Leggi razziali fasciste: differenze tra le versioni

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Citazioni sulle '''leggi razziali fasciste'''.
 
*[{{NDR|Bisogna]}} denunciare le pagine di vergogna che ci sono nella storia del nostro passato. Bisogna farlo per capire la ragione per cui ignavia, indifferenza, complicità e viltà fecero sì che tantissimi italiani nel 1938 nulla facessero per reagire alle infami leggi razziali volute dal [[fascismo]]. ([[Gianfranco Fini]])
*Le leggi razziali del 1938 in Italia furono una cosa abominevo­le, ma nessun ebreo fu depor­tato dall'Italia ai campi di ster­minio dei nazisti prima della caduta di [[Benito Mussolini|Mussolini]] nel 1943. ([[Nicholas Burgess Farrell]])
*Le leggi razziali furono provvidenziali per me, ma anche per gli altri: costituirono la dimostrazione per assurdo della stupidità del fascismo. Le leggi razziali erano il sintomo di una carnevalata: si era ormai dimenticato il volto criminale del fascismo (quello del delitto [[Giacomo Matteotti|Matteotti]], per intenderci): rimaneva da vederne quello sciocco. ([[Primo Levi]])
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==[[Indro Montanelli e Mario Cervi]]==
*{{NDR|Dopo il 25 luglio e la [[caduta del fascismo]]}} Ci si dimenticò di revocare la più grossa di tutte le vergogne fasciste, le leggi razziali: oppure si preferì non farlo per non provocare la Germania. L'alleato doveva essere blandito, nelle ore in cui Hitler nella sua «tana del lupo» urlava «tradimento, tradimento».
*La folgore delle leggi razziali provocò tra gli ebrei italiani sgomento e, in un primo momento, anche divisioni e recriminazioni. Vi furono ebrei che non capirono immediatamente quanto l'antisemitismo fascista fosse occasionale e strumentale e quanto poco fosse legato ai comportamenti della comunità che ne era colpita.
*Le leggi razziali del 1938 furono motivo di sgomento per gli ebrei e di indignazione per la stragrande maggioranza degli altri italiani. Ne apparve chiara, immediatamente, la estraneità non soltanto alla storia del paese, ma alla storia stessa del fascismo. Vennero intese come un prodotto di importazione e come il frutto peggiore dell'adeguamento mussoliniano alla «moda» tedesca.