Clifford Geertz: differenze tra le versioni

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la risposta della religione all'irrompere del caos
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* L'uomo ha bisogno di [...] fonti simboliche di illuminazione per trovare la sua strada nel mondo, perché quelle di tipo non simbolico, inserite nel suo corpo costituzionalmente, gettano una luce troppo soffusa. Negli animali inferiori i modelli di comportamento si danno insieme alla loro struttura fisica, o almeno in gran parte: le fonti di informazione genetiche ordinano le loro azioni entro possibilità di variazione molto più ristrette, sempre più ristrette e conchiuse via via che il livello dell'animale scende. All'uomo sono date capacità innate di reazione estremamente generali che lo lasciano regolato con molta minore precisione: [...] non diretto da modelli culturali – sistemi organizzati di simboli significanti – il comportamento dell'uomo sarebbe praticamente ingovernabile, un puro caos di azioni senza scopo e di emozioni in tumulto, la sua esperienza sarebbe praticamente informe. La cultura, la totalità accumulata di questi modelli, non è un ornamento dell'esistenza umana ma – base principale della sua specificità – una condizione essenziale per essa. (da ''Interpretazione di culture'')
*Qualsiasi cosa possa essere o possa essere stato in origine il relativismo culturale, (e non vi è nessuno dei suoi critici che lo abbia definito correttamente), al giorno d'oggi è utile come spettro per farci allontanare spaventati da certe correnti di pensiero e per indirizzarci verso altre. (da ''Anti anti-relativismo'')
*Vi sono perlomeno tre momenti in cui nell'uomo minaccia di irrompere il caos (e per caos, di deve intendere un tumultuare di eventi cui manca non solo una corretta interpretazione, ma la possibilità stessa di venire interpretati): ai limiti delle sue capacità analitiche, ai limiti del suo potere di sopportazione, e ai limiti della sua sensibilità morale. Se questi tre punti si fanno sufficientemente intensi, o devono venir tollerati abbastanza a lungo, intervengono la perplessità, la sofferenza e un senso di paradosso etico insolubile, che costituiscono altrettante sfide radicali alla comprensibilità della vita umana, e alla nostra capacità umana di orientarci, mediante la riflessione, in maniera efficace verso la vita. Qualunque religione, per quanto "primitiva", se vuole durare, deve in qualche modo tentare di far fronte a sfide di questo tipo. (da ''La religione come sistema culturale'', p. 26)
 
== Bibliografia ==