Anna Stepanovna Politkovskaja: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
SamoaBot (discussione | contributi)
m Bot: migrazione automatica di 5 collegamenti interwiki a Wikidata: d:Q131240
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
[[File:Anna Politkovskaja im Gespräch mit Christhard Läpple.jpg|thumb|Anna Politkovskaja]]
{{indicedx}}
'''Anna Stepanovna Politkovskaja''' (1958 – 2006), giornalista russa.
 
Line 12 ⟶ 11:
*Niente potrà togliermi il senso di colpa che ho nei confronti di coloro che hanno sacrificato la vita per il mio lavoro, per la mia resistenza al tipo di giornalismo che si sta instaurando in Russia grazie alla guerra "alla [[Putin]]". Parlo di un giornalismo ideologico senza accesso all'informazione, senza incontri né conversazioni con le fonti, senza verifiche dei fatti. Come ad esempio quello dei miei colleghi, che seduti dietro tre barriere di filo spinato nelle basi militari russe, riferiscono a Mosca del "miglioramento quotidiano" dei villaggi [[Cecenia|ceceni]]. Quel tipo di lavoro, che io credevo morto insieme al comunismo, da noi è ormai considerato la norma, e inoltre è riconosciuto e lodato dalle autorità. Quanto all'altro tipo di giornalismo, quello che comporta uno sguardo diretto su ciò che succede, non solo viene perseguitato, ma si rischia addirittura la vita. Un salto indietro di dieci anni, dopo la caduta dell'Urss!<ref>Da ''Cecenia''; citato in Andrea Riscassi, ''Il dovere della testimonianza'', in Matteuzzi 2010, p. 100.</ref>
*Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me. Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie. Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci: erano queste le condizioni in cui lavoravo durante la seconda guerra in Cecenia, scoppiata nel 1999.<ref> Da ''[http://www.internazionale.it/il-mio-lavoro-a-ogni-costo/ Il mio lavoro a ogni costo]'', ''Internazionale'', 26 ottobre 2006.</ref>
 
{{Int|1=Da [https://www.internazionale.it/opinione/anna-politkovskaja/2003/01/16/cecenia-abbandonata ''Cecenia abbandonata'']|2=''Internazionale.it'', 16 gennaio 2003}}
*L’Europa è strisciata via vigliaccamente da un luogo dove bisognava lottare e insistere sulle proprie posizioni. Così ha firmato la condanna dei ceceni a non essere più considerati europei, uguali agli altri e degni di tutti i diritti universalmente riconosciuti, rifiutandogli anche il diritto a un controllo formale dell’Europa sull’andamento della guerra. Giudicate voi stessi.
*Perché l’Europa ha assegnato alla Cecenia dei rappresentanti a cui non importa assolutamente niente di niente? Perché si sprecano risorse enormi per mantenerli in Cecenia a spese dell’erario europeo? Perché gli hanno ordinato di tacere? Per tutte le domande difficili c’è sempre una risposta molto semplice. Per la situazione cecena è questa: il silenzio fa comodo.
*In Cecenia sono stati traditi i mandati europei. Così ha ordinato il Cremlino, e l’Europa ha ubbidito docilmente, distruggendo tutti i valori che il nostro continente difendeva dalla fine della seconda guerra mondiale e che si sono sbriciolati scontrandosi con la tragedia chiamata seconda guerra cecena.
*L’Europa ha profanato se stessa. Prima limitandosi a osservare il massacro che si consumava in Cecenia. E ora rinunciando persino a questo, dopo aver dimostrato che non esiste più l’Europa che per tanto tempo abbiamo considerato il baluardo dei diritti dell’uomo e la speranza di tutti gli umiliati e gli oppressi. Fine. È calato il sipario.
 
