Elezioni politiche italiane del 1948: differenze tra le versioni

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==[[Gianni Corbi]]==
{{cronologico}}
*La vigilia del 18 aprile {{NDR|1948}} l'Italia si ferma. [[Vittorio Gorresio]], che di quelle giornate fu cronista scrupoloso, ce ne fornisce un ritratto vivacissimo. Già dieci giorni prima del 18 aprile non si trova un posto in treno, in aereo, nelle navi. Film già in cantiere da tempo sono interrotti. [[Orson Welles]] lascia da parte il suo «Cagliostro» e si reca a Frascati ad attendere le elezioni. Anche il mercato delle assicurazioni è fermo: alla scadenza del contratto di assicurazione, certi commercianti, anziché rinnovare la polizza, preferiscono chiudere il negozio fino al 22 aprile. Al Nord – scrive Guerrini – tira aria da ultimo atto. Nelle case ricche di Torino, Milano, Como, Varese si prepara la fuga in Svizzera, dove già sono stati trasferiti i capitali e affittate le ville.
 
*Domenica 18 aprile non piovve. Sotto un cielo grigio, milioni di italiani, disciplinatissimi, affollano i seggi elettorali. Trentotto ore dopo – alla chiusura dei seggi – comincia il diluvio. Un diluvio di voti democristiani, una grande imprevista ondata che travolge tutti gli argini, va di là degli stessi schieramenti politici. La [[Democrazia Cristiana|DC]] passa dal 35,2 per cento del 2 giugno {{NDR|1946}}<ref>Il 2 giugno 1946 si votò per il Referendum istituzionale (scelta tra Monarchia e Repubblica) e per l'elezione dei deputati dell'Assemblea Costituente.</ref> al 48,5: un balzo di tredici punti in percentuale. Socialisti e comunisti che, separati, avevano ottenuto il 39,6 scendono, uniti, al 31. [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] ha vinto su tutta la linea. Può contare sulla maggioranza assoluta in {{sic|parlamento}} e sull'appoggio del partito di [[Giuseppe Saragat|Saragat]] che ottiene il 7,1 per cento.