Italo Calvino: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Italo Calvino==
*A un certo punto era solo questo rapporto a interessarmi, la mia storia diventava soltanto la storia della [[penna]] d'oca della monaca che correva sul foglio bianco. (da ''I nostri antenati'', prefazione, p. XIX)
*Beati quelli il cui atteggiamento verso la realtà è dettato da immutabili ragioni interiori! (da ''Un'amara serenità'', in ''Una pietra sopra'', Einaudi, 1980)
*{{NDR|Su ''[[Cristo si è fermato a Eboli]]''}} C'è nel libro un alto livello intellettuale, vi si respira la cultura europea in cui [[Carlo Levi]] ha affondato le sue radici, diciamo la cultura europea fino a quell'epoca, fino alla seconda guerra mondiale; c'è la passione di sistemarne tutti i dati di un discorso coerente, e non ancora il timore di spezzare l'armonia d'una sistemazione con nuove acquisizioni, con nuove messe in questione; non ancora insomma l'olimpicità culturalmente paga di se stessa che Carlo Levi si forgiò in seguito come una corazza contro tanta parte del problematismo contemporaneo. Con ''Paura della libertà'' la passione dell'intelligenza in un momento di scacco generale muove a inglobare e classificare istituzioni, miti, personaggi storici, movimenti profondi dell'animo umano. (da «Galleria», 3-6 (1967), pp. 237-40, a cura di Aldo Marcovecchio; citato in Carlo Levi, ''Cristo si è fermato a Eboli'', Einaudi, 1990, p. IX)
*C'è una persona che fa collezione di sabbia. Viaggia per il mondo, e quando arriva a una spiaggia marina, alle rive d'un fiume o d'un lago, a un deserto, a una landa, raccoglie una manciata d'arena e se la porta con sé. Al ritorno, l'attendono allineati in lunghi scaffali centinaia di flaconi di vetro entro i quali la fine sabbia grigia del Balaton, quella bianchissima del Golfo del Siam, quella rossa che il corso del Gambia deposita giù per il Senegal, dispiegano la loro non vasta gamma di colori sfumati, rivelano un'uniformità da superficie lunare, pur attraverso le differenze di granulosità e consistenza, dal ghiaino bianco e nero del Caspio che sembra ancora inzuppato d'acqua salata, ai minutissimi sassolini di [[Maratea]], bianchi e neri anch'essi, alla sottile farina bianca punteggiata di chiocciole viola di Turtle Bay, vicino a Malindi nel Kenia. (da ''Collezione di sabbia'')
*[[Emilio Cecchi|Cecchi]] era considerato poco meno che un nemico. [...] l'immagine di Cecchi era legata ai comportamenti negli anni della censura e del conformismo di Stato, soprattutto per essersi prestato a far da pompiere nella battaglia di [[Elio Vittorini|Vittorini]] sulla barricata della letteratura americana, cioè quella che era stata a quei tempi la bandiera rivoluzionaria dei giovani. Ma ogni generazione ha la sua ottica, e una volta dato per scontato che Cecchi era sempre stato un conservatore per temperamento e per convinzione, si trattava per me di vedere in positivo cosa poteva trasmettermi la sua esperienza.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/14/cecchi-pesci-drago.html?ref=search ''Cecchi e i Pesci-Drago'']'', ''la Repubblica'', 14 luglio 1984.</ref>
*Certe cose sulla vita partigiana nessuno le ha mai dette, nessuno ha mai scritto un racconto che sia anche la storia del sangue nelle vene, delle sostanze nell'organismo. (da un colloquio con [[Ferdinando Camon]], citato in ''Corriere della sera'', 29 agosto 2007)
*Certo nella sua opera {{NDR|di [[Henry James]]}}, tutta sotto il segno dell'elusività, del non detto, della ritrosia, questo {{NDR|Daisy Miller}} si presenta come uno dei racconti più chiari, con un personaggio di ragazza pieno di vita, eppure è un racconto non meno misterioso degli altri di questo introverso autore, tutto intessuto com'è dei temi che s'affacciano, sempre tra luce e ombra, lungo l'intera sua opera. (dall'introduzione a Henry James, ''Daisy Miller'', Baldini Castoldi, 2012)
*Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi. (da ''Marcovaldo'')
*{{NDR|Su [[George Orwell]]}} Che si sia tardato ad ascoltarlo e comprenderlo non fa che provare quant'era in avanti rispetto alla coscienza dei tempi.<ref>Citato nell'introduzione di Silvio Perrella a [[George Orwell]], ''Nel ventre della balena'', Giunti, [https://books.google.it/books?id=1MegDQAAQBAJ&pg=PT16 p. 16]. ISBN 8858759273</ref>
*{{NDR|Sull'[[ispirazione]]}} Ci metto molto a iniziare se ho l'idea per un romanzo, trovo ogni scusa possibile per non lavorarci. Una volta iniziato, so essere molto veloce. (citato in ''Corriere della sera'', 30 marzo 2010)
*Così decifrando il diario della melanconica (o felice?) collezionista di sabbia, sono arrivato a interrogarmi su cosa c'è scritto in quella sabbia di parole scritte che ho messo in fila nella mia vita, quella sabbia che adesso mi appare tanto lontana dalle spiagge e dai deserti del vivere. Forse fissando la sabbia come sabbia, le parole come parole, potremo avvicinarci a capire come e in che misura il mondo triturato ed eroso possa ancora trovarvi fondamento e modello. (da ''Collezione di sabbia'')
*Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono, con [[Benedetto Croce|Croce]], che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente.) Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all'altra. Mi chieda pure quel che vuol sapere, e Glielo dirò. ''Ma non Le dirò mai la [[verità]]'', di questo può star sicura. (da una lettera a Germana Pescio Bottino, 9 giugno 1964<ref group="fonte">Citato in ''La strada di San Giovanni'', Mondadori, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?id=yb_rRC1LFH8C&pg=PT8 p. 8].</ref>)
*È difficile associare l'idea della morte – e fino a ieri quella della malattia – alla figura di [[Elio Vittorini|Vittorini]]. Le immagini della negatività esistenziale, fondamentali per tanta parte della letteratura contemporanea, non erano le sue: Elio era sempre alla ricerca di nuove immagini di vita. E sapeva suscitarle negli altri. (da ''Il Confronto'', II, 10, luglio-settembre 1966)
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*Il genere umano è una zona del vivente che va definita circoscrivendone i confini. (dall'introduzione a [[Plinio il Vecchio]], ''Storia naturale'', Einaudi)
*Il luogo ideale per me è quello in cui è più naturale vivere da straniero. (da ''Eremita a Parigi. Pagine autobiografiche'', Palomar-Mondadori, Milano 1994)
*Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre. (da ''Marcovaldo'')
*Io credo alla pedagogia repressiva. Mi rendo conto di essere molto antiquato in questo, ma continuo ad essere convinto che resti il miglior metodo d'educazione alla cultura. (citato in Luca Clerici, Bruno Falcetto, ''Calvino & l'editoria'', Marcos y Marcos, 1993)
*Io sono la pecora nera, l'unico letterato della famiglia.<ref group="fonte">Da AA. VV., ''Ritratti su misura di scrittori italiani'', a cura di Elio Filippo Accrocca, Sodalizio del Libro, Venezia, 1960; ora ''Ritratto su misura'', in ''Eremita a Parigi'', Mondadori, 2010.</ref>
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*{{NDR|Parlando del padre Mario}} Mi proponevo di fargli raccontare dettagliatamente la sua vita avventurosa (che poteva darmi materia per più d'un romanzo!) ma tardai troppo a mettere in atto questo proposito anche perché non abitavo più a San Remo e lo vedevo di rado. A settantacinque anni fu colpito da trombosi ed era ormai troppo tardi. M'è rimasto il rimorso di non aver raccolto le sue memorie.<ref>Citato in Paolo Di Stefano, [http://www.corriere.it/cultura/17_luglio_16/italo-calvino-italianista-ricerche-padre-misteri-stefano-adami-78f1c22e-6a2e-11e7-8c31-e178b0f54dfe.shtml ''Calvino, i misteri russi del padre''], ''Corriere.it'', 16 luglio 2017.</ref>
*Nella mia vita ho incontrato [[Donna|donne]] di grande forza. Non potrei vivere senza una donna al mio fianco. Sono solo un pezzo d'un essere bicefalo e bisessuato, che è il vero organismo biologico e pensante. (dall'intervista di Ludovica Ripa di Meana, ''Se una sera d'autunno uno scrittore'', ''L'Europeo'', 17 novembre 1980)
*"Papà" dissero i bambini, "le mucche sono come i tram? Fanno le fermate? Dov'è il capolinea delle mucche?"<br />"Niente a che fare coi tram" spiegò Marcovaldo, "vanno in montagna."<br />"Si mettono gli sci?" chiese Pietruccio.<br />"Vanno al [[pascolo]] a mangiare l'erba."<br />"E non gli fanno la multa se sciupano i prati?" (da ''Marcovaldo'')
*Oggi il linguaggio politico italiano si è molto complicato, tecnicizzato, intellettualizzato, e credo che tenda a saldarsi in un arco che comprende cattolici e marxisti [...] più a non dire che a dire [...] il linguaggio "obiettivo" del telegiornale, quando riassume i discorsi dei leaders politici: tutti ridotti a minime variazioni della stessa combinazione di termini anodini, incolori e insapori. Insomma, il vocabolo semanticamente più povero viene sempre preferito a quello semanticamente più pregnante.<ref>Da ''Contemporaneo'', V; citato in Franco Fochi, ''Lingua in rivoluzione'', Feltrinelli, Milano, 1966, p. 264.</ref>
*Per il giovane, la donna è quel che sicuramente c'è.<ref>Dall'introduzione a ''I nostri antenati''.</ref>
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*Dato che in ognuna di queste conferenze mi sono proposto di raccomandare al prossimo millennio un valore che mi sta a cuore, oggi il valore che voglio raccomandare è proprio questo: in un'epoca in cui altri ''media'' velocissimi e di estesissimo raggio trionfano, e rischiano d'appiattire ogni comunicazione in una crosta uniforme e omogenea, la funzione della letteratura è la comunicazione tra ciò che è diverso in quanto è diverso, non ottundendone bensì esaltandone la differenza, secondo la vocazione propria del linguaggio scritto. (da ''Rapidità'')
*Poi, l'[[informatica]]. È vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d'elaborare programmi sempre più complessi. La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d'acciaio, ma come i bits d'un flusso d'informazione che corre sui circuiti sotto forma d'impulsi elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso. (da ''Leggerezza'')
 
