Michel de Montaigne: differenze tra le versioni

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*Quelli che sommuovono uno [[Stato]] sono spesso i primi ad essere coinvolti nella sua rovina, Il frutto dello sconvolgimento non rimane a colui che lo ha provocato; questi agita e intorbida l’acqua per altri pescatori (I, XXIII; 2012, p. 213).
*Sarebbe meglio far valere alle [[leggi]] quello che possono, poiché non possono quello che vogliono (I, XXIII; 2012, p. 219)<ref>Cfr. II, XIX (2012, p. 1245): «Credo piuttosto, ad onore della religiosità dei nostri re, che, non avendo potuto quello che volevano, abbiano fatto finta di volere quello che potevano».</ref>.
*Ecco perché, in quell’incertezza e perplessità che ci arreca il non poter vedere e scegliere ciò che è più utile, a causa delle difficoltà che i diversi accidenti e contingenze di ogni cosa comportano, l’espediente più sicuro, quando altre considerazioni non ci inducano a ciò, è, a mio parere, appigliarsi al partito in cui vi sia più [[onestà]] e [[giustizia]]; e poiché si dubita quale sia la via più breve, tener sempre quella dritta (I, XXTVXXIV; 2012; p. 229).
:*Le imprese umane devono essere condotte più grossolanamente e superficialmente, e bisogna lasciarne gran parte ai diritti della [[fortuna]]. Non è necessario chiarire gli affari con tanta profondità e sottigliezza. È facile perdercisi, considerando tanti aspetti contrari e forme diverse (II, XX; 1251)<ref>Cfr. [[Francesco Guicciardini]], ''[[:it:s:Ricordi (1530)|Ricordi]]'', C 155: «Dicesi che chi non sa bene tutti e' particulari non può giudicare bene; e nondimeno io ho visto molte volte, che chi non ha el giudicio molto buono giudica meglio se ha solo notizia della generalità, che quando gli sono mostri tutti e' particulari; perché in sul generale se gli appresenterá spesso la buona risoluzione, ma come ode tutti e' particulari, si confonde».</ref>.
::*La fortuna e la sfortuna sono a parer mio due poteri sovrani. È imprudenza ritenere che la [[prudenza]] umana possa far le veci della fortuna (III, VIII; 2012, p. 1735).
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*{{NDR|Sulla [[retorica]]}} È uno strumento inventato per governare e agitare una folla e un [[popolo]] indisciplinato, ed è uno strumento che si adopera solo negli Stati malati, come la [[medicina]]. In quelli dove il volgo, dove gli ignoranti, dove tutti hanno potuto tutto, come quello di Atene, di Rodi e di Roma, e dove le cose sono state in perpetua tempesta, là sono affluiti gli oratori. E in verità, in queste repubbliche si vedono pochi personaggi che siano saliti in gran credito senza il soccorso dell’eloquenza: Pompeo, [[Cesare]], Crasso, Lucullo, Lentulo, [[Metello]] si sono appoggiati soprattutto ad essa per innalzarsi a quella grande autorità a cui sono infine arrivati; e se ne sono serviti più che delle armi (I, LI; 2012, p. 545).
*I contadini semplici sono gente onesta, e gente onesta sono i filosofi, o come si dice al tempo nostro, nature forti e limpide, arricchite da un largo corredo di utili cognizioni. I meticci, che hanno sdegnato la prima condizione di ignoranza delle lettere, e non hanno potuto raggiungere l'altra, col culo fra due selle, fra i quali ci sono anch'io, e tanti altri, sono pericolosi, inetti, importuni: sono quelli che agitano il mondo (I, LV; 2012, p. 559).
*Penso che a vent'anni i nostri animi siano ormai sviluppati quanto devono esserlo, e promettano quanto potranno. Mai animo che non abbia dato a quell'[[età]] un pegno ben evidente della propria forza, ne dette la prova in seguito. Le qualità e le virtù naturali mostrano entro quel termine, o mai, quello che anno di vigoroso e di bello (I, LVII; 2012, p. 583).
*A una [[donna]] irragionevole non costa nulla ignorare una ragione più che un'altra. Sono tanto più contente di sé quanto più sono nel torto (II, VIII; 2012, p. 705).
*Sul fatto mi comporto virilmente, di fronte all’idea puerilmente. Lo spavento della caduta mi procura più febbre del colpo. Il gioco non vale la posta. L’[[avaro]] soffre della sua passione più del [[povero]], e il geloso più del cornuto. E c’è spesso minor danno nel perder la propria vigna che nel disputarla. Il gradino più basso è il più sicuro. È la sede della [[costanza]]. Qui non avete bisogno che di voi stessi. Essa quivi si fonda e si appoggia tutta su di sé (II, XVII; 2012, p. 1195).
*C'è qualche ombra di squisitezza e delicatezza che ci ride e che ci lusinga nel grembo stesso della [[malinconia]]. Non vi sono forse dei temperamenti che ne fanno il proprio alimento? (II, XX; 2012, p. 1247).
*Chiamiamo contro natura quello che avviene contro la consuetudine. Niente esiste se non secondo lei {{NDR|la natura}}, qualunque cosa sia. Che questa ragione universale e naturale cacci da noi l’errore e lo stupore che ci arreca la novità (II, XXX; 2012, p. 1315).
*Io detesto il dominio, e attivo e passivo (III, VII; 2012, p. 1703).