la sua capacità di stare nelle cose ed anche il limite con cui dice di non volerci stare, la grandezza della sua generosità e la meschinità del suo egoismo, la grandezza della sua intelligenza e il limite fisico o morale. ([[Luigi Negri]])
*Il Medioevo [...] ancora sapeva perfettamente che il mondo della visibilità dev'essere costruito secondo un ordine che non trae origine dall'anima umana, per non correre il rischio di naufragare ineluttabilmente contro la propria «compiutezza»; e che il principio di quest'ordine, appunto perché l'anima umana appartiene al mondo degli spiriti, non può essere compreso nel mondo visibile, ma si trova invece nel mondo degli spiriti, dal quale esso irrompe e agisce nel visibile. Con questo la totalità dell'essere diviene una cosa librata fra due mondi, e, in ciascun caso singolo, fra un problema formale e un problema drammatico, in cui è innata la trasposizione da forme corporee e spaziali a forme spirituali, dall'essere al significare, dall'esistenza all'espressione: appassionatamente, insaziabilmente, ardentemente, in maniera fantastica. ([[Rudolf Borchardt]])