Voci e gridi di venditori napoletani: differenze tra le versioni

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:''L'acquavitaio''<ref>Svolgeva tre mestieri: d'inverno, quando il freddo era più intenso, vendeva acquavite, uscendo in strada alle 21 e rincasando alle 10 del giorno successivo. Il magazzino dei liquori era una cassetta, illuminata dalla luce fioca di una lanterna fissata sul lato sinistro, portata appesa sul davanti per mezzo di una correggia. D'estate era invece acquafrescaio ed in entrambe le stagioni oltre a vendere acquavite ed acqua, faceva '''o pulizzastivale'', puliva gli stivali. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 45.</ref>'', lo volete? ...Acquavitaio... ''
 
*{{NDR|L'impagliatore o l'impagliatrice di sedie ('o / 'a 'mpagliasègge<ref>Da non confondere con il seggiolaio (accongiasègge). L'impagliatore rifaceva il piano, (l'impagliato), il seggiolaio riparava la spalliera o l'intelaiatura della sedia. Generalmente, tuttavia, lo stesso artigiano eseguiva entrambe le operazioni. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 59.</ref>)}} ''' – Mpagliasegge? '''<ref>Citato in ''C'era una volta Napoli'', p. 59.</ref>
:''Impagliasedie?''
 
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:''Oh, chi beve... è fredda come la neve!''
 
*{{NDR|Grido caratteristico di Ciccio 'o stenteniello, in passato noto venditore di ''stentenielle''<ref>Interiora di agnelli arrotolate e cotte al forno.; Ii toscani lampredotti. {{cfr}} ''C'era una volta Napoli'', p. 131.</ref>}} ''' – S'arrobbano 'e piatte, s'arrobbano 'e piatte.'''<ref>Citato in Francesco D'ascoli, ''C'era una volta Napoli. {{small|Mestieri, oggetti, frutti, giochi infantili scomparsi o in via di estinzione}}'', prefazione di Gianni Infusino, Loffredo Editore, Napoli, 1987, p. 131.</ref>
:''(Sono così buoni che) Se li rubano i piatti, se li rubano i piatti.''