Julius Evola: differenze tra le versioni

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*Ora, sulla linea del comunismo vi sono stati casi nei quali qualcosa ha cominciato a penetrare fino ad una tale profondità. Non ha torto un uomo politico contemporaneo ha parlato di un mutamento interno e profondo che, manifestandosi quasi nei termini di una ossessione, si produce in coloro che aderiscono veramente al comunismo: essi ne sono mutati nel pensare, nell'agire. Secondo noi è bensì una alterazione o contaminazione fondamentale dell'essere umano: ma essa raggiunge, nei casi in quistione, il piano della realtà esistenziale, cosa che non succede affatto in coloro che reagiscono partendo da posizioni borghesi e intellettualistiche. La possibilità dell'azione rivoluzionario-conservatrice dipende essenzialmente dalla misura in cui negli stessi termini possa agire l'idea opposta, cioè l'idea tradizionale, aristocratica, antiproletaria – tanto da dar luogo a un nuovo realismo e da dar forma, agendo come una visione della vita, ad un tipo specifico di uomo antiborghese, quale sostanza cellulare di nuovo: élites; di là dalla crisi di ogni valore individualistico e irrealistico. (da Intellettualismo e Weltanschauung)
*È stato denunciato più di una volta il carattere di decadenza che il moralismo presenta di fronte ad ogni superiore forma di legge e di vita. In realtà, affinché un "ordine" abbia valore, esso non deve significare né routine né spersonalizzante meccanicizzazione. Bisogna che esistano delle forze originariamente indomite, le quali conservino in una qualche maniera e misura questa loro natura anche presso la più rigida aderenza ad una disciplina. (da "La famiglia quale unità eroica")
*In realtà, esiste una stretta relazione fra fides e personalità. La fedeltà non la si può vendere né comprare. Ad una legge si obbedisce, ad una necessità ci si piega, una convenienza la si può soppesare, ma la fides, la fedeltà, solo l’atto libero di una interiore nobiltà può stabilirla. Fides significa personalità
*Dove il fascismo presentò un carattere «totalitario» devesi dunque pensare ad una deviazione dalla sua esigenza più profonda e valida. In effetti, Mussolini ha potuto parlare dello Stato come di «un sistema di gerarchie» – gerarchie che «debbono avere un’anima» e culminare in una élite: ideale, che evidentemente è diverso da quello totalitario. [...] Del resto, ci si potrebbe riferire allo stesso simbolo del FASCIO LITTORIO, da cui il movimento di rivoluzione antidemocratica e antimarxista delle Camicie Nere trasse il suo nome e che, secondo una frase di Mussolini, doveva significare «unità, volontà e disciplina». Infatti il fascio si compone di verghe distinte unite intorno ad un’ascia centrale la quale, secondo un simbolismo arcaico comune a molte antiche tradizioni, esprime la potenza dall’alto, il puro principio dell’imperio. Si ha dunque unità e, insieme, molteplicità, organicamente unite e in sinergia, in visibile corrispondenza con le idee poco sopra accennate. (J. Evola, Fascismo e Terzo Reich)
*Il riconoscimento da parte dell’inferiore è la base di ogni gerarchia normale e tradizionale. Non è il superiore che ha bisogno dell’inferiore, ma è l’inferiore che ha bisogno del superiore. (J. Evola, Gli Uomini e le Rovine)
*Gli uomini sono nuovamente tipici e importanti là dove essi, per l’assenza di complicazioni intellettuali o sentimentali, meno credevano di esserlo: nella vita reale, nelle strade e nelle piazze, nelle case e nei cortili, sugli aeroplani o nelle ferrovie sotterranee, dove si lavora (Citazione di Julius Evola contenuta in "Ernst Jünger: il combattente, l’operaio, l’anarca", di Julius Evola. )
*Mentre l'etica tradizionale chiedeva all'uomo e alla donna di essere sempre più se stessi, di esprimere con tratti sempre più decisi ciò che fa dell'uomo un uomo, dell'altra una donna- ecco che la civiltà nuova volge il livellamento, verso l'informe, verso uno stadio che invero non sta al di là, ma al di qua dell'individuazione e della differenza dei sessi.
*Non vi è dove evadere, dove scartare, dove indietreggiare. Bisogna invece intensificare la violenza e la velocità dei processi nei quali si è presi. Ed è allora bene presentire che dietro alla immane dinamica di questi tempi si cela un centro invisibile.
*Lo stesso concetto di «lavoro» non dovrà più rappresentare una data professione, bensì elevarsi a posto di combattimento. Ogni fabbrica diverrà caserma e fortilizio, lo stesso luogo di lavoro sarà un avamposto che dovrà pulsare allo stesso ritmo della vita di trincea; i lavoratori e la gioventù saranno gli Arbeitersoldat di un esercito in marcia, la prima linea del fronte di una comunità che torna a concepire la storia come lotta e destino, conteranno soltanto l’obbedienza, il rango, la posizione e la linea di condotta; i piani di sviluppo economico dello Stato equivarranno a strategie di guerra disegnate sulla mappa della nazione; nell’intima sostanza si tratta di una lineare e severa attitudine di servizio, volendo anche l’emergere di una qualità esistenziale di ordine interiore; è il realismo eroico del tempo della guerra trasportato e traslato nella vita civile, una scuola militare dell’anima in corso d’opera
*Lo Jünger vede bene le distruzioni che l’elemento meccanicistico e tecnico realizza. Ma ciò per lui costituisce solo l’aspetto contingente di un fenomeno assai più vasto e, in ultima istanza, positivo. (....) Allora si paleserà anche la legittimità della rivoluzione da essi provocata. Allora la tecnica, con tutte le sue conquiste, apparirà come un’armatura per insospettate rivolte e insospettate lotte, da avere non meno cara di quel che l’antico cavaliere ebbe la sua spada
*Il fenomeno dell’irruzione dell’ “elementare” è reale: e reale è anche il processo di enucleazione di un nuovo tipo, realistico, eroico, impersonale, capace di un controllo e d’un’azione assoluta, proteso verso una assunzione totale della vita. Anche se il mondo di questo nuovo tipo non corrisponde proprio a quello del “Forestaro”, anche se esso ha lasciato dietro di sé il periodo delle distruzioni e dell’anarchia e nel suo avvento non si celebrino solo varie forme di quello del Quarto Stato, pure gli orizzonti non si schiariranno, e un temibile destino non sarà prevenuto, fino a che come controparte non si avrà appunto la tradizione spirituale nel senso più alto, un Ordine non nella prima assunzione soltanto attivistico-guerresca dello Jünger, ma appunto con riferimento a valori trascendenti, alle file segrete di qualcosa “che non è di questa terra” e che forse fino ad oggi è stato ancora custodito
*La sua forza rivoluzionaria deriva dal punto di vista metafisico, unico vero sbocco di una visione spirituale della vita, che acquisì dall'incontro con René Guénon.