===''Marcovaldo''===
===[[Incipit]]===
*Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre. (da<br ''Marcovaldo'')/>
Un giorno, sulla striscia d'aiola d'un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che proprio lí prendeva ogni mattina il tram.<br />
Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l'attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto.
 
{{NDR|Italo Calvino, ''Marcovaldo'', Einaudi}}
 
===Citazioni===
 
*Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi. (da ''Marcovaldo'')
*Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre. <br />
*"Papà" dissero i bambini, "le mucche sono come i tram? Fanno le fermate? Dov'è il capolinea delle mucche?"<br />"Niente a che fare coi tram" spiegò Marcovaldo, "vanno in montagna."<br />"Si mettono gli sci?" chiese Pietruccio.<br />"Vanno al [[pascolo]] a mangiare l'erba."<br />"E non gli fanno la multa se sciupano i prati?" (da ''Marcovaldo'')
 
==''Palomar''==
 
*La [[giraffa]] sembra un meccanismo costruito mettendo insieme pezzi provenienti da macchine eterrogenee, ma che pur tuttavia funziona perfettamente. [...] Il signor Palomar [...] si domanda il perché del suo interesse per le giraffe. Forse perché il mondo intorno a lui si muove in modo disarmonico ed egli spera sempre di scoprirvi un disegno, una [[regola|costante]]. (da ''La corsa delle giraffe'', 1975)
*Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose, – conclude – ci si può spingere a cercare quel che c'è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile. (1983)
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==''Saggi''==
*È un'energia volta verso l'avvenire, ne sono sicuro, non verso il passato, quella che muove Orlando, Angelica, Ruggiero, Bradamante, Astolfo... (da ''Tre correnti del romanzo italiano d'oggi'', p. 75)
*Beati quelli il cui atteggiamento verso la realtà è dettato da immutabili ragioni interiori! (da ''Un'amara serenità'', inp. ''Una pietra sopra'', Einaudi, 1980124)
*L'[[inconscio]] è il mare del non dicibile, dell'espulso fuori dai confini del linguaggio, del rimosso in seguito ad antiche proibizioni. (da ''Cibernetica e fantasmi'', p. 218)
*L'opera letteraria potrebbe essere definita come un'operazione nel linguaggio scritto che coinvolge contemporaneamente più livelli di realtà. [...] la [[letteratura]] non conosce ''la'' realtà ma solo ''livelli''. Se esista ''la'' realtà di cui i vari livelli non sono che aspetti parziali, o se esistano solo i livelli, questo la letteratura non può deciderlo. La letteratura conosce la ''realtà dei livelli'' e questa è una realtà che conosce forse meglio di quanto non s'arrivi a conoscerla attraverso altri procedimenti conoscitivi. È già molto. (da ''I livelli della realtà in letteratura'', pp. 381, 398)
*C'è una persona che fa collezione di sabbia. Viaggia per il mondo, e quando arriva a una spiaggia marina, alle rive d'un fiume o d'un lago, a un deserto, a una landa, raccoglie una manciata d'arena e se la porta con sé. Al ritorno, l'attendono allineati in lunghi scaffali centinaia di flaconi di vetro entro i quali la fine sabbia grigia del Balaton, quella bianchissima del Golfo del Siam, quella rossa che il corso del Gambia deposita giù per il Senegal, dispiegano la loro non vasta gamma di colori sfumati, rivelano un'uniformità da superficie lunare, pur attraverso le differenze di granulosità e consistenza, dal ghiaino bianco e nero del Caspio che sembra ancora inzuppato d'acqua salata, ai minutissimi sassolini di [[Maratea]], bianchi e neri anch'essi, alla sottile farina bianca punteggiata di chiocciole viola di Turtle Bay, vicino a Malindi nel Kenia. (da ''Collezione di sabbia'', p. 411)
