Caitlin Moran: differenze tra le versioni

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* Le persone che ci circondano sono degli specchi, ragiono osservando il cane che sguazza nel lago. Ti vedi riflesso negli occhi degli altri. Se lo specchio è veritiero e liscio, riesci a vedere il vero te stesso: ecco il modo in cui impari a conoscerti. Si può essere una persona diversa osservando persone diverse, ma ciò di cui hai bisogno per conoscerti meglio è un feedback. Se però lo [[specchio]] è rotto, o incrinato, o deforme (e nel frattempo faccio un altro tiro), il riflesso che vedo non sarà quello giusto ma io penserò di essere ''quel'' riflesso. (p. 157)
* Sono convinta che si possa giudicare se un posto è culturalmente sano per le donne quando i gay iniziano a frequentarlo. (p. 175)
* I [[matrimonio|matrimoni]] non portano nulla di buono alle donne. Sono un buco nero che genera spreco e disperazione, i cui effetti si riverberano in modo pesante contro le persone che più li amano: noi. Il nostro amore nei loro confronti è una brutta cosa, non ci fa per niente bene. Vi avverto: è una storia destinata a finire male che ci farà sentire tradite e sole. (p. 179)
* Il matrimonio diventa un empio miscuglio tra il lavoro che vi tocca fare in un giorno di vacanza e una sessione di terapia famigliare, e andrebbe quindi affrontato con sereno stoicismo, cupa determinazione e un forte tasso alcolico. (p. 181)
* Di base i matrimoni sono feste cui le spose invitano i mariti per cortesia, e solo dopo aver deciso il tris di tortini al cioccolato da inserire nel menu. Le donne iniziano a pensare al gran giorno quando hanno cinque anni, accidenti, quando ancora non hanno idea di chi sposeranno, se non un tizio con il corpo di Ken e la faccia non meglio identificata. A quell'età, l'unica cosa che i ragazzi riescono a immaginare è il modo in cui segneranno il gol decisivo ai Mondiali di calcio suonando al contempo l'assolo di chitarra di «November Rain» dei [[Guns N' Roses]]. (pp. 181-182)
* Ogni conversazione con il sesso opposto sottintende quella minuscola domanda dal potenziale atomico: «Ciao. Sei tu quello giusto?». (p. 183)
* Oltre a far ubriacare mia madre a furia di White Russian, il modo più rapido e semplice per ammazzare un bel momento è caricarlo di un'aspettativa fortissima. (p. 191)
* Tutti i matrimoni si condensano nel voler assomigliare a [[Michael Jackson]] nei giorni peggiori della sua follia: pretendere di essere un VIP per un solo giorno pazzescamente costoso. Ma noi sappiamo il motivo per cui i VIP possiedono delle scimmiette addomesticate, delle scarpe ridicole, lo scheletro dell'uomo elefante, un luna park e piscine a forma di chitarra: DENTRO STANNO MORENDO, STANNO FISSANDO IL VUOTO. Per un secondo hanno intravisto la loro pochezza, la loro inutile miseria in un universo infinito e hanno risposto assumendo qualcuno che gli pieghi la cannuccia quando bevono una bibita. (p. 192)
* Vengo dalle scene del grunge e del Britpop, quando ci si vantava di quanto poco fosse costato un vestito («Tre sterline! In una svendita!» «Accidenti, mica poco! Io ho trovato questa giacca nella ''spazzatura''. Ce l'aveva ancora addosso un morto che giaceva sotto la carcassa di una volpe.») e si era orgogliosi che «prepararsi a uscire» volesse dire lavarsi la faccia, infilare i Dr. Martens o le scarpe da ginnastica e mettersi un po' di smalto sul bus che andava in città. (p. 197)
* Tutta la mia vita l'ho passata in scarpe da ginnastica o stivali bassi, ma capisco che per sfruttare al meglio i miei vent'anni dovrò uscire e procurarmi dei tacchi. Le riviste di moda che leggo si schierano all'unanimità in favore dei tacchi che, insieme con la capacità ad allattare e i cromosomi XX, paiono una caratteristica non negoziabile dell'essere donna. Si suppone che le donne adorino i tacchi più di quanto adorino il proprio corpo o i propri pensieri, e si presume che abbiano molte più scarpe che corpi o pensieri. (p. 197)
* Come il 90% degli acquisti femminili di oggetti assolutamente importabili, nella mia testa pensavo: Questa è la cosa in cui [[Kate Moss]] s'infilerebbe per andare a prendere le sigarette. (p. 200)
* Nel corso di questi lunghi anni ho capito ciò che tutte noi intuiamo immediatamente la prima volta in cui saliamo sui tacchi: al mondo ci sono solo dieci persone di natura superiore che dovrebbero portarli, sei delle quali sono drag queen. Il resto di noi deve semplicemente...rinunciare. Arrendersi. Ammettere una buona volta ciò che la natura ci sta dicendo da tempo: è impossibile camminare sui tacchi. (pp. 200-201)
