Africa: differenze tra le versioni

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*La prima cosa che colpisce è la luce. Luce dappertutto, forte, intensa. Sole dappertutto. Solo ieri, la Londra autunnale, inondata di pioggia. L'aereo lucido di pioggia. Il vento freddo, l'oscurità. Qui, di primo mattino, l'aeroporto inondato di sole e noi tutti immersi nel sole. In passato, quando gli uomini giravano il mondo a piedi, a cavallo o per nave, il viaggio dava loro il tempo di abituarsi al cambiamento. Le immagini della terra scorrevano con lentezza, la scena del mondo si spostava un po' alla volta. Un viaggio durava settimane, mesi. L'uomo aveva il tempo di abituarsi al nuovo ambiente, al nuovo paesaggio. Anche il clima mutava gradualmente, a tappe successive. Prima di raggiungere la fornace equatoriale, il viaggiatore proveniente dalla gelida Europa aveva già attraversato il grato tepore di Las Palmas, la canicola di El-Mahara e l'inferno di Capo Verde.
*Ora che si è risvegliata, l'Africa ha bisogno di grandi nomi. Come simbolo, come collante, come ricompensa. Per secoli la storia di questo continente è rimasta anonima. Nello spazio di trecento anni i mercanti hanno deportato milioni di schiavi: chi può citare il nome di una sola vittima? Per secoli si è combattuto contro l'invasione bianca: chi può citare il nome di un solo combattente? Quali nomi evocano le sofferenze delle generazioni nere, quali nomi commemorano il coraggio delle tribù massacrate? L'Asia ha avuto Confucio e Buddha, l'Europa Shakespeare e Napoleone. Dal passato africano non emerge un solo nome che il mondo conosce, che l'Africa stessa conosca.<br/>Ed ecco che ora, quasi ogni anno, la grande marcia africana, come per rimediare a un irrecuperabile ritardo, scrive nella storia un nuovo nome: 1956, [[Gamal Abd el-Nasser|Gamel Nasser]]; 1957, [[Kwame Nkrumah]]; 1958, [[Ahmed Sékou Touré|Sékou Touré]]; 1960, [[Patrice Lumumba]].
 
===[[Jomo Kenyatta]]===
*L'Africano è abituato da istituzioni culturali e sociali secolari ad una libertà di cui l'Europa ha un’idea molto limitata, e non è parte della sua natura accettare la servitù perenne. Si rende conto di dover combattere senza tregua per la sua completa emancipazione; senza di essa, infatti, è condannato a rimanere preda di imperialismi rivali, i quali, ogni anno che passa, affonderanno i loro denti sempre più profondamente nella sua vitalità e nella sua forza.
*L'Africano nel suo ambiente non conta le ore o il lavoro con l'orologio, ma lavora di buona lena e con entusiasmo per completare il compito che gli sta davanti. In tal modo un Africano è capace di lavorare meglio e più rapidamente nel suo campo, dove è padrone, di quando è impiegato dagli Europei, che lo trattano da servitore.
*L'annessione delle terre avite da parte degli Europei ha sottratto agli Africani l'uso del loro patrimonio produttivo, dal quale dipendeva interamente la vita economica. Ha anche interferito con l'intera organizzazione della tribù, la cui genuina cooperazione è basata su una costante comunione con gli spiriti ancestrali, comunione attraverso la quale i costumi e le leggi della tribù, la morale e la religione vengono mantenuti.
*Mentre in Europa ed in America le scuole svolgono corsi di istruzione morale o sul come essere buoni cittadini, all'Africano si insegna come comportarsi verso il padre o la madre, i nonni e gli altri membri del gruppo di parentela paterno e materno.
*Nel vecchio ordine della società africana, con tutti i mali che si suppongono ad essa connessi, un uomo era un uomo e come tale aveva i diritti di un uomo e la libertà di esercitare la sua volontà e il suo pensiero nella direzione più consona ai propri scopi e a quelli dei suoi concittadini. Oggi, un Africano, qualunque sia la sua posizione nella vita, è come un cavallo che si muove solo nella direzione verso cui il cavaliere tira le redini.
 
===[[Yoweri Museveni]]===