Federico Bernardeschi: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su [[Giancarlo Antognoni]]}} Per me lui è l'eleganza. Assoluta e naturale: della corsa, dei movimenti, del gesto tecnico e atletico.
*Venire da una famiglia operaia ti obbliga a rispettare le regole del sacrificio. Non avere talento può sembrare triste, ma averlo e sprecarlo lo è molto di più.
 
{{Intestazione2|''[https://www.theplayerstribune.com/en-us/articles/federico-bernardeschi-juventus The White Line]''|''Theplayerstribune.com'', 18 gennaio 2019}}
*Quando avevo 16 anni, stavo per passare alla Fiorentina. [...] Ma durante un controllo di ''routine'' il medico ha scoperto che c'era qualcosa che non andava. [...] "Federico, sembra che ci sia un problema. [...] Hai il cuore allargato. [...] È possibile che tu non sia in grado di continuare la tua carriera". [...] Non potevo crederci. Mi sono rifiutato di sentirlo. [...] "Abbiamo bisogno di monitorarlo da vicino nelle prossime settimane", ha detto il medico. "E nel frattempo, non potrai giocare a calcio per 6 mesi". Sapevo di essere in una fase critica della mia carriera. [...] È stata una giornata terribile, terribile. Vivevo da solo a Firenze, a 16 anni, e non avevo niente da fare. [...] Ho cercato di tenermi occupato, ma sono stati i 6 mesi più difficili della mia vita. Il tempo passava. Innumerevoli visite di controllo, visite specialistiche e riunioni, e, alla fine, con qualche cambiamento nella dieta e con un farmaco, tutto si è risolto. [...] Quando si affronta una cosa del genere penso che, in un certo senso, sia impossibile non cambiare. Sono diventato più consapevole di quanto possa risultare fragile l'uomo, e di quanto ero e sono fortunato a essere nella posizione in cui mi trovo.
*{{NDR|Sugli inizi}} A 8 anni giocavo nel Ponzano, una squadra giovanile di Empoli, a circa 70 miglia da casa. Mia madre veniva a prendermi a scuola ogni giorno alle 15:15, 45 minuti prima della fine delle lezioni. Mi dava un contenitore con della pasta riscaldata, buonissima. Quindi andavamo verso sud, lungo il Mar Ligure, nella nostra Opel Vectra grigia. Dopo circa 40 minuti, arrivati a Pisa, ci dirigevamo ad est verso Empoli. Ci voleva un'altra mezz'ora prima di arrivare, di solito ero sempre un po' in ritardo. Mi allacciavo gli scarpini in macchina, la mamma accostava a malapena, e mi fiondavo in campo. Due ore dopo, finito l'allenamento, tornavamo a casa, dove non sarei andato a letto prima delle 22:30. Sarei stato di nuovo in piedi alle 08:00 per rifare tutto daccapo. Abbiamo fatto questo per 4 giorni a settimana, per anni. È stato difficile, ma ne è valsa la pena.
*Qualsiasi ''cliché'' che ogni nuovo giocatore della Juve racconta sulla cultura della vittoria è vero! Dall'allenatore, al fisioterapia, al personale della cucina... tutti vogliono solo vincere. Questo è tutto. È un'ossessione. Ed è così anche per me adesso.
 
==Note==