Roma: differenze tra le versioni

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===[[André Suarès]]===
*A Roma, città di provincia, tutto è fatto per la quantità: tutto è falso, tutto è brutto. Il [[Vittoriano|monumento]] a [[Vittorio Emanuele II|Vittorio Emanuele]] è di una bruttezza abietta: il trionfo della volgarità a grande orchestra. I quartieri nuovi sono orribili: imitano l'antico come i falsari. La mostruosità artificiale è peggiore dell'altra. Già il Rinascimento coltivava questa menzogna: tutto è falso a Roma e l'antico anche. Il sublime di Roma, è che ad ogni passo s'incontra un'orribile architettura. Roma annovera più detestabili monumenti di tutte le altre città del mondo. Quanto aspiro alla nudità, a Roma: la strada nuda, il muro nudo, un quartiere nudo senza palazzi, senza statue, senza chiese. La bruttezza, qui, trionfa attraverso la quantità. C'è al mondo un ciarpame più spaventoso del Foro? Questo pane dei professori fa venire voglia di un digiuno eterno.
*Niente è così bello a [[Roma]] quanto il sito e il clima, gli orizzonti e la luce. Ora la [[campagna romana|Campagna]] era all'origine di questo splendore e, oserei dire, la febbre, l'abbandono e il deserto. La malaria è il respiro delle rovine: un ornamento o una malattia? Amo quest'incertezza e che tutto, nel fondo, si contraddica. Così il cuore e la ragione, eternamente.; l'ideale e l'utile.<br>Roma cadente e abbandonata, era per noi un tesoro senza prezzo. Perché avere paura o vergogna di confessarlo? Se mi faccio fischiare da un milione di pecore fanatiche e da un milione di mastini al guinzaglio, devo avere ragione tre milioni di volte. Belino pure o abbaino, benissimo. A me spetta vedere e osare. (Linceo.)
*Rovine e preti, dei preti e delle rovine, ecco Roma nella sua autentica bellezza: essa esige il silenzio e la virtù di una meditazione immobile. Gettata in mezzo a questo mirabile cimitero della storia, la vita proletaria è di una volgarità odiosa. La plebe è sempre proletaria. E l'alveare proletario è sempre la democrazia. Che essa sia coronata, cosa importa? Il tiranno, l'assemblea, o l'imperatore all'antica, la corona cambia forma; ma è sempre la stessa bestia che la cinge.<br>I preti d'ogni specie, di ogni colore, di ogni paese, di ogni rango salvano ancora la bellezza di Roma. Le conservano la sua atmosfera da cimitero. Ecco la vera Città Eterna. D'altronde, grazie ad essi, Roma sembra la stazione universale delle rovine. È al tal punto vero, che incontrando improvvisamente al Borgo un Giapponese e due Cinesi, mi sembrarono i soli vivi. E fui preso da un folle riso.