Cucina napoletana: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+1.
+1.
Riga 5:
*I gelati napoletani, «''les glaces à la napolitaine''», acquistarono reputazione e diffusione mondiale, sicché qualche dotto tedesco non dubiterebbe d'includerli (come è stato fatto per altre cose simili, per esempio la birra nei rispetti dell'influsso germanico) tra i maggiori ''Kultureinflüsse'', esercitati da Napoli. ([[Benedetto Croce]])
*La cucina di Napoli. E dopo aver mangiato un piatto di spaghetti con le vongole (e aver bevuto alquanto vino di [[Isola di Capri|Capri]] e d'[[Isola d'Ischia|Ischia]]) che [[Tristan Corbière]], il più simpatico dei maudits di [[Francia]], scrisse il "Sonetto a Napoli | {{sic|all'sole, all'luna}}, | {{sic|all'sabato, all'canonico}} | e tutti quanti con Pulcinella".<br/> ''Il n'est pas de samedi | qui n'ait soleil à midi; | femme ou fille soleillant, | qui n'ait midi sans amant!... || Lune, Bouc, Curé cafard | qui n'ait tricorne cornard; | – corne au front et {{sic|corde}} au seuil | préserve au mauvais oeil. || ...L'ombilic du jour filant | son macaroni brulant, | avec la tarantela: || {{sic|Lucia, Maz'Aniello}}, {{sic|Santo}} Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA –''<ref>''Non c'è sabato | che non ci sia il sole a mezzogiorno; | donna o ragazza soleggiante, | che non ha fatto mezzogiorno senza amante!... || Luna, Caprone, Curato scarafaggio | che {{sic|un}} {{NDR|(non)}} abbia tricorno cornuto! | – Corna in fronte e corna all'uscio | preservano dal malocchio. - || ''L'Ombelico del giorno'' filante | i suoi maccheroni brucianti | con la tarantella: || Lucia, Masaniello, | Santa-Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA – ''| Mergellina-Venerdì 15 aprile. (''SONETTO A [[Napoli|NAPOLI]] | AL SOLE ALL'UNA | AL SABATO AL CANONICO | E TUTTI QUANTI | CON PULCINELLA''), in Tristan Corbière, Gli Amori Gialli, poesie, vol. 2, cura e traduzione di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo, Acquaviva, 2006, [https://books.google.it/books?id=2SzGWQFWU2AC&lpg=PP1&dq=tristan%20corbi%C3%A8re%20pulcinella%20napoli%20poesie&hl=it&pg=PA232#v=onepage&q=tricorno&f=false pp. 232-233] </ref><br /> Mangia, lunghi filanti, serpeggianti, gli spaghetti, marezzati dai molluschi gonfi e teneri, ancora saporosi di mare, delle vongole veraci; bevi quei vini; te lo trovi addosso lo spirito maudit. Maledetto? Benedetto, mille volte benedetto da che ti riempie di sole, di desiderio di cantare anche tu con Pulcinella. ([[Luigi Veronelli]])
*La nostra cucina risente, in parte, per ragioni di storia, di quella degli antichi greci, degli spagnuoli e dei francesi. Infatti già fra le ricette trascritte nel ''De re coquinaria'' di [[Marco Gavio Apicio|Apicio]] troviamo la salsa all'aceto (scapece) e di «verzure» (verde) tramandate poi dal [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], dal marchese [[Giovanni Battista del Tufo|Giovan Battista del Tufo]], dalla ''Lucerna de' corteggiani'' (1765), dal ''Cuoco Galante'' (1765) e dal Cibo Pitagorico di Vincenzo Corrado. [...]<br>Abbiamo dei piatti nella nostra cucina che indubbiamente negli altri posti del mondo non solo non si mangiano, ma non se ne ha neanche l'idea. Ma «vuie veramente pazziate?». Vi sembrerebbe mai possibile, gustare a [[Guastalla]] o a [[Cefalù]] o a [[Chiavari]], o che so io! a [[Rovigo]], una minestra maritata o un soffritto, due peperoni imbottiti, una parmigiana di melenzane, o zucchine alla scapece? senza parlare del pesce, che oggi congelato o surgelato si mangia ovunque male, ma un ragù o una genovese, che a [[Genova]] non conoscono, o «'na pasta e cocozza» o «'na pasta e fagioli» si mangiano solo qui, da noi, purtroppo oggi, per ragioni non so se di spesa o di pazienza, sempre di meno e solo nelle nostre case! [[(Vittorio Gleijeses)]]
*Lo stile dominante della cucina napoletana è, viceversa, il naturismo. Nella ricerca un po' macchinosa della [[cucina bolognese|mano bolognese]] che elabora, compone, inventa sapori, noi riconosciamo le volute e i cartocci dello stile barocco. La mano napoletana si sforza, invece, di mantenere ben distinti i sapori naturali, per esaltarne la freschezza e la genuinità. ([[Alberto Consiglio]])
*Può darsi che la cucina [[Napoli|napoletana]], come un gastronomo mi disse, sia cucina di città povera; una cucina primordiale, nata dai tre prodotti elementari della terra e delle acque, il grano, gli ortaggi e il pesce; giocata sulle variazioni di tre cibi, la pasta, il pesce e l'antichissima pizza. Molti forestieri non amano la cucina di Napoli perché, condotti da diverse abitudini, non la scoprono mai. Ma, quand'è buona, essa contiene, nel tempo stesso, l'antichità e la natura; porta alla comunione con la natura e con un passato remoto; è semplice e mitologica. ([[Guido Piovene]])