*Così decifrando il diario della melanconica (o felice?) collezionista di sabbia, sono arrivato a interrogarmi su cosa c'è scritto in quella sabbia di parole scritte che ho messo in fila nella mia vita, quella sabbia che adesso mi appare tanto lontana dalle spiagge e dai deserti del vivere. Forse fissando la sabbia come sabbia, le parole come parole, potremo avvicinarci a capire come e in che misura il mondo triturato ed eroso possa ancora trovarvi fondamento e modello. (da ''Collezione di sabbia'', p. 416)
*Fedele al carattere genovese, la piazza {{NDR|[[Piazza Caricamento|Caricamento]]}} si direbbe faccia di tutto per non ostentare la monumentalità delle sue vestigia storiche, e voglia apparire poco più d'uno slargo di quella che ora si chiama [[Via Antonio Gramsci (Genova)|Via Gramsci]] e prima della guerra si chiamava Via Carlo Alberto. Né il nome vecchio né il nuovo (con l'idea di disciplina piemontese che entrambi, ognuno a suo modo, evocano) s'intonano minimamente al carattere di questa lunga e larga strada fiancheggiante i cancelli del porto, percorsa dal passo dondolante dei marinai di tutto il mondo, dallo strisciare degli alti tacchi di procaci sirene, dal brulichio di traffici d'ogni sorta. Qui agli sguardi degli equipaggi appena sbarcati la terraferma si presenta come il mondo del provvisorio: piccoli bar, scale di locande, odore di frittura delle trattorie, agenzie di navigazione, gracchiare di radioline e di juke-box. Mentre il mondo galleggiante che dall'altra parte della via affaccia le sue ciminiere da sopra le tettoie delle installazioni portuali appare come il regno della stabilità, della permanenza.<br>Tutto qui significa passaggio, traversata, partenza, addio. Quante attese angosciate d'emigranti sono state vissute in questi paraggi, quanti avventurosi cambiamenti di fortuna hanno preso le mosse da qui. (da ''Il terzo lato è il mare (Genova, Piazza Caricamento)'', pp. 2404-2405)
*Da Piazza Caricamento come da Via Gramsci, attraverso vicoli («carrugi»), anditi a volta, rampe di scale, si sale nel labirinto della vecchia Genova. Nel dopoguerra questo fitto mondo era il quartier generale dei contrabbandi piccoli e grossi; il colore dell'epoca, fortemente «neorealistico», non s'è ancora del tutto stinto, quasi fosse connaturato a queste mura e a questi selciati. «Sciangai» è il soprannome che è rimasto da allora a questo quartiere; ma più che l'Estremo Oriente è l'eterno Mediterraneo che qui si riconosce, negli scorci delle strade strette e in salita, nel crogiolo d'umanità e di merci che soprattutto nei portici di Sottoripa assume aspetti da bazar levantino. (da ''Il terzo lato è il mare (Genova, Piazza Caricamento)'', pp. 2405-2406)
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{{NDR|Italo Calvino, ''Le cosmicomiche'', Mondadori}}
 
===''Marcovaldo''===
Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre. <br />
Un giorno, sulla striscia d'aiola d'un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che proprio lí prendeva ogni mattina il tram.<br />
Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l'attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto.
 
{{NDR|Italo Calvino, ''Marcovaldo'', Einaudi}}
 
==Citazioni su Italo Calvino==
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==Bibliografia==
*Italo Calvino, ''Collezione di sabbia'', Garzanti, Milano, 1984.
*Italo Calvino, ''I nostri antenati'', Einaudi, Torino, 1960.
*Italo Calvino, ''I racconti'', Einaudi, Torino, 1959.