{{Int|1=Da [https://www.internazionale.it/opinione/anna-politkovskaja/2003/07/03/donne-usa-e-getta ''Donne usa e getta'']|2=''Internazionale.it'', 3 luglio 2003}}
*La donna cecena oggi è veramente uno zombie: lo è diventata grazie ai lunghi anni di sofferenza continua e quotidiana. Lo è diventata per la situazione in cui vive la sua famiglia. È stata addestrata al martirio dai metodi usati con la popolazione civile da entrambe le parti combattenti.
*{{NDR|Sulla donna cecena}} La sua educazione tradizionale è assolutamente ascetica. Il suo dovere è farsi carico di tutto. Non deve parlare delle sue sofferenze personali. La sua virtù è la riservatezza, la capacità di nascondere i sentimenti dentro di sé e non lasciarli mai trapelare, non soltanto in pubblico ma anche in casa, davanti ai parenti maschi, persino i più stretti. Le sue tempeste, quindi, sono interiori. Quanto durerà?
*Il vulcano ha cominciato a eruttare. La giustizia personale è diventata l’unica risposta efficace all’arbitrio: la donna ha cominciato a difendersi, attuando un programma di vendetta personale contro quelli che considera assassini. Il sogno delle cecene è diventato quello di morire, pur di non vivere come ora – senza riuscire a difendere i figli, i fratelli, i mariti.
*Lo status politico della futura Cecenia? Certo, verrà, con il tempo. Ma dopo, tutto verrà dopo. Prima bisogna sopravvivere. Nessuno lo nega: bisogna essere degli eroi per sbrogliare questa spaventosa matassa. Ed eroi non ce ne sono. Ma noi abbiamo il dovere di trovarne uno. Perché tutte le altre strade per la sopravvivenza ce le siamo già giocate.
 
{{Int|1=Da [https://www.internazionale.it/opinione/anna-politkovskaja/2004/09/09/la-maledizione-della-cecenia ''La maledizione della Cecenia'']|2=''Internazionale.it'', 9 settembre 2004}}
*{{NDR|Sulla [[Seconda guerra cecena]]}} In Russia è in corso una guerra: sono ormai cinque anni che va avanti, e per lunghezza batte già la seconda guerra mondiale. Eppure, la campagna elettorale per la duma (il parlamento russo) alla fine del 2003 non ha mai affrontato questa domanda: perché la guerra non è ancora finita?
*Per i russi, ormai, la Cecenia è una cancrena, un vicolo cieco; ma è anche un punto di riferimento nella Russia di Putin. Con la guerra è stato facile tornare al passato e mettere a dura prova la trasformazione del paese in uno stato non sovietico: la proprietà privata è stata accompagnata da un’unica ideologia dominante, dall’affermazione di una leadership personale incontrollata, dal disprezzo dei diritti umani e dall’idea, diffusa con la propaganda, che è necessario subordinare gli interessi individuali a quelli dello stato.
*La guerra è stata chiamata ufficialmente “operazione antiterrorista nel Caucaso del nord” – in altre parole, lotta contro il terrorismo – mentre tutti i ceceni, per volontà del Cremlino, sono stati dichiarati indistintamente banditi e terroristi e obbligati ad addossarsi collettivamente la responsabilità delle azioni criminali di alcuni loro concittadini.
*Il Cremlino ha risposto con uno stratagemma tipico del Kgb: ha cominciato ad arruolare per la Cecenia dei soldati scelti tra chi aveva passato l’infanzia in un orfanotrofio. Soldati orfani: nessuno si preoccupa per loro, non ci sono madri che ne piangono la scomparsa, che chiedono risarcimenti per la loro morte, che gridano, organizzano manifestazioni o addirittura parlano con la stampa. Oggi gli orfani sono la categoria di soldato più diffusa.
*La Cecenia è lo strumento con cui Putin ha conquistato il Cremlino e che lo ha spinto a cercare di soffocare la società civile e la libertà di espressione.
*E così dalla seconda guerra cecena è nata la nuova Russia del dopo Eltsin, postdemocratica e non sovietica, dove l’importante – come ai tempi del comunismo – non è ciò che succede in realtà, ma come fare il lavaggio del cervello alla gente. Nel caso della Cecenia, il potere ha adottato una tattica tipicamente sovietica: nascondere la verità dietro una montagna di menzogne.
*Essere una persona in Cecenia non ha lo stesso significato che in occidente. Una persona in Cecenia è un soggetto biologico privo di qualsiasi diritto e della possibilità di contare sulle strutture dello stato.
*Con Putin la Russia sta recuperando i peggiori valori sovietici, come il brutale fondamentalismo stalinista.
*La Russia sta per precipitare in un abisso, scavato da Putin e dalla sua miopia politica.
 
==[[Incipit]] di ''Un piccolo angolo d'inferno''==