Giovanni Becatti: differenze tra le versioni

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*La visione squadrata nella struttura, lineare nel dettaglio, propria dell'artista arcaico si trasforma in quella a tutto tondo e pienamente plastica dello scultore di tipo severo, e il compiacimento di questa raggiunta corporeità spaziale si concreta nella turgida tensione di volumi, nel dinamico arrotondamento dei piani quasi per una interna energia. (p. 95)
*Il grande genio di [[Fidia]] ateniese, che si affermò dominante verso la metà del secolo {{NDR|V a.C.}}, seppe [...] levarsi nella sfera olimpica a dar forma d'arte alla concezione della divinità, interpretando l'ideale religioso più nobile del suo tempo, facendo gli uomini {{sic|dèi}} e creando lo stile classico. (p. 152)
*{{NDR|Fidia e il Partenone}} Tutto un mondo di {{sic|dèi}}, di eroi e di uomini in una visione cosmica del mito e in una divinizzazione della realtà era stato suscitato dalla fantasia creatrice di questo demiurgo, padrone di tutte le tecniche, in una forma che era la più elevata e perfetta attuazione dell'ideale classico, operando quasi animato da un divino entusiasmo, come dice Plutarco, che nel ricordare l'atmosfera di fervida attività dell'officina partenonica sull'Acropoli, celebra la grandiosità, la bellezza e la grazia di quei marmi che apparivano già antichi, cioè classici, e al tempo stesso sempre nuovi e come in fiore, tale era il fiotto di perpetua attualità e universalità che conferiva ad essi un aspetto non tocco dal tempo, quasi spirito sempre vivo e anima immortale. (pp. 169-170)
 
==Note==