*In realtà, le idee che ho difeso e che difendo, da uomo indipendente (…) non sono da dirsi «fasciste» bensì tradizionali e controrivoluzionarie. (…) io nego tutto ciò che, direttamente o indirettamente, deriva dalla Rivoluzione francese, a ciò contrapponendo il Mondo della Tradizione. (...) I miei principi sono solo quelli che prima della Rivoluzione francese ogni persona ben nata considerava sani e normali.
*Nel mondo tradizionale, che per noi è quello retto dai principî dell’autorità e della sovranità, della gerarchia dell’ordinamento dall’alto e verso l’alto – tutto ciò che è “patria” o “nazione” – ethnos – non ebbe un significato politico ma soltanto naturalistico: si è di una patria o nazione come si è di una data famiglia. L’ordine politico in senso proprio corrispondeva invece al principio dello Stato (in genere, concretizzatesi in monarchie e in dinastie) o dell’impero come unità sovrordinata rispetto a nazione o “popolo”. È così che si ebbero formazioni politiche in cui patrie e nazioni ebbero bensì il loro posto, ma non come fattori determinanti, invece come semplice “materia” della gerarchia complessiva. E non sembrava strano, a tale stregua, che, per esempio, per combinazioni dinastiche, per matrimoni o successioni, un popolo passasse a far parte di uno Stato diverso: da ciò esso non si sentiva per nulla snaturato, appunto per via del carattere sopraelevato del principio politico. Tale situazione aveva anche una controparte etica: l’appartenenza allo Stato era legata ad una fedeltà, cioè presupponeva un atto libero, volontario (i vincoli feudali ne erano già stati forma eminente). L’essere di un popolo o di una nazione è invece qualcosa di semplicemente dato, di naturalistico (J. Evola, Dietro le quinte della storia. Il vero volto del Risorgimento, L’Italiano n. 3, marzo 1959)
*Queste, sono chiare parole. Questi sono i termini della partita, e al giuoco non si bara. Inutile cercar qualcuno dietro di noi: dietro di noi non si troverà mai che un’idea, alla quale subordiniamo assolutamente le nostre persone. Perciò, che gli scoiattoli e le bisce si rassegnino: le mura lisce de “La Torre” non offrono loro alcuna presa. “La Torre” non si scala che passando per la porta maestra: sulla quale noi stiamo ad attender chiunque si faccia innanzi, cortesi e cavallerescamente ospitali per gli uomini leali, siano pur essi dei nemici; inesorabili per i vili e i mistificatori. (Julius Evola - Cose a posto e parole chiare, da "La Torre")
*Queste, sono chiare parole. Questi sono i termini della partita, e al giuoco non si bara. Inutile cercar qualcuno dietro di noi: dietro di noi non si troverà mai che un’idea, alla quale subordiniamo assolutamente le nostre persone. Perciò, che gli scoiattoli e le bisce si rassegnino: le mura lisce de “La Torre” non offrono loro alcuna presa. “La Torre” non si scala che passando per la porta maestra: sulla quale noi stiamo ad attender chiunque si faccia innanzi, cortesi e cavallerescamente ospitali per gli uomini leali, siano pur essi dei nemici; inesorabili per i vili e i mistificatori. (Julius Evola - Cose a posto e parole chiare, da "La Torre")
*È nella battaglia stessa che occorre risvegliare e temprare quella forza che, di là dalle bufere del sangue e degli stenti, con nuovo splendore e con pace potente propizierà una nuova creazione. Per questo, oggi si dovrebbe apprendere di nuovo sul campo di battaglia la pura azione, l’azione non solo nel significato di ascesi virile, ma anche di purificazione e via verso forme di vita superiori, valide in sé e per sé — il che, però, significa in un certo modo proprio un ritorno alla tradizione primordiale ario-occidentale. (da "La Dottrina Aria di Lotta e Vittoria")
*"Possiamo pensare un concetto di Impero, visibile oltre che invisibile, avente una unità materiale oltre a quella spirituale. Si realizza un simile Impero, quando presso all’universalità come conoscenza si abbia anche l’«universalità come azione». Qui, per riferimenti storici, potremmo indicare la Cina antica, Roma, in parte, di nuovo il medioevo nel movimento delle Crociate da un lato, nell’Islamismo dall’altro."
*“Il riconoscimento da parte dell’inferiore è la base di ogni gerarchia normale e tradizionale. Non è il superiore che ha bisogno dell’inferiore, ma è l’inferiore che ha bisogno del superiore”.
 
==''Orientamenti''==