* Si pensa che i matrimoni siano una tranquilla ed elegante riunione di signore al massimo dello splendore, una delle ''migliori'' occasioni dell'anno per fingere di essere agli Oscar e per indossare i tacchi a spillo. In realtà sembra di assistere al ritrovo annuale delle imitatrici di [[Tina Turner]]: donne che oscillano pericolosamente su dirupi cui non sono abituate; carne di piede che straripa dal raso stretto e ingeneroso; dita dei piedi anestetizzate per giorni e giorni. (p. 201)
* Le donne portano i tacchi perché credono che rendano le gambe più snelle, fine della questione. Pensano che camminando sulle punte dei piedi riusciranno a fare passare le gambe da una taglia 46 a una 42, ma ovviamente così non è. In natura esiste già l'esempio di una gamba grassoccia che poggia su un punto minuscolo: la zampa di maiale. (p. 202)
* Prima di buttare cinquecento sterline in un paio di scarpe firmate, voglio essere certa che quando le calzerò potrò: a) ballare «Bad Romance» e b) fuggire a gambe levate se incontro un assassino che decida improvvisamente di assalirmi. Questo è il minimo che chiedo a un paio di scarpe. Ballare e salvare la pelle. (p. 203)
* Ovviamente l'altro accessorio per cui si suppone che le donne vadano pazze è la borsa. Ne conosciamo bene il motivo: oltre alle scarpe, una borsa è l'unico capo di abbigliamento che una persona grassa può indossare senza problemi. A nessuno è mai venuto un attacco di panico da dismorfia corporea provandosi una borsa. (p. 204)
* Il fatto che io non riesca a trovare un punto d'incontro con le cose più eleganti della vita (tranne che con una shopping bag con complesso di superiorità) è un'ulteriore prova della mia appartenenza alle classi sociali inferiori. (p. 206)
* Quando una donna entra in una stanza, la mise è la sua prima dichiarazione, ancora prima di aprire bocca. Le donne vengono giudicate in base a quello che indossano in una maniera che gli uomini riterrebbero incomprensibile. Un uomo non ha mai dovuto provare quell'agghiacciante momento in cui qualcuno osserva il vostro abbigliamento e poi inizia a parlarvi guardandovi dall'alto in basso, o fissandovi con uno sguardo da pervertito, oppure presumendo che non riuscirete a «comprendere» il contenuto della conversazione (che si discuta di questioni lavorative, di educazione dei figli o di argomenti culturali). (p. 208)
* Il modo in cui le donne si vestono viene di solito scambiato per la loro essenza e quindi va spesso a dettare il loro futuro. (p. 209)
* Quando alla mattina una giovane va in ansia perché non sa che cosa mettersi, non è perché voglia diventare un'icona internazionale di stile. [...] No, ciò che stiamo cercando di fare è capire se tutti oggi «comprenderanno» il significato del nostro abbigliamento; se stiamo «dicendo» la cosa giusta in questa conversazione scandita dalle sfumature. La moda è soltanto il canovaccio di questa conversazione [...]; si presume infatti che le donne producano una versione personalizzata della moda, si suppone che ciò che indossiamo traduca quello che sentiamo nel nostro intimo. (p. 209)
* Quando una donna dice: «Non ho niente da mettermi!» ciò che davvero intende è: «Qui non c'è nulla che vada bene per incarnare la persona che voglio essere oggi». (p. 210)
* Tutto ciò che vediamo da Zara, Mango e H&M è fatto per una donna completamente immaginaria, è un'idea dentro la testa dello stilista che decidiamo di comprare se, tanto per dire, ci piace al 70%. Questo è il massimo cui possiamo aspirare. Di rado, quasi mai, troviamo qualcosa che ci piaccia al 100% e che desideriamo veramente (anche se mai e poi mai lo ammetteremmo a noi stesse). (p. 211)
* Non sono una stupida, sono sempre stata consapevole della differenza che corre tra le modelle e le donne normali: le donne normali comprano i vestiti che le fanno apparire belle mentre l'industria della moda compra le modelle per fare apparire belli i vestiti. (p. 213)
* La ''moda'' è riservata a coloro che vivono nell'immobilità e vengono continuamente fotografati; gli ''abiti'' invece sono destinati alla vita vera, e la vita è l'unico posto in cui una donna possa imparare come vestirsi sentendosi felice. (p. 214)