Ernesto Masi: differenze tra le versioni

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Montesquieu
→‎Saggi di storia e di critica: semplifico una citazione piuttosto involuta (Tutta l'opera del Gabelli...)
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*[...] dovendo sfilar fra gli applausi sul palcoscenico d'un teatro {{NDR|durante una festa patriottica per gli esuli napoletani e siciliani}}, [[Silvio Spaventa]] coll'aria seccata del filosofo, che ha il capo a tutt'altro, non avvertì la buca aperta del suggeritore e vi cascò dentro e scomparve. Per fortuna fu tirato su sano e salvo. «Non si era rotto nulla, neppure gli occhiali» e poté tornare a contemplare gli empirei della sua filosofia, come prima. (p. 353)
*[...] la singolarità grande di [[Aristide Gabelli]] come pensatore e scrittore italiano gli viene soprattutto dall'intima e profonda connessione che era in lui, fra l'uomo, il pensatore e lo scrittore, pregio raro in Italia e a svolgere il quale poco o nulla miravano le vecchie scuole, e pochissimo mirano le nuove, con tutte le loro pretensioni d'andarsi spogliando di tutti i dogmatismi e le rettoriche d'una volta per non pensare che alla pratica, al positivo e alla vita. (pp. 453-454)
*Tutta l'opera del Gabelli pedagogista consistette nel mettere pace fra tante dannose contraddizioni, nello svecchiare cioè il nostro insegnamento con temperanza e nel rinnovarlo con discrezione e saviezza, e ogni qual volta il Gabelli slargò ad ufficio di moralista e sociologo (benché forse non siavi questione morale, se non più larga, più comprensiva della scuola) [...] la sua attività intellettuale e l'opera sua di scrittore, è notevole che, anche mutato l'oggetto della sua critica e della sua osservazione, si valse sempre dello stesso metodo, propose sempre, si può dire, gli stessi rimedi, mirò sempre al medesimo fine, rinnovare conservando e conservare rinnovando quello che non solo non conduce più al fine, che si vuol conseguire, ma lo contrasta e lo allontana o conduce inconsapevolmente ad un fine opposto. (p. 455)
*[...] al Gabelli pareva che ''formare le teste'' fosse, dopo rifatta la patria, la grande necessità italiana, a cui urgeva di provvedere. (p. 456)